La Legge di stabilità regionale 2026-2028 in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana finisce sotto accusa. A puntare il dito è l’associazione I Guardiani del Territorio, che esprime una condanna netta dell’impianto della manovra finanziaria, definita come la certificazione dell’assenza di una vera politica agricola regionale e dell’abbandono consapevole dei territori rurali siciliani.
Secondo l’associazione, l’agricoltura continua a essere trattata come un capitolo marginale, utile solo per interventi tampone e misure occasionali. Nessuna visione di lungo periodo, nessuna strategia strutturale, nessuna programmazione degna di questo nome. Particolarmente grave, secondo I Guardiani del Territorio, è la situazione della viticoltura, settore identitario e trainante per vaste aree dell’Isola, che viene “di fatto tradito” dopo anni di crisi climatica e strutturale.
Gli articoli inseriti nella manovra, spiegano, confermano una scelta politica precisa: distribuire risorse minime ed evitare decisioni incisive. Il cofinanziamento dei rischi previsto dall’articolo 38 viene definito una misura una tantum che scarica sugli agricoltori i costi futuri; i 10 milioni destinati alla Plasmopara viticola (art. 40) sono giudicati del tutto insufficienti rispetto ai danni reali subiti dal comparto; il rifinanziamento di CRIAS (art. 41) è privo di una reale strategia di accesso al credito. Restano inoltre irrisolti i problemi legati agli indennizzi per i danni da fauna selvatica (art. 98), giudicati burocratici e incerti, mentre le misure per gli eventi meteo del 2025 (art. 114) ignorano, secondo l’associazione, il disastro del 2024. Anche zootecnia e allevamenti ricevono, a loro dire, solo risorse simboliche.
Ma il punto più grave, sottolineano I Guardiani del Territorio, è ciò che nella manovra non compare: nessuna misura per fronteggiare la devastante siccità del 2024. Una crisi senza precedenti che ha colpito duramente viticoltura e colture arboree, causando perdite di produzione, fallimenti aziendali e abbandono dei campi. Su questo tema, accusano, la Regione sceglie il silenzio.
La crisi idrica, intanto, continua sotto gli occhi di tutti: invasi vuoti, reti colabrodo, nessun investimento strutturale e nessun piano serio sull’acqua. “Senza acqua non c’è agricoltura – ribadiscono – e senza agricoltura i territori si spopolano e si desertificano”.
Nel quadro complessivo pesa, come “un macigno”, anche l’assenza di iniziativa politica dei deputati regionali eletti nei territori agricoli. Secondo l’associazione, chi siede all’Ars avrebbe il dovere di difendere agricoltori, imprese e comunità locali, ma finora non si sono visti emendamenti incisivi, battaglie politiche o prese di posizione pubbliche. “Il silenzio non è distrazione, è una scelta politica – affermano – e chi non difende i territori in Aula è corresponsabile del loro declino”.
Da qui l’appello finale: una svolta immediata, con risorse adeguate, interventi strutturali su acqua e infrastrutture, una vera programmazione pluriennale e il riconoscimento del ruolo strategico dell’agricoltura e della viticoltura nella difesa del territorio e nell’economia siciliana. “I territori non possono più aspettare – conclude il direttivo dell’associazione – e non dimenticheranno. Senza un’agricoltura viva, la Sicilia perde non solo economia, ma identità e futuro”.