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23/06/2025 06:00:00

Da Castelvetrano il NO del consiglio aperto all’assedio di pale eoliche e pannelli, “Bloccare le speculazioni”

 Il consiglio comunale aperto di Castelvetrano, giovedì scorso ha detto no alla proliferazione di impianti eolici e fotovoltaici che minacciano il paesaggio e l’assetto economico del territorio.

L’iniziativa, che si è tenuta a Castelvetrano giovedì scorso, è stata promossa dal Comitato Cittadinanza Attiva della città, insieme a Codici Ambiente, al FAI e ad altre associazioni e cittadini. Oltre ad essere stata molto partecipata, ha visto la presenza di numerosi sindaci della Valle del Belìce, deputati regionali, rappresentanti di associazioni ambientaliste e cittadini comuni.

 

Tutti hanno concordato sull'urgenza della transizione energetica per contrastare il riscaldamento globale, ma è emersa con forza la necessità di trovare un “giusto equilibrio” con la salvaguardia del paesaggio, agricolo, naturalistico e archeologico della Sicilia. Secondo Codici Ambiente tale transizione dovrebbe avvenire nel rispetto della legge e dell’ambiente, tutelata dalla Costituzione.

 

La preoccupazione è per l’invasione delle pale eoliche, alcune alte fino a 200 metri, e delle grandi distese di pannelli fotovoltaici che rischiano di deturpare in modo irreparabile il territorio e mortificarne l’economia, incidendo pesantemente sul futuro degli agricoltori.

Marco Campagna del PD ha sottolineato come il territorio del Belìce abbia investito ingenti risorse nel turismo, nell’agroalimentare, nei percorsi naturalistici e archeologici, non meriti di aver sacrificata la propria identità.

Gli esempi concreti non mancano, come gli impianti collocati a ridosso di siti archeologici quali la torre di Bigini e le vasche selinuntine. E se a Castelvetrano tali impianti impegnerebbero la vista del paesaggio al 40%, a Partanna si arriverebbe al 70%.

Un documento presentato durante il Consiglio ha rilevato anche che, considerando gli impianti già realizzati e le autorizzazioni concesse, le province di Trapani e Agrigento avrebbero già superato di ben quattro volte gli obiettivi imposti dai programmi energetici nazionali e regionali. Perché dunque sottrarre ancora suolo all’agricoltura? È forse “un business che fa bene alle multinazionali che ricevono finanziamenti dalla Comunità europea aldilà se servono o meno"?

 

Accorato l’intervento di don Giuseppe Undari, arciprete di Castelvetrano, che si è soffermato sull’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco e sul rispetto dell’ambiente per le future generazioni, rilevando che l’installazione a dismisura di pale eoliche non apporterà ricchezza al territorio. E che anzi, il paesaggio e il patrimonio culturale siano stati “depredati da impianti con notevole impatto visivo e dal vuoto legislativo dello Stato”, senza alcun vantaggio per il clima, l’economia locale, le bollette energetiche o l’occupazione.

 

Già da mesi, intanto, su iniziativa della sindaca di Montevago Margherita La Rocca, i sindaci della Valle del Belìce hanno intrapreso una “battaglia di difesa dei territori” dall’invasione delle pale eoliche, attraverso il “manifesto dei tredici sindaci”, in cui viene chiesta la sospensione delle procedure autorizzative per nuovi impianti, la revoca di quelle relative a cantieri non ancora avviati e l’individuazione da parte della Regione, tramite un apposito Piano, delle aree non idonee alla loro realizzazione. Tra i 13 sindaci però manca quello di Castelvetrano, Giovanni Lentini che, nel corso del consiglio comunale aperto ha motivato così la sua mancata sottoscrizione: “Io ho profondo rispetto per i sindaci che hanno firmato quel documento. Ma io non l’ho firmato perché è equivoco. Occorre invece fare una battaglia diversa. Bisogna chiedere allo Stato di determinare dei criteri oggettivi da fornire a tutte le regioni, in base ai quali possano individuare con i loro atti (verificando la corrispondenza dei criteri con la loro realtà territoriale) le aree idonee dove si possono realizzare pannelli fotovoltaici e pale eoliche”.

 

In realtà, proprio per prevenire ulteriori installazioni, Codici Ambiente, nel maggio scorso, aveva sollecitato il presidente della Regione Siciliana ad individuare le aree idonee e non idonee per le fonti di energia rinnovabile, in conformità a un decreto del Ministro dell’Ambiente del 21 giugno 2024, chiedendo anche di verificare se gli impianti già realizzati in provincia di Trapani siano in linea con gli obiettivi di sicurezza ed efficienza energetica previsti dalle direttive europee e dalle  leggi nazionali.

Però, una recente sentenza del TAR Lazio ha annullato parte dell’articolo 7 di questo decreto ministeriale, col risultato che questa prerogativa del Governo regionale non è più esercitabile.

 

Questo ha creato una situazione di incertezza e un vuoto normativo che, secondo Codici Ambiente, potrebbe favorire la creazione di altri parchi eolici o fotovoltaici in luoghi assolutamente inappropriati, vocati per l’agricoltura o il turismo, o che stravolgono il paesaggio e l’ambiente.

Senza contare che le società del settore potrebbero accelerare i progetti incompiuti in virtù di una nuova normativa che un domani potrebbe fermarli.

Ecco perché sarebbe “opportuno sollecitare gli organi preposti ad intervenire urgentemente per evitare l’aggravarsi ulteriore della situazione ambientale che potrebbe diventare catastrofica”. E nel frattempo? L’auspicio di associazioni come Italia Nostra è che il Consiglio Comunale si faccia interprete dell’invocazione giunta dalla cittadinanza, trovando il modo di “bloccare le speculazioni in corso”.