Il mese di maggio si preannuncia cruciale, sul piano giudiziario, per l’ex senatore di Alcamo Antonino “Nino” Papania. Due le date cerchiate in rosso sul calendario: il 9 maggio, quando a Trapani prenderà il via il processo per l’operazione antimafia “Eirene”, e poi a fine Maggio, quando Papania comparirà davanti al tribunale di Marsala per un altro procedimento che lo vede imputato con l’accusa di corruzione elettorale, insieme al suo storico collaboratore Angelo Rocca.
Proprio su quest’ultima vicenda si concentra ora l’attenzione: si tratta di un processo nato da un’inchiesta della Procura di Marsala, così circostanziata da portare il pubblico ministero a chiedere il giudizio immediato. Una scelta che, secondo il codice, viene adottata solo in presenza di elementi già considerati solidi e sufficienti a reggere l’impianto accusatorio, tanto da saltare la fase dell’udienza preliminare.
Secondo gli inquirenti, Papania e Rocca avrebbero preso parte a un sistema di scambi e promesse illecite durante le campagne elettorali, allo scopo di indirizzare voti in cambio di vantaggi personali o favori. Rocca avrebbe avuto un ruolo operativo, mantenendo i contatti con il territorio e fungendo da intermediario.
L’ex senatore – che vanta una lunga carriera nelle istituzioni – si trova attualmente detenuto per un’altra vicenda, ben più pesante, che lo vede imputato per scambio elettorale politico-mafioso insieme ad altri 13 indagati, tra cui l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone. La Procura contesta a Papania rapporti sospetti con ambienti vicini a Cosa nostra, all’interno di un sistema opaco di gestione del consenso.
I due procedimenti, seppur distinti, condividono un filo conduttore: l’uso distorto del consenso elettorale e il legame tra politica e potere in contesti fragili. Due processi che potrebbero cambiare la traiettoria giudiziaria – e forse anche storica – di uno dei personaggi più controversi della politica in provincia di Trapani.