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17/06/2025 14:07:00

Trapani, arriva il dissalatore mobile. “È una risposta concreta all’emergenza idrica in Sicilia”

Un convoglio di container per dissalare l’acqua di mare e restituirla potabile. Non è una scena da film distopico, ma il nuovo capitolo della (lunga) crisi idrica in Sicilia. Domani, 18 giugno, sarà installato a Trapani uno dei tre dissalatori mobili voluti dalla Regione Siciliana per affrontare l’emergenza siccità.

Insieme agli impianti destinati a Gela e Porto Empedocle, il dissalatore trapanese fa parte di un intervento strategico – almeno sulla carta – per garantire un po’ più di sicurezza idrica all’Isola. Finanziato con fondi regionali per 100 milioni di euro, è stato realizzato in tempi record: appena 120 giorni.

Come funziona il dissalatore?

L’impianto mobile produrrà 96 litri d’acqua potabile al secondo, utilizzando tecnologie a osmosi inversa e filtri avanzati. Un piccolo miracolo ingegneristico racchiuso in una ventina di container, pronti a essere collegati alla rete idrica cittadina da Siciliacque, la società partecipata dalla Regione e da Italgas.

Ma attenzione: non è la soluzione definitiva. Parola del presidente Renato Schifani, che rivendica la scelta politica ma avverte: «Non basta. Il dissalatore è parte di un piano più ampio da oltre 100 milioni per pozzi, acquedotti, impianti di sollevamento e reti. La vera sfida è rendere la Sicilia più resiliente».

Una corsa contro la sete

Il progetto è coordinato dalla Struttura commissariale per la siccità, guidata da Dell’Acqua, e realizzato da Acciona Agua, multinazionale spagnola leader nel trattamento acque. Il direttore italiano di Acciona, Pietro Tota, rivendica il successo tecnico: “Tre impianti consegnati in 120 giorni. Un record, con impatto ambientale minimo e consumo energetico ridotto”.

Intanto Siciliacque continua a investire: oltre 250 milioni di euro già stanziati per rafforzare le cosiddette “dorsali” idriche regionali. Si tratta di acquedotti, sorgenti e potabilizzatori che ogni anno distribuiscono 70 milioni di metri cubi di acqua a 1,3 milioni di siciliani. Un’infrastruttura estesa su quasi 2.000 chilometri, che però fa ancora acqua da tutte le parti – in senso quasi letterale – tra dispersioni, tubature vetuste e manutenzioni a singhiozzo.

La domanda vera

L’arrivo del dissalatore a Trapani è una buona notizia? Sì, se lo si considera un primo passo. No, se ci si accontenta. La vera domanda è: questa svolta sarà l’inizio di una nuova politica idrica per la Sicilia, o solo l’ennesima “pezza” emergenziale su un sistema malato da decenni?

Il dubbio resta. L’acqua, per ora, no.