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18/05/2025 06:00:00

Terapie intensive fantasma: la Regione "spende" 40 milioni, i posti letto non ci sono 

 Indagine per la Regione da parte della Guardia di Finanza, la Corte dei Conti infatti ha evidenziato un “buco” da 40 milioni di euro per la realizzazione di 39 reparti di Terapia Intensiva e Pronto Soccorso, i finanziamenti sono da ricondursi al periodo della pandemia da Covid.
Più soldi spesi insomma rispetto ai lavori portati a termine. La richiesta avanzata dal nucleo dei Finanzieri, alla Pianificazione strategica, è di produrre una documentazione: “Gli atti di programmazione della Sanità regionale prevedono la realizzazione di 253 posti di terapia intensiva in aggiunta ai 418 preesistenti (per un totale di 671) e di 318 posti di terapia subintensiva. Tale programmazione sembra discostarsi dalla programmazione nazionale che richiedeva un fabbisogno aggiuntivo di 301 posti letto di terapia intensiva (per raggiungere il numero minimo di 719) e di 350 posti di terapia subintensiva”.

Più spesa meno posti letto
C’è un corto di circuito di programmazione e anche di numeri: meno posti letto ma maggiore finanziamento. Verranno passati sotto la lente di ingrandimento i progetti e gli interventi soppressi ma con spese già erogate, e l’intera lista delle apparecchiature acquistate. I Finanzieri chiedono essenzialmente alla Regione se ha recuperato tutti gli incentivi percepiti dai professionisti agganciati all’ex struttura commissariale, che è stata poi smantellata. Si tratta di Tuccio d’Urso, che si è autoliquidato la somma di 139mila euro poiché era il Rup dei procedimenti, ma il suo incarico non prevedeva alcun esborso di danaro essendo a titolo gratuito.
Altra cifra incriminata è il pagamento di 269mila euro liquidati da D’Urso ai sei componenti della struttura.
I fari sono puntati su tutto il bilancio della sanità regionale, che occupa gran parte del bilancio siciliano. A fronte di una spesa altissima sono stati mancati obiettivi fondamentali se non addirittura peggiorati, dalla prevenzione alla inappropriatezza organizzativa nell’offerta dei servizi.
E poi c’è la questione del disavanzo, quindi del piano di rientro. Ma si chiede alla Regione anche di relazionare dettagliatamente sulle liste d’attesa, Azienda per Azienda, sul investimenti del PNRR e degli altri fondi, sulla mobilità sanitaria, sui ritardi nella chiusura dei bilanci delle aziende sanitarie, sugli acquisti di beni e servizi, sui ritardi nel trasferimento delle somme ad Asp e ospedali che generano costi in più dovuti ai contenziosi con le ditte creditrici.

Ritardo rete ospedaliera
Non va bene nemmeno per la Rete ospedaliera siciliana, in netto ritardo rispetto ai tempi prefissati. Adesso è il Tar di Palermo a chiedere alla Regione il motivo del blocco fissando anche un paletto: l’assessorato dovrà dettagliatamente fornite, entro ferragosto, tutto l’iter di programmazione della sanità siciliana. Novanta giorni di tempo per completare la richiesta e depositarla ai giudici.

La protesta delle opposizioni
Una Sanità in tilt, che rimbalza tra scandali e responsabilità, sempre meno efficiente e performante, dove il paziente decide di andare oltre lo Stretto ovvero di non curarsi più. Il M5S ha annunciato per questo una manifestazione in piazza a Palermo, il 15 giugno. Per Nuccio Di Paola “Grazie al governo Schifani la nostra sanità è quasi in coma, a dispetto dello stoico impegno dei medici e di tutti gli operatori sanitari che, quasi eroicamente, la tengono ancora in piedi. L’ultima vergogna? L’Asp di Palermo, a causa dei contrasti tra i partiti, ancora oggi senza direttore generale. La misura è colma. Il 15 giugno lo diremo forte in piazza, dove porteremo i siciliani che sono arcistufi di questa sanità da terzo mondo”.

 



Sanità | 2025-06-19 00:00:00
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