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24/05/2025 06:00:00

Anniversario Capaci: il minuto di silenzio anticipato, le proteste, le due anime dell’antimafia

 Non è stato un urlo né uno slogan, ma un attimo di sospensione — un silenzio suonato dal trombettiere della Polizia di Stato — ad aprire il 33esimo anniversario della strage di Capaci. Un anticipo imprevisto che ha finito per scandire, più che commemorare, la distanza tra due mondi: quello delle istituzioni e quello delle associazioni e dei cittadini.

Da un lato, le celebrazioni ufficiali promosse dalla Fondazione Falcone, guidata da Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso. Dall’altro, il corteo di oltre duemila persone, giunto sotto l’Albero Falcone — la magnolia simbolo della memoria viva — solo quando la cerimonia era già conclusa. "Ci hanno voluto escludere", ha gridato più di un partecipante, leggendo in quell’anticipo del Silenzio una scelta deliberata. La Fondazione ha parlato di "mero errore". Ma il dubbio resta, come resta la frattura.

A Palermo, nel giorno in cui tutti dovrebbero camminare uniti nel nome di chi ha dato la vita per la giustizia, le due anime dell’antimafia sembrano parlarsi ancora a distanza, sotto lo stesso albero ma con parole diverse.


Cosa è accaduto  - Nel corso delle celebrazioni del 23 maggio, in memoria della Strage di Capaci del 1992, l'episodio ha generato forte tensione tra le istituzioni e la società civile. Il minuto di silenzio, momento simbolico che ogni anno riunisce la città e l’Italia intera per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, è stato anticipato di una decina minuti rispetto all’orario simbolico delle 17:58, ora esatta in cui, 33 anni fa, avvenne l’attentato di Cosa Nostra.

Il gesto ha provocato la reazione indignata dei partecipanti al corteo, in particolare tra gli studenti, le associazioni antimafia e tanti cittadini arrivati in via Notarbartolo proprio per condividere insieme quel momento di raccoglimento. Il corteo è giunto nei pressi dell’Albero Falcone alle 17:50, intonando slogan contro la mafia, ma ha trovato il momento commemorativo già concluso. A prendere la parola prima del silenzio era stato Pietro Grasso, magistrato ed ex presidente del Senato, che aveva letto i nomi delle vittime, subito seguiti dalla tromba che ha intonato le note del silenzio.

“Non volevano il confronto”: la voce del corteo sociale
Tra i partecipanti al corteo si è levato un forte malcontento. Molti hanno vissuto quell’anticipo come una forma di esclusione, come un modo per evitare un momento di incontro e di riflessione collettiva. A dare voce al disagio è stato Jamil El Sadi, attivista dell’organizzazione giovanile Our Voice, che ha dichiarato:

«È inaccettabile che, dopo settimane di preparazione, il nostro arrivo sia stato ignorato. Hanno scelto di anticipare il minuto di silenzio sapendo che saremmo arrivati alle 17:50. Non volevano un confronto con chi rappresenta l’antimafia sociale, con chi non si accontenta delle cerimonie ma pretende giustizia e verità. Questo è un segnale chiaro: qualcuno ha paura del cambiamento che portiamo».

Il corteo si è fermato a meno di cento metri dall’Albero Falcone, bloccato all’incrocio con via Leopardi. Mentre risuonavano ancora le ultime note del silenzio, un attivista al megafono ha elencato i nomi delle vittime, accompagnato da un lungo applauso. Pochi istanti dopo, da più punti della strada, si è levato un coro forte e deciso: “Vergogna, vergogna!”.

 “Giù le mani da Falcone”
Le proteste non si sono placate neppure nei minuti successivi. Davanti all’Albero Falcone, luogo simbolo della memoria collettiva palermitana, studenti e cittadini hanno esposto cartelli e gridato slogan come “Giù le mani da Falcone”. Il palco, liberato dai gonfaloni dopo il minuto di silenzio, era ormai vuoto, lasciando molti con un senso di esclusione e incomprensione.

La commemorazione, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di unità, si è trasformata in un’occasione mancata, una frattura tra le istituzioni e la parte più attiva e critica della società civile, quella che continua a chiedere verità e giustizia, non solo celebrazioni.

La CGIL: “Errore grave, ora la piazza è divisa”
A commentare duramente quanto accaduto è stato Mario Ridulfo, segretario della CGIL Palermo e tra gli organizzatori del cosiddetto "corteo sociale", che ha accompagnato centinaia di studenti e cittadini fino a via Notarbartolo. Ridulfo ha parlato con fermezza:

«Quello che è successo oggi è un grave errore organizzativo, che dimostra superficialità e mancanza di rispetto verso chi ogni giorno porta avanti il ricordo di Falcone e di tutte le vittime della mafia con il proprio impegno quotidiano. Si è scelta consapevolmente una strada che divide: una piazza per le istituzioni e una per la gente. Così si certifica una frattura tra l’antimafia celebrativa e l’antimafia popolare». Il sindacalista ha poi aggiunto che nessuno, tra i partecipanti al corteo, intendeva contestare il minuto di silenzio in sé. Tuttavia, ha sottolineato che il modo in cui è stato gestito ha lasciato profonde ferite, difficili da rimarginare.

La Fondazione Falcone: “Non era nostra intenzione escludere nessuno”
A provare a stemperare le polemiche è intervenuta Maria Falcone, sorella del giudice e presidente della Fondazione Falcone. In una nota, ha precisato che l’anticipo del minuto di silenzio non era intenzionale, ma frutto di una gestione emotiva e non calcolata del momento:

«Non volevamo alimentare alcuna polemica. È vero, il silenzio del trombettista è stato suonato qualche minuto prima dell’orario simbolico delle 17:58. Ma ciò che davvero conta è che eravamo tutti lì, uniti, per ricordare il sacrificio di mio fratello Giovanni, di Francesca e dei ragazzi della scorta. Chi cerca di strumentalizzare questo dettaglio temporale, sbaglia».

Maria Falcone ha voluto anche sottolineare quanto il ricordo della strage sia un fatto personale, doloroso e vivo: «Per chi, come noi, porta nel cuore e nel corpo le ferite di quel 23 maggio, ogni minuto di quella giornata ha un significato enorme. Le 17:58 scoccano ogni giorno dentro di noi. La memoria non si misura con un cronometro, ma con l’impegno quotidiano per la legalità».

Pietro Grasso: “Questa storia non può finire”
Durante la cerimonia ufficiale, Pietro Grasso ha rivolto parole cariche di significato alla folla raccolta davanti all’Albero Falcone. L’ex magistrato ha voluto ricordare lo spirito di chi ha perso la vita lottando contro la mafia e l’importanza di non dimenticare: «Questa Palermo raccolta qui oggi trasmette lo spirito di chi non c’è più ma continua a camminare con noi. È un segnale forte. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno dato tutto per questo Paese. La loro è una storia che non può e non deve finire. La lotta alla mafia richiede coraggio, perseveranza, e soprattutto unità».

Lorefice: “Abiurare la mafia è un dovere collettivo”
Infine, anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha preso la parola, offrendo una riflessione intensa e profonda. Ha definito il 23 maggio come una “giornata di lancinante memoria” e ha invitato tutti, istituzioni e cittadini, a fare un esame di coscienza: «Siamo chiamati a interrogarci su cosa significhi davvero vivere in una società giusta. Il ricordo di Falcone, Morvillo e degli uomini della scorta deve essere un pungolo quotidiano, una provocazione continua. Abiurare la mafia significa rifiutare i suoi valori, ovunque si annidino: nella politica, nell’economia, nelle relazioni sociali. Solo così potremo trasformare il lutto in speranza, e costruire un futuro di vera libertà».

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella -  «L’attacco feroce e sanguinario che la mafia compì trentatré anni or sono a Capaci, e che ripeté poche settimane più tardi in via D’Amelio a Palermo, costituisce una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana. Il primo pensiero, commosso oggi come allora, va a chi perse la vita: Giovanni Falcone insieme a Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. A loro è unito indissolubilmente il ricordo di Paolo Borsellino, di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Servitori dello Stato, che la mafia uccise con eclatante violenza per piegare la comunità civile. Quelle tragedie generarono una riscossa della società e delle istituzioni. L’azione stragista svelò la minaccia alla libertà di ogni cittadino. Il contrasto alla mafia si intensificò fino a scardinare le posizioni di comando dell’organizzazione criminale. “La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”: questo ripeteva Falcone, sollecitando coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello. La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza. Nella memoria viva di Falcone e Borsellino, il 23 maggio è diventata la Giornata della legalità, perché occorre tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali».

 Schifani: «Falcone persona pratica e schietta. Contro mafia stiamo vincendo, ma non abbassiamo la guardia»  -«Ho avuto l’onore di collaborare con Giovanni Falcone quando era giudice fallimentare e ho conosciuto una persona pratica e schietta, diversa da tante altre. Da lui ho imparato il pragmatismo delle decisioni. Sono convinto che, nel contrasto alla mafia, la Sicilia stia vincendo, ma non bisogna mai abbassare la guardia». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione del 33esimo anniversario della strage di Capaci, partecipando alla cerimonia di apertura del "Museo del presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", a Palazzo Jung di Palermo. Il presidente ha visitato per la prima volta le sale della nuova struttura, cofinanziata dalla Regione.

Alla cerimonia sono intervenuti, alla presenza di autorità istituzionali, civili e militari, anche i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell'Interno, Matteo Piantedosi, e della Cultura, Alessandro Giuli. Presente pure l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato.

«Lo Stato ha reagito ai grandi attentati, tra le altre cose con grandi leggi, per esempio quella sul sequestro dei beni e quella sull’inasprimento del 41 bis – ha proseguito Schifani –. Vi è stata una forma di reazione dall’alto e dal basso, un riscatto sociale della società civile e, soprattutto, dei giovani che hanno detto no alla mafia. Giovani a cui sono dedicate le nostre misure per lo sport, che consentono ai meno abbienti di frequentare le palestre a spese della Regione. Una misura in cui crediamo molto e che abbiamo proposto anno dopo anno e rifinanziato, perché siamo convinti che lo sport insegni il rispetto delle regole e le regole sono alla base delle comunità civili».

Leoluca Orlando: “Non era mai successo”

“Non era mai successo, non ho mai mancato questo appuntamento un anno. E non era mai accaduto. L’unica cosa che posso dire è che questi ragazzi hanno rivendicato il diritto di chiedere la verità storica sui fatti del ‘92, dato che quella giudiziaria non arriva o viene depistata”. E’ il commento di Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, oggi eurodeputato di Alleanza verdi e sinistra, a proposito del minuto di silenzio in memoria delle vittime della strage di Capaci fatto in anticipo. Quando il corteo di protesta contro il governo è arrivato davanti all’abitazione di Giovanni Falcone la commemorazione era già finita.
 

Nipote agente Agostino: “Verità per i familiari delle vittime”

ì"Oggi siamo qui per rappresentare un'antimafia coesa, per chiedere verità per tutte le vittime della mafia, quella verità spesso calpestata e che ancora l'80 per cento dei familiari non conosce. Questo non è un corteo di protesta, ma il corteo antimafia della città di Palermo". A dirlo è Nino Morana, nipote dell'agente di polizia Nino Agostino, ucciso dalla mafia insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio il 5 agosto 1989. Nino Morana è uno dei promotori del corteo “Non chiedeteci silenzio” organizzato per commemorare la strage di Capaci. "Questo corteo non è contro le istituzioni ma, anzi, cerca il dialogo con loro. Penso che la politica dovrebbe ascoltare quello che noi stiamo rappresentando in piazza. Ancora oggi, la mia famiglia, aspetta una verità che appare sempre più lontana".

Di Paola (M5S): “Eredità Falcone e Borsellino tesoro prezioso per le nuove generazioni"

“L'eredità degli esempi di uomini come Falcone e Borsellino rappresenta un tesoro inestimabile per tutti, specie per le nuove generazioni che sulla scorta del racconto della loro eroica azione possono ispirare i propri comportamenti e alimentare la lotta contro le mafie e il malaffare che costituiscono ancora oggi grosse minacce per la nostra società. Mai abbassare la guardia, come ammonisce puntualmente la cronaca che arriva da ogni parte d'Italia, fresca quella da Agrigento che ci ricorda, ove ce ne fosse bisogno, che la corruzione è dura a morire. In questo giorno il pensiero, oltre ai due magistrati, va a Francesca Morvillo e ai valorosi uomini delle scorte, trucidati, assieme ai due giudici, per servire lo Stato”. Lo afferma il coordinatore regionale per la Sicilia del M5S Nuccio Di Paola.

In occasione del 33° anniversario della strage di Capaci, il professore di musica Maurizio Ricci, bresciano, ha composto un brano musicale dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questo omaggio vuole ricordare il coraggio e la determinazione con cui i due magistrati hanno affrontato la lotta contro la mafia, sfidando minacce, isolamento e persino critiche provenienti da ambienti istituzionali e politici. Le loro uccisioni, avvenute nel 1992, rappresentano un punto di svolta nella storia italiana e hanno contribuito a rafforzare l’impegno civile e le riforme antimafia. A distanza di 33 anni, la loro memoria continua a essere un riferimento imprescindibile nel dibattito sulla giustizia e sulla legalità. Il brano (potete ascoltarlo a questo link) composto da Ricci è un tributo musicale alla loro eredità morale e al valore della loro battaglia.

 

 



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