Il Tribunale del lavoro di Aosta ha emesso una sentenza che segna un importante precedente per le forze dell’ordine impegnate in operazioni ad alto rischio. Un funzionario di polizia, rimasto gravemente ferito durante un intervento legato alla cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro, è stato ufficialmente riconosciuto come vittima del dovere.
Il Ministero dell’Interno, che in un primo momento aveva respinto la richiesta definendo l’accaduto come un semplice "incidente in itinere", è stato ora obbligato a corrispondere all’agente un risarcimento di circa 150 mila euro, oltre ai benefici stabiliti dalla normativa vigente in materia di tutela delle vittime del dovere.
Grazie all’azione dei legali Francesco Leone, Simona Fell, Raimonda Riolo e Flavia Maria Caradonna, il tribunale ha accolto il ricorso, riconoscendo come l’infortunio — che ha comportato un’invalidità permanente del 49% — sia avvenuto nell’ambito di un’attività strettamente legata alla difesa dello Stato. Il giudice ha sottolineato come la missione facesse parte integrante di un’operazione investigativa ad alto rischio, legittimando così la piena applicazione delle tutele previste per chi subisce danni in servizio.
La sentenza impone al Ministero non solo l'erogazione dell’indennizzo economico, ma anche l’inserimento del poliziotto negli elenchi ufficiali delle vittime del dovere, con accesso a una serie di misure di sostegno tra cui assegno vitalizio, elargizione speciale, esenzione dal pagamento dei ticket sanitari e rivalutazione dell’indennità.
«Questo risultato rappresenta una vittoria significativa – commentano gli avvocati – non soltanto per il nostro assistito, ma anche per tutti gli operatori delle forze dell’ordine che ogni giorno affrontano pericoli spesso sottovalutati e non sempre adeguatamente riconosciuti».