Il Comune di Marsala non ha ancora assegnato una nuova sede al Centro Antiviolenza "La Casa di Venere". Il contratto di comodato d'uso della precedente sede è scaduto e l’amministrazione Grillo non riesce a trovare, almeno questa sarebbe la giustificazione, nuovi locali.
Il centro, quindi, si trova nella condizione di non avere uno spazio fisico nel quale svolgere le proprie attività di supporto alle donne vittime di violenza. In passato, "La Casa di Venere" ha ricevuto supporto da varie realtà locali, tra cui una sede politica che gli aveva concesso uno spazio in comodato d'uso.
Tuttavia, questa soluzione era temporanea e ora il centro è nuovamente alla ricerca di una sede. La situazione attuale rende difficile per il centro continuare a fornire il suo importante servizio alla comunità.
Con i suoi operatori (psicologhe, avvocati e altre professionalità) la “Casa di Venere” è degli attori fondamentali dello “Sportello per l'accoglienza, l'ascolto e l'assistenza in favore delle cosiddette fasce deboli della popolazione e delle vittime di violenza di genere” istituito il 10 dicembre 2019 dalla Procura della repubblica di Marsala, con le firme degli allora sindaco e procuratore, Alberto Di Girolamo e Vincenzo Pantaleo.
E il protocollo d’intesa tra Comune, Procura e associazione “Casa di Venere” è stato rinnovato poco più di un anno fa, quando il procuratore Fernando Asaro, il sostituto “anziano” Roberto Piscitello (coordinatore Area D - fasce deboli), il sindaco Massimo Grillo e Francesca Parrinello (“Casa di Venere”) hanno concordato le modalità di svolgimento del servizio, che viene ospitato in un'area dedicata messa a disposizione dalla Procura, cui è affidato il coordinamento del servizio. La gestione dello “Sportello Antiviolenza” è affidata proprio all'Associazione “Casa di Venere”, organismo composto da professioniste (avvocatesse, psicologhe, etc.) in possesso di competenze nel settore dell'assistenza alle vittime di violenza di genere. Attività che svolgono gratuitamente. Il Comune ha predisposto un numero verde (800 300 006), ma di una sede per l’associazione, parte civile in diversi processi con l’avvocatessa Roberta Anselmi, ancora neppure a parlarne.