"Mai in silenzio per essere aut": Trapani rinnova il patto con la memoria di Peppino Impastato
La città ha scelto ancora una volta di “non restare in silenzio” di fronte alla memoria di Peppino Impastato. Nel giardino che porta il suo nome si è tenuta l’iniziativa. Mai in silenzio per essere aut, patrocinata dal Comune di Trapani e sostenuta da Consulta per la Pace, Libera e Articolo 21. A quarantasei anni dall’assassinio del giovane giornalista di Cinisi, ucciso il 9 maggio 1978, la comunità trapanese ha trasformato il ricordo in un momento di riflessione collettiva e di rinnovato impegno civile.
All’evento erano presenti Maria Baratta, in rappresentanza del prefetto di Trapani, il sindaco Giacomo Tranchida, la deputata M5S Cristina Ciminnisi, insieme a decine di associazioni, scuole e semplici cittadini. La loro presenza ha testimoniato la volontà, condivisa fra istituzioni e società civile, di continuare a difendere i valori per cui Peppino sacrificò la vita: la libertà di parola, la denuncia del potere mafioso e la difesa dei diritti di chi non ha voce.
Nel corso della cerimonia si sono alternate testimonianze e battute di riflessione. Tra gli interventi più intensi quello della professoressa Concetta Giannone, che ha ricordato ai presenti come «il vuoto spalanca la porta al peggio» e ha invitato i presenti “a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, perché la tenacia di Felicia e Giovanni Impastato ci mostra che la verità e la giustizia possono arrivare, anche dopo vent’anni di lotta”.
La prof Giannone, voce calda e ferma, ha aperto il suo intervento confessando di non voler “sprecare parole in una dietologia inutile”: la sua generazione, quella dei cinquantenni e sessantenni, conosce già Peppino Impastato, ma deve ancora imparare a trarne coraggio. Ha ricordato il ragazzo di Cinisi come un “figlio ribelle” che, pur cresciuto in una famiglia intrisa di cultura mafiosa, scelse l’alternativa: difendere i contadini minacciati dall’esproprio dei terreni per la terza pista di Punta Raisi, gridare la verità dai microfoni di Radio Aut, costruirsi – e costruirci – un futuro diverso.
"Oggi - ha ammonito- il rischio più grande è lo scoraggiamento: il vuoto spalanca la porta al peggio". Poi, quasi in un flashback, ha narrato la “prima volta” con Peppino: l’arrivo di Giovanni Impastato al liceo artistico di Trapani, grazie all’invito di Margherita Asta. Due ore di racconto pacato ma potentissimo, culminate nell’incredulità degli studenti quando scoprirono che erano occorsi vent’anni per ottenere giustizia.
“Quei vent’anni - ha spiegato Giannone - sono più lunghi dell’intera vita di un sedicenne, ma insegnano che la verità non muore se c’è tenacia”. E con la lucidità di chi ha visto le stagioni dell’antimafia, ha ricordato Felicia Bartolotta, i magistrati Chinnici e Caponnetto, le reti di cittadini che trasformarono la rabbia in perseveranza. «Se rimaniamo presenti, insieme», ha concluso, «quel coraggio diventa contagioso: e il silenzio, semplicemente, non passerà".
A lei ha fatto eco il sindaco Tranchida, che ha rievocato l’incontro con mamma Felicia: “Quella donna coraggiosa, pur segnata dal dolore, parlava alle madri di San Giuliano, quartiere popolare di Trapani, e le invitava a diventare protagoniste del cambiamento. Da lei ho imparato che i linguaggi della cura e dell’umanità possono intaccare persino il muro di omertà più ostinato”.
Il primo cittadino ha rievocato la sua prima marcia antimafia a Cinisi, a un pullman di anziani del quartiere popolare San Giuliano. "In quel 9 maggio, incontrando mamma Felicia, scoprì — ha detto — “la forza mite di una donna capace di mutare il dolore in riscatto collettivo”. Tranchida ha sottolineato come le madri di San Giuliano abbiano adottato simbolicamente Felicia, trasformando la memoria in azione quotidiana contro l’omertà.
"Il coraggio — ha ricordato — nasce quando una comunità sceglie di farsi carico dei propri limiti e di spezzare i silenzi che proteggono il potere mafioso". Il primo cittadino ha poi chiuso l’intervento invitando i cittadini a “riempire ogni vuoto con partecipazione, perché l’assenza di impegno — ha ammonito — è il terreno più fertile per il peggio".
A lanciare un appello è il consigliere Parisi che ha preso la parola in un fuori programma. E' lui a definire Impastato «un eroe che dimostrò che la mafia si può sconfiggere», accostandolo a Falcone, Borsellino, Giacomelli e Cacciopoli. Parisi ha poi richiamato l’attenzione sull’ultima cronaca di Monreale, dove alcuni ragazzi erano usciti armati per una lite banale.
Aveva parlato di «piaga gravissima» e aveva invocato un intervento immediato della società civile. "Le commemorazioni sono necessarie — aveva concluso — ma dobbiamo agire adesso per prevenire nuove violenze".
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