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02/05/2025 06:00:00

A Trapani il basket è roba da ricchi: è scontro tra tifosi e Antonini sui prezzi per la sfida con Milano

 Una squadra da scudetto, un palazzetto "caldissimo", l’Olimpia Milano che arriva in città: a Trapani doveva essere la festa del basket. E invece è diventata l’ennesima puntata della telenovela "Trapani Shark – Curva contro Antonini", con un copione ormai ben collaudato: i tifosi accusano, la società risponde via social con toni sopra le righe, e il clima si fa ogni volta più tossico.

Questa volta l’oggetto del contendere sono i biglietti per la partita di domenica contro Milano. I gruppi organizzati della curva (Trapanesi Granata, Nessuna Resa U.TP, IDN e Gate 91100) hanno annunciato che diserteranno la partita in segno di protesta contro i prezzi esorbitanti richiesti per il settore popolare, dove c'è chi ha seguito la squadra per tutta la stagione, in casa e in trasferta.

In un comunicato congiunto, i tifosi parlano di "decisione dolorosa", ma necessaria per denunciare quella che definiscono "una situazione profondamente ingiusta", figlia di un atteggiamento arrogante e distante della società, che avrebbe respinto al mittente ogni proposta di mediazione. “Abbiamo avanzato una proposta concreta ed equilibrata, allineata ai prezzi dei settori popolari degli altri palazzetti d’Italia – scrivono – ma la società ha deciso di respingerla senza il minimo spiraglio di apertura.”

Il malumore della curva va oltre i prezzi. Il comunicato elenca una lunga serie di promesse mancate: contributi per le coreografie mai arrivati, materiale per il tifo rimosso senza spiegazioni, silenzi su trasferte e iniziative. Un rapporto che i tifosi definiscono "unilaterale", in cui l’unica voce ascoltata sembra essere quella dei conti economici.

Ma il presidente Valerio Antonini non ha fatto attendere la sua risposta. E come ormai accade regolarmente, non lo ha fatto con una nota ufficiale, ma con una raffica di post su X (ex Twitter), in cui attacca frontalmente i firmatari del comunicato, parlando di "Comunicato osceno", "scienziati", "pseudo tifosi", "ricatti" – nello stile che ormai conosciamo – accusando i gruppi organizzati di voler “determinare prezzi e regole” e di agire “in maniera scandalosa” proprio alla vigilia della partita più importante della stagione.

Il presidente non nasconde l’amarezza per quella che considera una manovra organizzata da mesi, e chiude il discorso con un “Statevene a casa” rivolto a chi non è disposto a pagare quanto dice lui per assistere a una partita che può valere il primo posto.

È il solito Antonini: diretto, spigoloso, incapace di accettare critiche senza trasformarle in un corpo a corpo social. Ma forse il punto è proprio questo: il conflitto tra una visione proprietaria del tifo – “io investo, io decido” – e chi, dalla curva, rivendica il diritto a vivere lo sport come partecipazione, appartenenza, passione popolare.

Nel mezzo, una città che rischia di vedere svuotato il proprio palazzetto proprio quando dovrebbe essere più pieno, più caldo, più rumoroso. E una squadra che, tra le mura del PalaShark, si giocherà molto più di una vittoria: si giocherà il senso di appartenenza di una comunità intera.