A Trapani è stato finalmente aggiornato il catasto dei terreni percorsi dal fuoco. L’elenco riguarda gli incendi degli anni 2022, 2023 e 2024, ed è stato approvato nei giorni scorsi dal Consiglio comunale con 15 voti favorevoli e 2 astensioni. Un passaggio tecnico, ma tutt’altro che marginale: da questo elenco dipendono vincoli e limitazioni importanti per chi ha terreni agricoli o boschivi.
A spiegarlo è l’assessore Giuseppe Pellegrino: «Se un terreno risulta bruciato, il Comune non può autorizzare il pascolo per almeno cinque anni, e non può esserci alcun cambio di destinazione urbanistica per un periodo che varia da cinque a quindici anni. I vincoli servono a tutelare il territorio e ad evitare speculazioni». L’aggiornamento del catasto è previsto dalla legge del 2000 sugli incendi boschivi e recepito in Sicilia nel 2006, ma fino al 2023 il Comune di Trapani non lo aveva mai redatto. «Abbiamo iniziato l’anno scorso con gli incendi del 2020 e del 2021, oggi proseguiamo e ci auguriamo che d’ora in avanti si rispetti il calendario, senza ritardi», aggiunge l’assessore.
Le particelle catastali colpite dalle fiamme vengono segnalate dal Corpo Forestale, incrociate con immagini satellitari e perimetrate dagli uffici comunali. L’elenco viene pubblicato all’Albo Pretorio per trenta giorni, durante i quali i cittadini possono presentare osservazioni. Quest’anno non è arrivata nessuna opposizione. Il catasto approvato ora diventa operativo e viene consultato per ogni certificato di destinazione urbanistica. «Anche i notai, negli atti di vendita, devono verificare se un terreno è vincolato. È obbligatorio», precisa Pellegrino.
Un focus particolare riguarda Montagna Grande, una delle aree verdi più vaste del territorio trapanese. «Lì nel 2020 si è verificato l’incendio più grave degli ultimi 70 anni. È stato un disastro. Con il sindaco abbiamo anche presentato una denuncia in Procura, perché ci sono gravi carenze nella gestione dei boschi. Una volta c’erano torrette di avvistamento, presìdi fissi, operai forestali che controllavano il territorio giorno e notte. Ora tutto questo è scomparso».
E non è solo una questione di sorveglianza: «C’erano anche aste antincendio, vasche per raccogliere l’acqua piovana e tubazioni sui pendii che permettevano di intervenire subito – racconta l’assessore – oggi sono tutte fuori uso». Anche le tecnologie moderne, come sensori e telecamere, non possono sostituire il presidio fisico: «Il bosco si protegge con la presenza, non solo con i software».
C’è poi un altro aspetto passato sotto silenzio. Un mese fa, la Regione aveva nominato un commissario per sostituire il Comune, nel caso in cui l’aggiornamento del catasto non fosse stato approvato in tempo. «Per fortuna avevamo già predisposto gli atti, ci siamo messi in contatto con il tecnico regionale e il commissario non si è insediato. Ma il rischio c’era», conclude Pellegrino.
Il prossimo aggiornamento, riferito agli incendi del 2025, dovrà essere approvato entro la primavera del 2026. Un passaggio obbligato per chi vuole gestire con serietà un territorio fragile, ma ancora ricco di aree verdi da tutelare.