×
 
 
04/06/2025 16:43:00

Strumentalizzare Greta Thunberg

 La figura di Greta Thunberg è tornata mediaticamente alla ribalta quando, pochi giorni fa, lei ed altri 11 attivisti sono salpati dalle coste catanesi in direzione Gaza. L'attivista svedese si è resa inizialmente riconoscibile lottando pubblicamente contro il cambiamento climatico: dalle prime manifestazioni davanti il Parlamento svedese fino ad interventi davanti ai vertici delle Nazioni Unite già in tenera età.

La Thunberg, però, a mio modo di vedere, è stata sempre vittima di una forte strumentalizzazione politica. Anzitutto, i media più tradizionali hanno fin da subito fatto leva sulla diagnosi di sindrome di Asperger (che ha in lei sintomi come il disturbo ossessivo-compulsivo, il mutismo selettivo e ADHD): l'obiettivo era quello di mettere in primo piano una figura profondamente stereotipata a discapito dei suoi ideali politici. La maggioranza dei media, infatti, non poteva permettersi di dare reale visibilità ad una figura così giovane ma già così dirompente nella lotta al cambiamento climatico attraverso una pesante messa in discussione del sistema capitalistico e, di conseguenza, attraverso una fortissima critica della classe dirigente internazionale: meglio riempire la gran parte del minutaggio mediatico disponibile con una spiegazione sintomatologica della sindrome di Asperger, giusto?

Ma la strumentalizzazione verso la Thunberg non finisce certamente qui. Negli anni seguenti il modus operandi del suo attivismo è diventato molto più assertivo: Greta ha iniziato a protestare anche attraverso atti di disobbedienza civile, azioni che l'hanno portata più volte all'arresto. Tuttavia, la grande svolta sta nel nuovo campo politico in cui si è affacciata: la lotta al cambiamento climatico è stata inglobata all'interno di una ben più ampia lotta contro qualsiasi tipologia di sfruttamento e prevaricazione, con al suo interno tematiche come la coscienza di classe, la questione palestinese e russo-ucraina. Il suo attivismo, quindi, si è consolidato in una maniera ancora più divisiva: così, i media occidentali hanno semplicemente continuato a bollare la Thunberg come "attivista contro il cambiamento climatico", oscurandone l'intersezionalità delle tematiche e riducendone, di conseguenza, il conflitto complessivo.

Adesso il suo nome è ritornato su (alcuni) media tradizionali proprio per ciò che ho scritto inizialmente: la questione è diventata così mediaticamente grossa che la pentola a pressione è in fase di scoppio e non la si può più nascondere dietro un dito. Quest'ultimo messaggio di Greta è chiaro: mostrare che l'umanità va oltre la diplomazia internazionale, soprattutto quando quest'ultima si sta macchiando di crimini aberranti. E il suo attivismo può diventare un esempio attivo da analizzare criticamente durante la nostra routine: ma per fare ciò lo dobbiamo osservare senza paraocchi e senza alcuna strumentalizzazione in atto.

Luca Lo Buglio