I lavori per la realizzazione della rete fognaria di Triscina, che non ha mai avuto una fognatura, causando le aspre sanzioni della Corte Europea, sono diventati da qualche giorno un argomento caldo, dopo che le forti piogge hanno causato dei danni in prossimità di alcuni scavi.
Si tratta di un’opera finanziata dall’Unione europea dal costo di circa 13 milioni di euro che permetterà a tutte le abitazioni della borgata di collegarsi col depuratore di Castelvetrano (opportunamente ampliato) attraverso una serie di pompe di sollevamento.
L’occasione ha prodotto una rinnovata curiosità per l’opera in corso, e la circolazione sui social di foto e video che mostrano i mezzi meccanici in movimento e gli scavi sulla spiaggia per l’interramento di alcune vasche, hanno prodotto una crescente preoccupazione, aumentata dai danni prodotti dai recenti acquazzoni. È nata perfino una petizione on line dal titolo “Triscina si ribella: questo progetto è una bomba ecologica”.
Ma ci sono anche le apprensioni manifestate da Legambiente riguardo all’impatto dei lavori sull’arenile protetto (zona SIC). E quelle di Italia Nostra, preoccupata per la distruzione delle dune e per la posizione delle vasche di raccolta, nel timore che la loro collocazione possa risultare superiore ai quattro metri di distanza dalle abitazioni e dunque proprio sotto la spiaggia per la balneazione.
Fino ad un’interrogazione consiliare da parte di un movimento di opposizione (Obiettivo Città) che chiede conto all’amministrazione della completezza dei pareri istituzionali per il progetto, del monitoraggio dei lavori e in che modo i responsabili del comune stiano vigilando per evitare danni ambientali.
La risposta del sindaco non si è fatta attendere. Dalla sua pagina Facebook, Giovanni Lentini ha assicurato che i lavori, aggiudicati e diretti dal Commissario straordinario unico per la depurazione, sono in corso nel rispetto dei tempi contrattuali e delle prescrizioni ambientali approvate dall’assessorato regionale competente. Lavori che, ha aggiunto il primo cittadino, l’amministrazione comunale, tramite un proprio tecnico, monitora costantemente.
“Siamo consapevoli dei disagi che questa importante opera può causare agli abitanti di Triscina - ha affermato Lentini - ma si tratta di un intervento fondamentale per ridurre l’inquinamento del terreno e delle falde acquifere, provocato in passato dagli scarichi domestici non regolamentati”.
Gli “scarichi domestici non regolamentati”, come li definisce eufemisticamente il sindaco, non sono altro che pozzi “a dispersione”, che da decenni inquinano le falde e il mare di Triscina, senza grosse manifestazioni visibili: i liquami corrono sotto la superficie, dalla terra al mare. Tutte le case hanno dunque dei pozzi a perdere? No. Ma è ragionevole pensare che siano la maggior parte, proprio perché realizzati nel periodo in cui nacque e si sviluppò la borgata in modo totalmente abusivo (salvo le sanatorie di migliaia di abitazioni avvenute poi negli anni).
Oggi, per evitare le sanzioni europee, si sta finalmente realizzando una rete fognaria, che dovrebbe essere un elemento di civiltà. Sì, perché le case sono nate prima delle opere di urbanizzazione. E molte sono state costruite quasi sulla spiaggia, con il silente avallo (quando non incoraggiamento) della politica di allora. Il punto è che il delicato sistema dunale, si trova quasi a ridosso delle abitazioni fronte mare. E le vasche di raccolta devono necessariamente essere collocate dopo l’ultima casa verso il mare, in modo da raccogliere i reflui delle relative utenze per gravità. Si dirà: ma se le case sono a meno di 150 metri dal mare sono abusive e dovranno essere demolite. Dunque perché fare le vasche sulla spiaggia? La risposta è semplice: perché tra queste ci sono anche quelle in regola, edificate prima del 1977, che hanno diritto a collegarsi con la fognatura.
Se le vasche venissero realizzate ad un livello superiore a quello della spiaggia, a parte il problema degli espropri di zone private, ci sarebbero centinaia di abitazioni costrette ad avere una propria elettropompa, per spingere i reflui in una vasca sovraesposta. Una follia.
Ma la preoccupazione di associazioni e cittadini è soprattutto connessa all’eventuale perdita di liquami a causa di un qualche malfunzionamento di una delle pompe o di uno smottamento causato dal maltempo. In quel caso, il timore è che i liquami si possano riversare sulla spiaggia, compromettendo l’immagine turistica della borgata. Ma secondo questo tipo di preoccupazioni, nessuna opera pubblica vedrebbe mai la luce.
Nella petizione on line c’è scritto: “Mettere vasche di raccolta fognaria sotto la sabbia significa compromettere non solo la balneabilità e la sicurezza del litorale, ma anche il diritto di una comunità intera a godere del proprio patrimonio naturale in modo sano e sicuro”.
Ma quanto c’è di sano e sicuro in un litorale farcito di pozzi fognari a dispersione? E quanto è davvero protetto un sistema dunale che si è dovuto adattare all’edilizia selvaggia prima e alla massiva antropizzazione poi?
Il contesto non è certamente dei più facili. E l’unica opzione che rimane sembra quella di pretendere un reale monitoraggio del funzionamento delle elettropompe, con interventi immediati in caso di versamenti.
Sembrerebbe una cosa ovvia, ma l’esempio di Marinella di Selinunte ci insegna che spesso, nel corso dei decenni, le cose sono andate diversamente. Molte volte le elettropompe non hanno funzionato e l’acqua del porto si è tinta di verde a causa del sovrappieno delle vasche di raccolta collocate sotto l’asfalto. Senza contare che la cosa è successa anche sulla spiaggia vicino all’incanto del pesce. Anche se in quel caso, sarebbero acque bianche. Che pero d’estate, a causa degli allacci abusivi, diventano nere.
Tornando al caso di Triscina, è come se ormai non fosse più possibile una soluzione ottimale, con le vasche di raccolta lontano dalla spiaggia. Per il semplice motivo che le case costruite vicino alla spiaggia (quelle in regola) hanno giustamente diritto ai servizi fognari proprio come le altre.
I lavori, porteranno disagio per 17 mesi (ma è probabile che sia per molto più tempo). E sarà difficile pretendere una revisione del progetto. Ci si doveva pensare prima, posto che le autorizzazioni dei diversi enti (con le relative prescrizioni) ci sono state tutte. Quello che l’amministrazione comunale può fare, è controllare i lavori adesso ed intervenire in futuro se qualcosa non funziona.
Oggi non si può certo pensare di proteggere le dune e il mare in una borgata senza fognatura.
Egidio Morici