Nel caos crescente che avvolge il rapporto tra il Comune di Trapani e Valerio Antonini, c’è una verità scomoda che nessuno – tra dichiarazioni roboanti, comunicati diffusi a orologeria e dirette tv in stile telepredicazione – vuole affrontare davvero. Non riguarda i tweet, le offese, o le conferenze stampa annunciate e poi rimandate. Riguarda un punto giuridico e amministrativo dirimente: il Comune di Trapani non può pagare l’impianto di climatizzazione del Palashark.
Chi oggi – tra politici d’opposizione, consiglieri in cerca di visibilità e finti paladini dello sport – invoca un “intervento del Comune”, dovrebbe sapere che si tratta di una richiesta impossibile, e non solo per motivi di bilancio. Il motivo è legale: l’articolo 18 della convenzione sottoscritta nel 2023 tra il Comune e la Trapani Shark Ssd stabilisce che tutte le spese – ordinarie e straordinarie – sono a carico del concessionario.
Il nodo? All’origine: quando il Comune scriveva i bandi insieme ai privati
Ma il vero scandalo non è oggi. Non è nella scelta – legittima – del Comune di non voler sobbarcarsi spese che non gli competono. Il vero imbarazzo è a monte, nel 2023, quando lo stesso Antonini – in una delle sue prime apparizioni televisive a Trapani – ringraziava pubblicamente il sindaco Tranchida e l’assessore Emanuele Barbara “per aver passato con me gli ultimi 30 giorni a preparare il bando” per l’assegnazione del Palasport. “Il bando l’abbiamo scritto insieme”, dichiarò Antonini, senza giri di parole. Nessuno smentì. Nessuno batté ciglio.
Un bando pubblico, costruito in sinergia con il futuro partecipante, e poi vinto dallo stesso. Nessun conflitto di interessi? Nessun favoritismo? Nessuna responsabilità? A rileggerlo oggi, quel momento non è solo imbarazzante: è la radice del problema. Perché se oggi si pretende che il Comune si faccia carico di oneri non previsti, è anche perché sin dall’inizio si è spostato il confine tra ente pubblico e interesse privato, fino a renderlo indistinguibile.
I 122 mila euro di bollette e l’incontro
Nel frattempo, il Comune ha convocato la Trapani Shark in un incontro tecnico riservato per discutere della convenzione e dei 122 mila euro di bollette non pagate da due anni per luce e acqua del Palasport. La società rischia ora la revoca della concessione, che metterebbe a rischio anche la disponibilità dell’impianto in pieno playoff.
Ma anche qui, vale la pena ricordare: non è un atto punitivo, è una conseguenza prevista dalla stessa convenzione sottoscritta da Antonini. In qualsiasi contratto pubblico, l’inadempimento può comportare la decadenza.
Il gioco delle parti (e delle parti in commedia)
Mentre Antonini prepara il suo “comunicato shock” e parla di “messaggi WhatsApp come prove”, la politica trapanese si comporta come sempre: c’è chi urla al complotto, chi si accoda alla polemica, chi resta in silenzio. Tutti però sembrano dimenticare che i rapporti tra pubblico e privato non si regolano né nei bar né nei salotti tv. Si regolano nei bandi, nei contratti, nei documenti protocollati.
Se il Comune oggi non può fare ciò che Antonini chiede, è anche perché – ieri – gli ha concesso molto più di quanto fosse opportuno. È tempo di ammetterlo. E magari iniziare a chiedere trasparenza prima, invece che rincorrere i danni dopo.