Giusy Piccione, ha consegnato le sue dimissioni, come espressione del partito Fratelli d’Italia, che ha deciso di ritirare i suoi assessori e passare all’opposizione.
La posizione della Piccione viene ribadita in una lunga lettera, la militante meloniana è ascrivibile all’area di Nicola Catania.
La coerenza a fasi
L’ex assessora dice di essersi adeguata alla “coerenza” espressa dalla segreteria provinciale di Fratelli d’Italia. Una coerenza non coerenza. Per chi dimentica in fretta basta tornare un passo indietro: Fratelli d’Italia si presenta alle elezioni del 2020 con candidati in lista: Rosanna Genna e Pino Ferrantelli. I due lasciano poco dopo per frizioni con i vertici di partito, che hanno deciso di indicare assessore in giunta Michele Milazzo, oggi lontanissimo dalle posizioni di Fratelli d’Italia, anche lui come altri deluso da un partito che non comunica ma assume decisioni in maniera unilaterale o per corrente.
Dopo Milazzo è arrivato Ignazio Bilardello, voluto da Lele Pugliese consigliere comunale. Oggi Bilardello prende le distanze dal partito, in particolare da Nicola Catania, e resta in giunta. Rapporti chiusi pure con i consiglieri.
Piccione era in giunta da circa un anno, avevano i meloniani preteso e ottenuto la delega alle Politiche Sociali: “Fratelli d’Italia-dice- ha sempre lavorato con serietà per il bene della città. Personalmente, ho assolto il mio incarico con senso del dovere e con la convinzione di agire nell’interesse della comunità. L’esperienza maturata nel ruolo di Assessore alle Politiche Sociali mi ha arricchita professionalmente e umanamente, permettendomi di conoscere in profondità la macchina amministrativa e le sue dinamiche. Il mio impegno non si esaurisce con queste dimissioni. Continuerò a lavorare per Marsala con determinazione, serietà e spirito di servizio. Rivolgo un sincero ringraziamento a tutte le persone che hanno collaborato con me durante questo anno, agli uffici, ai cittadini e a chi ha sostenuto il mio operato”.
Quattro anni di fatti propri
Fratelli d’Italia dopo 4 anni e mezzo di giunta decide di lavarsi le mani e di uscire dall’amministrazione e pure di passare all’opposizione. Dopo 4 anni e mezzo in cui si sono fatti i fatti propri, facendo la più becera campagna elettorale con soldi pubblici, decidono di archiviare l’esperienza. Sono i meloniani, in particolare il duo Pugliese-Catania, ad avere voluto ogni anno la sponsorizzazione del kitefest, tanto da non prendere alcuna posizione sulla questione dello Stagnone. Hanno fatto la loro politica accanto al sindaco e solo ora si svegliano decidendo di passare all’opposizione. Coerenza.
Ed è mortificante per la politica vera leggere le parole del consigliere comunale Giancarlo Bonomo: "L’uscita di Fratelli d’Italia dalla maggioranza rappresenta una scelta chiara, matura e pienamente coerente con la linea definita nel congresso cittadino del partito. Una linea che non è frutto dell’estemporaneità, ma di un confronto aperto e partecipato, culminato in una mozione che ho contribuito a costruire e sostenere. Abbiamo sempre lavorato con spirito costruttivo e senso delle istituzioni, nella consapevolezza che le scelte politiche richiedano visione, metodo e coerenza. Una scelta importante, resa ancora più naturale da un quadro politico che non lasciava spazio a incertezze. Adesso si apre una fase nuova, che richiede lucidità, coerenza e responsabilità . Ed è da qui che bisogna ripartire”.
Magari bisognerebbe ripartire soprattutto dalla serietà, che in politica ultimamente scarseggia.
Bonomo dovrebbe raccontare le cose per come stanno e non mistificare. Arriva in Fratelli d’Italia solo dopo essere stato eletto nella lista di Michele Gandolfo, che alle ultime regionali, 2022, appoggia il candidato Nicola Catania, successivamente ad elezione avvenuta si consuma il passaggio di Bonomo. Confetti e cin cin.
Le lezioni, pertanto, che Fratelli d’Italia vorrebbe dare di coerenza e di politica sono una accozzaglia di parole messe insieme, per giustificare le mosse elettorali successive.
Verso il 2026
Tutti i partiti del centrodestra continuano a dire che l’esperienza Massimo Grillo è superata e bisogna andare oltre. A deciderlo soprattutto i segretari provinciali che, ad eccezione di Eleonora Lo Curto, che conosce bene le dinamiche del territorio, nessuno è della città. Quindi si muovono per posizionamento elettorale, guardando alle future regionali. Andando oltre Grillo il centrodestra non ha un nome su cui convergere. Ne ha più di uno, e non sono d’accordo sulla sintesi.
Qualcuno ha già chiesto a Giulia Adamo di fare un passo avanti per la candidatura; la DC, quella ufficiale, punterebbe su Nicola Fici ma solo aggregando le sigle del centrodestra. Nel frattempo il presidente della Regione, Renato Schifani, punterebbe su Salvatore Ombra, è questo il solo nome che si fa a Palermo, con buona pace di tutti. Ma la figura è divisiva, così ad esempio non ci starebbe la Lega.
E poi c’è Enzo Sturiano, che piaccia o meno, è la figura che determina il sindaco, che potrebbe tra l’altro decidere, ci sta già pensando, di fare non uno ma 10 passi in avanti e scommettere sulla sua candidatura.
Con chi starà Fratelli d’Italia? E’ tutto un “vediamo”, perché nel frattempo dall’altra parte c’è Andreana Patti, che è sostenuta dal mondo del centrosinistra, e non tutto, ma che si presenta come civica, godendo di rapporti personali con uomini del centrodestra, che certamente la appoggeranno. In questo mix si potrebbero registrare spaccature, dunque qualcuno così “duro e puro” di partito potrebbe finire in una lista civica. Ed è coerenza, quella dell’elezione.