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11/06/2025 17:21:00

  Brescia, Finanza nella sede del club: riciclaggio e frode fiscale. Il caso come quello del Trapani

Il caso Brescia non è più solo sportivo. La Guardia di Finanza è entrata oggi nella sede del club lombardo per una perquisizione nell’ambito di una maxi-inchiesta per riciclaggio e reati tributari. Al centro, ancora una volta, i crediti fiscali inesistenti, acquistati da società professionistiche per compensare debiti verso l’erario e l’INPS. È lo stesso meccanismo già accertato nel caso Trapani Calcio, costato 8 punti di penalizzazione alla società del romano Valerio Antonini.

Il blitz di oggi è stato eseguito dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia. Gli indagati sono 25: 11 persone fisiche e 14 persone giuridiche. Tra questi figurano l’imprenditore Massimo Cellino, il Brescia Calcio Spa e il commercialista Marco Gamba, che seguì il club nelle operazioni di compensazione dei crediti con il fisco nei mesi di febbraio e aprile.

Uno schema truffaldino su scala nazionale

Secondo quanto riferisce la Guardia di Finanza, l’indagine avrebbe smascherato un sistema fraudolento ben strutturato, che permetteva a diversi imprenditori di beneficiare indebitamente di crediti IVA inesistenti: «I soggetti coinvolti si sarebbero avvalsi di società inadempienti, prive di sedi operative e guidate da soggetti con precedenti penali per reati fiscali, per generare crediti fittizi. Questi crediti sarebbero poi stati ceduti, tramite una società “veicolo”, a persone giuridiche come il Brescia Calcio, che li hanno utilizzati per ridurre il carico fiscale e contributivo.»

La società “veicolo” è sempre la stessa: il Gruppo Alfieri SPV, con sede formale in via Montenapoleone a Milano. Una società – ormai al centro di un vero e proprio scandalo nazionale – che, come evidenziato anche nel caso Trapani, era priva di autorizzazioni per operare nel settore finanziario e senza alcuna struttura aziendale reale.

Cellino non è più parte lesa: ora è indagato

Massimo Cellino, presidente del Brescia, come il presidente del Trapani, Valerio Antonini, ha finora sostenuto pubblicamente di essere stato truffato, dichiarando di aver acquistato in buona fede i crediti fiscali da Alfieri, pagandoli regolarmente e utilizzandoli per coprire i contributi previdenziali della squadra.

Ma gli inquirenti ora non sono più della stessa opinione. Il club e il suo presidente non sono considerati parte lesa, ma indagati, in quanto i crediti sono stati effettivamente utilizzati, e i controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate li hanno dichiarati fittizi e non compensabili. L’accertamento sportivo aveva già portato alla penalizzazione di quattro punti nella stagione appena conclusa e quattro nella prossima, con la conseguente retrocessione in Serie C.

I documenti sequestrati oggi dalla sede di via Solferino dovranno chiarire se Cellino e i suoi collaboratori fossero a conoscenza della natura fraudolenta dell’operazione, o se comunque c'è stata una gestione troppo disinvolta dei rapporti con il Gruppo Alfieri.

Come Trapani, forse più di Trapani

Il caso Brescia, nei numeri e nelle modalità, ricalca perfettamente quello del Trapani Calcio. In entrambi i casi:

  • sono stati utilizzati crediti inesistenti;

  • i crediti provenivano dal Gruppo Alfieri SPV;

  • i club hanno versato cifre consistenti (fino a 267 mila euro nel caso Trapani);

  • la giustizia sportiva ha già inflitto otto punti di penalizzazione.

Ma ora il caso Brescia va oltre lo sport. Se l’inchiesta penale dovesse dimostrare una responsabilità dolosa, non si tratterebbe più solo di elusione. Si aprirebbero scenari più gravi: riciclaggio, autoriciclaggio e truffa fiscale