Dove c’è sanità, c’è politica. E spesso, anche affari, clientele e corruzione. È questo il quadro tracciato dall’inchiesta che ha terremotato la sanità siciliana: un sistema che, secondo la Procura, avrebbe gestito appalti per 130 milioni di euro, favorito assunzioni e determinato nomine strategiche grazie a una rete di relazioni politiche, imprenditoriali e istituzionali.
Al centro dell’indagine il commercialista Antonino Sciacchitano, definito dalla gip «un capo, un leader riconosciuto internamente ed esternamente», ritenuto «la mente del comitato d’affari» che agiva per condizionare bandi, dirigenti e finanziamenti pubblici.
«Con significativa spregiudicatezza, elevata dimestichezza e non trascurabile disinvoltura – scrive ancora la gip – ha piegato l’esercizio della funzione di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio ai propri scopi personali e a quelli del gruppo imprenditoriale di volta in volta spalleggiato, con sistematico mercimonio dei pubblici poteri e sicura compromissione dell’interesse pubblico».
Insomma, Sciacchitano e i faccendieri senza la politica non avrebbero potuto usare la sanità come casa propria. Per questo l’inchiesta potrebbe non concludersi qui.

Si parla di un sistema che non avrebbe potuto funzionare senza l’appoggio della politica. Come quando viene tirato in ballo l’ex manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, al centro di “Sorella sanità”, l’altra tangentopoli della sanità scoppiata qualche anno fa: «… io e te abbiamo fatto in modo… attraverso rapporti politici eccetera eccetera… di farlo arrivare alla… nomina di direttore… eee… in realtà è vero! Noi però non lo facevamo perché… eee… per altruismo… ma perché avevamo secondi fini», dice in un’intercettazione Giovanni Cino, collaboratore di Sciacchitano, riferendosi alla nomina di Damiani al vertice della Centrale unica di committenza.
Ma la politica, sappiamo, sa avere tante facce. E ieri una di queste è scesa in piazza a protestare, a Palermo, contro l’ultimo scandalo e contro il governo Schifani.
E’ Giuseppe Conte che ha guidato il corteo per difendere il diritto alla Salute e a chiedere una “Sanità X tutti”.
In piazza c’erano i vari esponenti regionali del Movimento Cinque Stelle, il senatore Roberto Scarpinato e l'eurodeputato Giuseppe Antoci. Presenti poi i rappresentanti di PD, Avs, Controcorrente, Cgil, Sinistra Futura, Prc, Pci, Psi, PeR e gruppi civici.
Il M5S
Gli esponenti del M5S hanno ribadito di essere in piazza perché “Giorgia Meloni su questo tema sta compiendo il più feroce dei tradimenti sulla pelle degli italiani. Le liste d'attesa sono interminabili, i reparti chiudono, il personale sanitario è stremato e lasciato solo. Mentre si stanziano miliardi per le armi, nessuno investe in ospedali, medici, cure. Eppure la richiesta dei cittadini è chiara: salute, non spese militari. Siamo qui per ribadirlo con forza. La Sanità pubblica non si tocca. Si finanzia, si rafforza, si rispetta”.
E poi ancora: "Oggi ci tenevo a essere qui con voi perché possiamo progettare qualsiasi futuro per noi e i nostri figli ma se non c'è il diritto alla salute non c'è niente. Dobbiamo garantirlo a tutti. Ce lo assicura la nostra Costituzione, che prevede la possibilità di garantire un servizio universale a tutti. Se sono in Sicilia non devo essere svantaggiato rispetto a un cittadino della Lombardia o del Veneto, siamo tutti della stessa patria. E uso non a caso, una parola di cui si riempie la bocca il governo di Giorgia Meloni. Non sei un patriota se non assicuri cure efficienti a tutti i cittadini italiani e qui in Sicilia la sofferenza è incredibile". Nuccio Di Paola, coordinatore regionale, ha detto no alla politica in Sanità: “La salute e la sua tutela devono essere messe al primo posto. Dobbiamo fare subito qualcosa per invertire la rotta di questo sistema col navigatore puntato verso il precipizio a cominciare dalla guerra contro le immortali e immorali liste d'attesa che Schifani ha azzerato solo a chiacchiere, ma che in effetti continuano ad essere più vive che mai. O questo governo fa immediatamente qualcosa di concreto o deve andare subito a casa’'.
Il PD
In piazza ci sono anche gli esponenti del Pd, Anthony Barbagallo, segretario regionale, ha ribadito la necessità di costruire l’alternativa alla destra: “In Sicilia purtroppo quel principio dell'universalità del servizio sanitario nazionale sancito dall'art.32 della Costituzione è lontano anni luce. Gli anni del centrodestra al governo sono stati contraddistinti da scandali colossali come quello del ritardo dei referti istologici all'asp di Trapani, o l'immagine della gamba immobilizzata con il cartone che evoca scenari che non si vedono neanche negli ospedali di guerra. Noi crediamo invece che serve un modello nuovo”. Insieme il PD al M5S si dice pronto a superare tutti i disastri del centrodestra: "Il Partito democratico siciliano ha aderito con convinzione alla manifestazione promossa dal M5s. Lo abbiamo fatto perche' crediamo fermamente che da questo palco si costruisce l'alternativa alle destre in Sicilia. Perche' siamo padroni del futuro. Il passato e' alle nostre spalle. Serve un modello nuovo che passi dalla scelta dei manager migliori. Basta con questo ammiccamento dei manager scelti solo perche' hanno una tessera di partito, hanno sostenuto i soliti ras dei voti, o gestiscono pacchetti elettorali". Per Barbagallo i manager vanno scelti con un metodo nuovo: “Se vinceremo le elezioni verranno scelti i manager migliori, in base al curriculum e secondo una selezione pubblica. Il modello che si sta facendo avanti in Sicilia in questo tempo è quello in cui le segreterie politiche dei deputati compulsano direttamente le strutture sanitarie per agevolare una visita medica o un controllo al pronto soccorso. O, peggio ancora, ci sono una serie di operatori sanitari che utilizzano il proprio ruolo (pagato con i soldi dei contribuenti) per costruire consenso. Alcuni casi celebri: come i componenti delle commissioni per valutare l'invalidità civile candidati nello stesso comune dove operano. E ancora: i remuneratissimi direttori sanitari o amministrativi o componenti della direzione sanitaria o amministrativa che - senza rossore - si candidano a sindaco in uno dei comuni dell'azienda territoriale per cui lavorano''.
Leoluca Orlando(AVS)
L’eurodeputato ha sottolineato come la Sanità sua oggetto anche di affari illeciti, corruzione e clientelismo: “Mentre la magistratura cerca di far rispettare la legge, il governo Schifani, Cuffaro, Fratelli di Italia e Lega Salvini persistono in un atteggiamento che va dal rifiuto di interventi strutturali e finanziari per la sanità pubblica alla complicità politica nei riguardi di clientele, corruzione e affari illeciti. Una volta per tutte rispondano all’Ars delle proprie responsabilità”.
Mannino (CGIL)
Presente in piazza il segretario regionale della CIGL, Alfio Mannino: “Diciamo basta a politiche clientelari, finalizzate al consenso, e alle ragioni di schieramento. Occorre restituire efficienza al sistema pubblico cominciando con le nomine che devono essere guidate esclusivamente da principi di competenza. E’sconcertante il continuo emergere di falle nel sistema e di illegalità e corruzione. E le inefficienze che colpiscono i cittadini rendendo di fatto inesigibile il diritto alla salute”.
L’intervento di Forza Italia
Il coordinatore regionale Marcello Caruso con una nota ha dichiarato: “L’esperienza sanitaria del governo Conte si misura dalle parole con cui il ministro Giulia Grillo debuttò: “Abbatteremo le liste d’attesa, aumenteremo le risorse del Servizio sanitario nazionale, cambieremo le regole per la nomina dei primari, rivoluzioneremo l’assistenza territoriale grazie alla digitalizzazione. A distanza di tempo, agli annunci non ha fatto seguito una vera trasformazione”.
Per Forza Italia Sicilia “ Le liste d’attesa sono lievitate al punto da indurre l’esecutivo nazionale attuale a varare provvedimenti straordinari; il Fondo sanitario non è stato rafforzato; le norme sui primari sono cambiate quando Conte era già ai margini della politica; la riforma dell’assistenza territoriale – compresa la digitalizzazione – è oggi nelle mani del governo Meloni. Di quell’esperienza restano soprattutto i lunghi lockdown, le zone rosse “fluide”, disposizioni spesso contraddittorie che hanno disorientato il Paese e portato all’apertura di inchieste sull’uso dei fondi Covid”.
Poi la difesa di quanto fatto dal governo regionale guidato da Renato Schifani: “Sul versante opposto il governo Schifani ha rimesso in moto 1,5 miliardi di euro bloccati da anni: il polo pediatrico di Palermo, dopo un decennio di stasi è vicino all’aggiudicazione, l’onco-ematologico del “Cervello” è in gara; seguiranno il nuovo policlinico di Palermo, l’Ircss Bonino-Pulejo e il nuovo ospedale di Siracusa. Intanto, in tutta l’isola sono stati aperti nuovi pronto soccorso e reparti di terapia intensiva e sub-intensiva; oltre 9 mila precari sono stati stabilizzati; risorse e norme mirate hanno affrontato l’emergenza giovanile del “crack”. La Regione – conclude- ha quintuplicato i fondi per la digitalizzazione, capitolo rimasto lettera morta con Conte, e sta realizzando, nei tempi ministeriali, case e ospedali di comunità. È stata riattivata la cardiochirurgia pediatrica al Civico e mantenuta quella di Taormina. Gli obiettivi, dunque, sono chiari e i risultati concreti. Ne è prova l’impegno sulle liste d’attesa: i 90 milioni già investiti da Schifani non bastano ancora a colmare il deficit ereditato, ma indicano una direzione precisa”.