In occasione della Festa dell’Autonomia Siciliana, che si celebra ogni anno il 15 maggio per ricordare la promulgazione dello Statuto della Regione nel 1946, a Castelvetrano prende vita un’iniziativa che unisce scuola, teatro e identità linguistica. A promuoverla è l’associazione fondata da Giacomo Bonagiuso nel 1996, con il sostegno dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
L’obiettivo è chiaro: riportare al centro del discorso autonomistico il valore della lingua siciliana, non come semplice dialetto, ma come vera e propria lingua di popolo, capace di unire e rappresentare un’identità storica e culturale profonda.
Due momenti per riscoprire il siciliano
Il progetto si articola in due momenti distinti:
15 maggio, ore 10.00 - "Liturgia Siciliana: la Lingua Siciliana come spazio di Autonomia"
Nell’Aula Magna dei Licei castelvetranesi, si terrà un talk rivolto agli studenti delle scuole superiori. Interverranno Giacomo Bonagiuso (scrittore e regista), Filippo Triolo (direttore artistico del Saliber Fest) e Giacomo Moceri (Sicilian Says), in un confronto aperto sul significato della lingua siciliana come strumento di autonomia e di riscatto culturale. Non un convegno accademico, ma un dialogo vivo, affidato a giovani comunicatori contemporanei che stanno portando la lingua siciliana nelle librerie, nei social e nel cuore dei giovani.
25 maggio, ore 21.00 - "Médèa. Arcana Opera in Canto"
Al Teatro Selinus andrà in scena una riscrittura inedita e audace della Medea di Euripide, interamente in siciliano arcaico. Scritto e diretto da Giacomo Bonagiuso, lo spettacolo sarà interpretato da Roberta Scacciaferro, Francesco Less, Aurora Di Nino, Giovanna Russo, Manuela Lombardo e Matilde Fazio. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
La lingua come chiave d’identità
“Proporre una Medea in lingua madre – spiega Bonagiuso – significa riconsegnare alla lingua siciliana la sua forza liturgica, poetica, drammatica”. L’opera, infatti, è ambientata nelle pieghe del Risorgimento siciliano, un’epoca che segna la nascita della “questione meridionale” e l’inizio di un’identità ferita, annessa a uno Stato estraneo.
Medea, nella versione di Bonagiuso, diventa simbolo di un popolo sradicato: una donna siciliana che si innamora di un ufficiale garibaldino e abbandona lingua, terra e tradizioni per un ideale che si rivelerà lontano, nemico, traditore. La Medea siciliana non è più solo la straniera, ma colei che vive il dolore dello sradicamento e della perdita di identità. Un parallelismo con la Sicilia post-unitaria, privata di promesse mai mantenute e profondamente trasformata.
“Ricominciare dalla lingua”
“La lingua siciliana è stata a lungo percepita come un limite, un ostacolo all’italianità – conclude Bonagiuso –. Oggi dobbiamo restituirle dignità e centralità, soprattutto nelle scuole e tra i giovani. Per questo proponiamo un approccio sentimentale e contemporaneo, che faccia della lingua madre non solo un mezzo di comunicazione, ma uno spazio di autonomia e cultura”.
Con questa iniziativa, la Festa dell’Autonomia Siciliana diventa così anche un’occasione per riflettere su radici, identità e futuro. A partire, come sempre, dalla parola.