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07/06/2025 06:00:00

Shark, fine della corsa. Il vero cittadino onorario di Trapani? E' Repesa

  Fine della corsa. Per il Trapani Shark, la ricerca dell’Eldorado tanto evocato da Antonini, ben prima che iniziasse il campionato, s’ interrompe nella tana della Leonessa d’Italia. Un percorso che iniziato in sordina, con una sconfitta casalinga con Bologna, ha vissuto un crescendo rossiniano.

È mancata la zampata finale, non per demeriti tecnici o crolli di carattere fisico. Una delle tante tesi riguardava quel calo mentale non provocato da una “sindrome da appagamento”, ma riconducibile sicuramente a messaggi subliminali inconsci che si annidavano all’interno ed emersi, purtroppo, in termini negativi nel momento clou della stagione.

Sono in tanti ad asserire che la débâcle, non netta nei punteggi, sia dovuta a quella grandinata piovuta sulla Governance in termini di inibizioni al Presidente e di squalifiche alla Squadra. Lo escludo categoricamente poiché Repesa era riuscito ad impermeabilizzare Team e Staff da fattori esterni, rendendoli un blocco di granito, un unicum assolutamente impenetrabile. Semplicemente, sul cammino finale, è arrivato un complesso aduso ad appuntamenti importanti, in grande spolvero e con una voglia matta di disputare la sua prima finale-scudetto. Uomini tarati, scafati, motivatissimi, di gran valore tecnico anche se provenienti da seconde o terze fasce. Un manipolo stringato , costituito da appena 8 uomini, quindi con rotazioni minime, guidati da un esordiente, quel Peppe Poeta che si è così lanciato sul panorama cestistico nazionale in modo imperioso. Suscita notevole simpatia, sempre sorridente e per nulla invadente, rispettoso delle scelte arbitrali, anche le più discutibili. E’ riuscito ad assemblare una squadra non giovanissima, ma assolutamente motivata a competere ai massimi livelli.

Gli Squali invece hanno vissuto un percorso contrario, con equilibri tutti nuovi da creare, con alchimie di squadra che coinvolgessero anche i più riottosi come Robinson o Notae, od un solista come Galloway che troneggiava dall’alto delle sue 452 partite giocate in NBA e che era venuto in Europa da cattedratico. Una sorta di conferenziere per nulla spinto dal denaro, ampiamente guadagnato in USA, ma dalla gran voglia di esaudire la grande passione cestistica che si porta dentro e che costituisce un valore di vita. Mi ricorda da vicino quel Charlie Yelverton, grande sassofonista oltre che eccelso giocatore in America, venuto a giocar in Italia. Se non imboccava la carriera nella palla a spicchi anche il Gallo si sarebbe dato alla musica, per quella grande sensibilità tout court che si ritrova. Discorso diverso per Robinson, genio e sregolatezza. Non è riuscito a sfondare negli USA perché ritenuto troppo basso per competere con play di due metri. Solo così si può spiegare il suo peregrinare nelle franchigie americane senza costrutto, cambiando squadra tutti gli anni, per poi approdare in Spagna a giocare pochi scampoli di campionato. Grande intuizione dello staff tecnico dello Shark che ne ha fiutato le grandi potenzialità per farlo assurgere come il miglior playmaker del campionato. Croce e delizia del suo Coach quel JD Notae, anche lui indicato tra i candidati all’Oscar, ultimo irriducibile solista a dover sposare il Credo cestistico del suo allenatore. Un cavallo di razza che non ama molto il trotto ed i paramenti che il sarto Repesa gli voleva cucire, snaturandone le doti naturali. Poi come ultimo dei Mohicani si è assoggettato, anche per rispetto dei compagni, al mantra del gioco di squadra.

Alibegovic ha vissuto una stagione esaltante: è migliorato in tutti i fondamentali registrando una stagione di altissimo livello. Un fisico poderoso (2.06) ed una mano morbida, lo rendono una delle ali più forti del campionato in grado di marcare anche pivot avversari di gran valore tecnico. Horton è stato un’ autentica rivelazione, secondo solo a Bilan nella valutazione complessiva, con cui ha acceso 5 aspri duelli non perdendone nemmeno uno. E’ stato un collante ed un catalizzatore nello stesso tempo, uomo intelligente ed amabile fuori dal campo tenuto in altissima considerazione anche dal Coach croato che lo considerava l’unico interlocutore durante i time-out. Un attestato di grande valore umano e tecnico, commovente anche nei risvolti umani. E poi tutti gli altri da Yeboah, grande tiratore dalla lunga, sempre presente sotto i tabelloni a difendere ed a farsi trovare pronto in transizione offensiva.

Preziosi anche i due americani, Brown ed Eboua, non di primissima fascia tecnica ma interamente votati alla causa. Non hanno mai creato problemi anche quando la loro utilizzazione era sotto qualsiasi standard di sopportazione. Ed anche Gentile, sott’ utilizzato poiché nel ruolo aveva 3 americani davanti. Nella terza con Brescia, dopo la prova sottotono di Notae e Galloway, era stato gettato nella mischia. Quel tiro dalla lunga messo a segno sembrava l’inizio di una riscossa che non si è concretizzata. Ma va a lui il plauso per una carriera sempre condotta con alta professionalità. E dulcis in fundo, Capitan Mollura, guerriero di tante battaglie, uno dei fautori della promozione lo scorso anno. Non poteva trovare larghi spazi in un roster infarcito di campioni. Si è adattato ad un ruolo oscuro, lontano dai clamori del palcoscenico, fungendo, non me ne voglia, da capitano non giocatore, come una volta si usava nel tennis. Fondamentale il suo ruolo nell’incoraggiamento ai compagni che rientravano in panchina dopo uno scorcio non proprio positivo. Una bella pacca sulle spalle, un abbraccio fraterno ed una parola di incoraggiamento costituivano il toccasana. Un campionato che rimarrà sicuramente indelebile nella sua mente ed in quella appassionatissima del papà, autentica bandiera del basket d’antan a Trapani.

Ed ora, a quello che viene considerato il Deus ex Machina del miracolo granata. L’ho affettuosamente definito il “Buster”, poiché mi ricordava quel Keaton mai sorridente nei film americani anni ‘50. Una persona sicuramente diversa fuori dal campo, sempre disponibile al confronto e mai una piega su qualche strafalcione tecnico che nello stress delle partite può capitare. Ho sprecato per lui tutti gli aggettivi possibili. Me viene in mente uno, quell’ UNICO, per lo stile, la correttezza, il modo di porsi, la grande professionalità. Era considerato un tipo “difficile” per il suo continuo peregrinare in Europa, quasi da nomade o da apolide. Ma era il modo sui generis di vivere il basket, che gli ha consentito una lunga, invidiabile e stupenda carriera. Rimarrà nel cuore di questa citta ad imperitura memoria. Non perdeva mai occasione per magnificare le grandi qualità della gens trapanese, delle bellezze di questa città. Non potrei chiudere in un modo migliore, da giornalista, questa avventura agonistica, che mi ha coinvolto nella fede e commosso nella profondità dell’anima. Se mi sia permesso, consegno a Coach Repesa, quella Cittadinanza Onoraria elargita troppo frettolosamente ad altri. Senza pergamena con finiture auree. Semplice, francescana, ma intrisa di altissimi ed ineguagliabili valori ideali.

Il sorcio verde



Basket | 2025-12-07 21:13:00
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La Shark vince a Treviso nonostante gli uomini "contati"

Vittoria importantissima per la Trapani Shark che espugna Treviso 89-82 al termine di una partita strana, a volte quasi surreale. Non tanto per l'andamento dell'incontro, quanto per lo striscione contro Antonini esposto dai tifosi e per la panchina...