Palazzo Riccio di San Gioacchino è uno dei palazzi barocchi di Trapani. Edificato nel corso del secolo XV, modificato nel Cinquecento sulla rua Grande, con tipico portale in stile catalano, rimaneggiato dai baroni Rizzo di San Gioacchino e Arcodaci. Ingresso su via Turretta e balconate monumentali su corso Vittorio Emanuele, il salotto buono della città, come si usa dire. Ora però c’è da chiedersi: chi di noi nel salotto buono di casa, magari con mobili in elegante stile d’antiquariato, piazzerebbe una poltrona di plastica da giardino, comoda sì, ma certamente una violenza ai canoni estetici ed artistici? Eppure è quella che sta accadendo a Trapani.
Un rinomato esercizio pubblico, leggasi bar gelateria, ha deciso di installare sulla facciata settecentesca, tardo barocca, una copertura per ombreggiare i suoi clienti e l’area di suolo pubblico che ha in concessione dal Comune. Al posto dei vecchi ombrelloni una più funzionale e ampia tenda che, però, trova ancoraggio sul paramento murario e poco al di sotto dei mensoloni dei balconi. Una striscia bianca di fissaggio spezza l’alternanza di aggetti e rientranze, di chiari oscuri, di articolazioni e decorazioni architettoniche che sono tipiche del barocco e del barocco siciliano in particolare. A lavori terminati, semmai verranno completati, la copertura finirebbe con il compromettere l’aspetto esteriore del palazzo, sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista architettonico, rompendo anche il delicato equilibrio prospettico che si chiude su palazzo Cavarretta.
Palazzo Riccio di San Gioacchino, oggi proprietà del Consorzio dei comuni di Trapani (ex Provincia Regionale) ospita (temporaneamente da quasi vent’anni) alcune classi del Liceo Scientifico, l’esercizio pubblico in questione ha la fortuna di essere in possesso dei locali terrani (chi scrive non è a conoscenza se in proprietà esclusiva o in locazione, ma poco importa) in uno dei tratti più belli di Corso Vittorio Emanuele e di fronte alla Chiesa dei Gesuiti, altro gioiello barocco trapanese, scrigno di altrettanta interna bellezza (dagli stucchi all’armadio della sacrestia).
La sezione trapanese di Italia Nostra, appreso dell’intervento, sui paramenti murati ha inviato una nota alla soprintendenza ai Beni Culturali e Architettonici e al Comune di Trapani. Sembra che, dopo la segnalazione, entrambi gli enti abbiano chiesto la sospensione dei lavori. In sospeso rimangono, però, anche alcune domande. Non vogliamo neppure ipotizzare che si tratti di un lavoro eseguito abusivamente in pieno centro storico in spregio di vincoli paesaggistici e architettonici, dunque, al netto di qualsiasi altro aspetto amministrativo, ci chiediamo: l’esecuzione è conforme ad un progetto autorizzato? e se sì, come immaginiamo, chi ha autorizzato? con quali prescrizioni?
Riconoscendo la necessità di contemperare tutela e produzione, conservazione e attività quotidiane, passato e presente, qualche anno fa proprio Italia Nostra pose l’accento sulla realizzazione, sullo stile dei dehors, delle pedane e degli arredi degli esercizi pubblici del centro storico, di Corso Vittorio e via Garibaldi in particolare (i due assi barocchi del capoluogo, rua grande e rua nova). Una sorta di vademecum condiviso che tenendo conto delle prescrizioni di legge, riuscisse a contemperare tutte le esigenze, quelle dell’investimento privato e quelle della pubblica fruizione e godimento di paesaggi e architetture. Non se ne fece più nulla.
Infine un’ultima considerazione: possibile che chi opera in queste strade anziché puntare alla valorizzazione di architetture, prospettive, monumenti, riesca a immaginare solo una mercificazione dei luoghi in funzione di spazio e metri quadrati da offrire a potenziali clienti, rinunciando invece al patrimonio di bellezza che rappresenta un plus da spendere anche i termine di immagine turistica?
Fabio Pace