L’estate 2025 rischia di infliggere un colpo mortale all’agricoltura del territorio servito dal Lago Arancio. A preoccupare non è solo la siccità estrema che da diciotto mesi flagella la zona, ma soprattutto l’inerzia della Regione Siciliana, guidata dal presidente Renato Schifani, che da due anni ignora le richieste di intervento avanzate da agricoltori e amministratori locali.
Il Lago Arancio, invaso artificiale strategico per l’irrigazione di comuni come Sciacca, Menfi, Castelvetrano, Sambuca, Santa Margherita, Montevago e Partanna, contiene oggi appena 8,76 milioni di metri cubi d’acqua: meno del 30% della sua capacità massima (32 milioni) e circa la metà rispetto ai già scarsi 16,68 milioni del 2024. Una situazione critica che rischia di cancellare interi raccolti e far chiudere centinaia di aziende agricole.
Già lo scorso anno si chiedevano azioni concrete per salvaguardare la risorsa idrica: tra le principali proposte, il riutilizzo delle acque reflue depurate del Comune di Sciacca, che continuano ad essere scaricate in mare, e il ripristino dell’impianto di sollevamento dal fiume Belice, danneggiato da atti vandalici ma capace – se funzionante – di convogliare fino a 8 milioni di metri cubi l’anno. Nulla è stato fatto. Oggi, denunciano le associazioni di categoria, ci sarebbero almeno 5-6 milioni di metri cubi in più nel lago se questi progetti fossero stati attivati per tempo.
Le richieste a Schifani: interventi urgenti e strutturali
In una lettera congiunta inviata il 6 maggio 2025, COPAGRI, Confagricoltura, UCI, il Comitato Spontaneo degli Agricoltori e le amministrazioni comunali di Sciacca, Menfi e Sambuca hanno elencato con precisione le misure immediate da adottare:
Definizione chiara delle risorse idriche disponibili e della relativa pianificazione per l’estate 2025; Redazione di un piano di priorità colturali; Quantificazione dei volumi idrici per ettaro e cicli irrigui per ciascuna coltura; Identificazione trasparente delle aziende agricole prioritarie; Reclutamento e formazione del personale necessario per la gestione della campagna irrigua; Istituzione di una task force operativa h24 per interventi urgenti sulla rete idrica; Cronoprogramma per il pagamento dei crediti agli agricoltori entro il 31 dicembre 2025.
Oltre a ciò, sono state formulate proposte strutturali ritenute fondamentali per evitare il ripetersi della crisi negli anni futuri: Ripristino e potenziamento dell’impianto di sollevamento dal fiume Belice; Pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua affluenti al Lago Arancio; Dragaggio selettivo del bacino per aumentarne la capacità; Riutilizzo delle acque reflue depurate di Sciacca, pari a 4 milioni di metri cubi annui; Esenzione totale dai ruoli consortili per il 2025; Riconoscimento dello stato di calamità naturale con accesso ai fondi del PSR misura 23; Costruzione di invasi collinari integrativi e creazione di un “Osservatorio permanente sulla siccità”.
Clima teso tra gli agricoltori: “Ci sentiamo abbandonati”
La rabbia è esplosa durante una riunione pubblica a Sciacca, lo scorso 6 maggio, dove agricoltori, associazioni di categoria e alcuni amministratori locali si sono confrontati in un clima teso e frustrato. Solo pochi rappresentanti istituzionali – tra cui il sindaco di Menfi Vito Clemente, gli assessori all’agricoltura Francesco Gagliano (Menfi) e Francesco Dimino (Sciacca), e la consigliera Daniela Campione – hanno deciso di esporsi apertamente in sostegno al comparto agricolo.
«L’acqua c’è, ma non viene raccolta» ha dichiarato con amarezza Antonino Indelicato, responsabile COPAGRI, rilanciando l’ennesimo appello per il recupero delle acque del fiume Belice. Intanto, Francesco Dimino ha ribadito come già nell’inverno 2024 fosse stato proposto l’uso delle acque reflue di Sciacca per alimentare il lago, con progetto approvato ma mai avviato.
Una crisi evitabile, che si aggrava per l’inerzia
Nel 2024, la mancanza di metà del volume idrico necessario aveva già messo in ginocchio ortaggi, uliveti, agrumeti e frutteti. Oggi, la situazione è peggiore: nel 2025 si parte con appena 9 milioni di metri cubi, un quarto del fabbisogno stimato. Le previsioni parlano di appena due o tre turni di irrigazione possibili. Una soglia di sopravvivenza che rischia di non bastare.
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Carenza idrica in Sicilia: Legacoop chiede chiarezza su investimenti e opere strutturali - Legacoop Sicilia accoglie con favore la proroga dello stato di emergenza per la crisi idrica annunciata dalla Giunta regionale, ma lancia un appello per ottenere certezze sugli investimenti e sulle opere necessarie a superare definitivamente quella che non può più essere considerata un’emergenza temporanea, ma una condizione strutturale.
Il presidente Filippo Parrino e il responsabile agroalimentare e pesca Domenico Pistone sottolineano l’urgenza di conoscere nel dettaglio gli interventi previsti: dal rifacimento delle reti idriche alla realizzazione di nuove infrastrutture per l’approvvigionamento domestico e agricolo, fino alla manutenzione di dighe e bacini.
Pur riconoscendo l’impegno della Regione, Legacoop evidenzia come dopo un anno servano misure concrete a sostegno dell’agroalimentare, settore ormai al collasso per il terzo anno consecutivo a causa della crisi idrica. Le cooperative e le imprese chiedono investimenti strutturali e una programmazione certa che permetta alla Sicilia di dotarsi finalmente di un sistema idrico efficiente.
Legacoop Sicilia ha annunciato che chiederà a breve un incontro con il Governo regionale per conoscere entità e destinazione delle risorse destinate al comparto. “Solo attraverso una visione strategica e investimenti mirati – concludono Parrino e Pistone – si potrà uscire dallo stato d’emergenza e garantire un futuro sostenibile all’agricoltura e alla zootecnia siciliane”.
Il governo Schifani, tramite l’ex assessore Di Mauro, aveva promesso nel 2024 lavori di pulizia dei fondali e realizzazione della condotta per trasportare le acque reflue. Nulla di tutto ciò è stato realizzato. E ora, la mancanza di azione rischia di fare più danni della stessa siccità. L’inerzia amministrativa pesa come una sentenza su un settore vitale per l’economia siciliana. L’agricoltura non può più affidarsi al meteo né aspettare promesse. Il rischio è che, oltre all’acqua, si esaurisca anche la speranza. Il governo regionale saprà finalmente ascoltare prima che sia troppo tardi?