A Trapani si discute della separazione delle carriere. “Una riforma che parla di magistratura, non di giustizia”
La riforma sulla separazione delle carriere torna al centro del dibattito, e a Trapani lo fa con un confronto diretto tra magistrati e avvocati. Un convegno organizzato dal consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dalla sezione locale dell’Anm, per mettere sul tavolo le ragioni del sì e del no a una delle proposte di modifica costituzionale più discusse degli ultimi anni.
Nella sala conferenze della Camera di commercio, gli interventi non sono stati affatto di circostanza. A moderare è stato l’avvocato Giulio Vulpitta, consigliere segretario del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati - Coa di Trapani: «Abbiamo voluto organizzare questo incontro perché presto, con ogni probabilità, ci sarà un referendum. E quando si va a votare bisogna sapere di cosa si parla. Questo non è un tema da addetti ai lavori, ma da cittadini».
Sulla riforma, che prevede tra le altre cose la separazione netta tra i giudici e i pubblici ministeri e una nuova composizione del Csm, le posizioni rimangono molto lontane.
Il presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, è stato netto: «Il testo attuale non è condivisibile. Si parla di riforma della giustizia, ma in realtà si smonta la magistratura, a partire dal Csm che perde competenze e viene in parte sorteggiato. Ma se il Parlamento fosse sorteggiato sarebbe ancora rappresentativo?».
Per Morosini la posta in gioco riguarda tutti: «È una riforma che mina l’indipendenza dei magistrati, e quindi dei giudici a cui i cittadini si rivolgono per far valere i propri diritti. Pensiamo alle cause di lavoro, o alla sicurezza nei luoghi di lavoro: un giudice deve essere autonomo, non condizionato».
Ancora più duro il giudizio di Giancarlo Caruso, presidente della sezione trapanese dell’Anm: «Questa riforma non tocca nessuno dei veri problemi della giustizia: mancano magistrati, manca personale amministrativo, gli edifici sono fatiscenti, l’informatizzazione è indietro. Questa non è una riforma della giustizia, ma della magistratura. Sembra più una resa dei conti politica».
E aggiunge: «Mi fa piacere che il convegno sia stato organizzato con gli avvocati. Spesso si tenta di contrapporci, ma giudici e avvocati vivono le stesse difficoltà, dentro gli stessi tribunali».
Il fronte dell’avvocatura, però, non è compatto. Lo spiega lo stesso avvocato Vulpitta: «Così come nella magistratura, anche tra noi ci sono posizioni diverse. Il Consiglio Nazionale Forense ha preso posizione netta a favore della riforma, ma è giusto che ciascuno decida secondo coscienza. Noi vogliamo solo dare strumenti per capire».
E ricorda: «La protesta dei magistrati all’inaugurazione dell’anno giudiziario è stato un fatto mai visto prima. È il segno di un malessere forte, che va ascoltato».
Nel merito, il confronto ha toccato anche il tema più tecnico del ruolo del pubblico ministero, tra chi teme un suo indebolimento e chi, al contrario, lo considera rafforzato ma soggetto a controlli più stringenti da parte del giudice. I relatori hanno ricordato che, comunque vada, il Pm non potrà diventare un braccio del potere esecutivo, grazie alla Costituzione e ai vincoli europei che tutelano l’indipendenza della giurisdizione.
Il dibattito è aperto, e resterà aperto ancora a lungo, considerando l’iter parlamentare e l’eventuale consultazione referendaria. Ma Trapani ha fatto la sua parte: offrire un’occasione per ascoltare, capire, e prepararsi a decidere.
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