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21/05/2025 13:25:00

Castellammare, una petizione contro il divieto di accendere i ceri alla processione della Patrona

 Una petizione popolare è stata avviata a Castellammare del Golfo per chiedere all’amministrazione comunale la revoca dell’ordinanza che vieta l’accensione dei ceri durante la processione patronale. L’iniziativa, intitolata “Maria Santissima del Soccorso è luce per Castellammare”, prende il nome dalla Santa Patrona della città e si pone l’obiettivo di tutelare una tradizione secolare profondamente radicata nella comunità locale.

L’ordinanza n. 19 del 24 luglio 2024, che ha introdotto il divieto, ha suscitato disappunto tra i cittadini, specialmente dopo la processione del 21 agosto scorso, definita dai promotori “fallimentare” proprio a causa dell’assenza dei ceri accesi. Secondo i firmatari, il divieto rappresenta una perdita culturale e spirituale per Castellammare.

“La processione di Maria Santissima del Soccorso – spiegano – è un momento di unione e identificazione per la comunità. I ceri accesi sono simbolo di luce e fede, oltre a essere un elemento storico e culturale distintivo, che ha ispirato anche autori come Vincenzo Ancona”. La loro assenza, secondo i promotori, priva la processione di un elemento visivo e spirituale fondamentale e compromette l’unitarietà e la continuità del corteo sacro.

I promotori evidenziano che la tradizione dei ceri rappresenta uno degli ultimi legami con il passato della città, già impoverita dalla scomparsa di altre manifestazioni tradizionali come lu jocu di l’antinna, la gara delle barche e la corsa dei cavalli. “Le tradizioni definiscono l’identità di un popolo – sottolineano – e la loro abolizione impoverisce ulteriormente la nostra comunità”.

Oltre a chiedere la revoca del divieto, i promotori avanzano una proposta costruttiva: l’individuazione di misure di sicurezza alternative per ridurre i rischi legati alla cera colante, senza compromettere la tradizione. Suggeriscono, ad esempio, soluzioni che evitino che la cera renda l’asfalto scivoloso, mantenendo così un equilibrio tra sicurezza pubblica e tutela della tradizione.
“Comprendiamo l’esigenza di garantire l’incolumità pubblica – affermano – ma riteniamo che la soluzione più semplice, ovvero vietare del tutto i ceri, non sia la più giusta. È necessario trovare un compromesso che preservi un gesto secolare e il suo valore culturale”.