Anche Rifondazione Comunista rompe il silenzio in vista delle elezioni amministrative del 2026 a Marsala. E lo fa, come suo solito, andando controcorrente. Altro che "valzer dei nomi", dice Davide Pastore, segretario provinciale del PRC di Trapani: qui il tema non è chi, ma per cosa si candida.
Il partito della falce e martello parte da un punto fermo: il campo largo dei movimenti per la pace, dei comitati contro l’autonomia differenziata, delle battaglie per i diritti dei lavoratori. Esperienze che – anche a Marsala – hanno creato una rete civica e politica alternativa alla maggioranza che ha governato fin qui la città, portandola – secondo Pastore – «allo stallo amministrativo e allo sfascio politico».
Un’accusa chiara a chi, oggi, prova a riciclarsi. «Sulla stampa leggiamo che quella stessa coalizione di governo ora si presenta come “vergine”, come se non avesse alcuna responsabilità nel degrado in cui versa la città», afferma il segretario del PRC, con un tono che non lascia spazio a interpretazioni.
E mentre in città si rincorrono i soliti nomi – alcuni già noti, altri in cerca di una seconda giovinezza politica – Rifondazione ribadisce che non parteciperà al gioco delle figurine. «Marsala può esprimere candidature di valore e grande serietà – spiega Pastore – ma oggi è il tempo del “per quale Marsala”, non dei candidati. Prima i temi, poi i programmi, poi le alleanze. Solo alla fine i nomi».
Un percorso lento? Forse. Ma più coerente, secondo il PRC, rispetto a quello delle "sommatorie di sigle" e dei simboli cuciti addosso a carriere personali più che a visioni collettive.
Per questo, il 7 luglio, Rifondazione presenterà il suo Progetto Marsala: «Non sarà un semplice programma elettorale – assicura Pastore – ma una proposta di lavoro politico e sociale, dentro e fuori le istituzioni. Un progetto aperto al contributo delle forze della sinistra cittadina».
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