E' approdato a pubblico dibattimento, in Tribunale, a Marsala, il processo al 26enne tunisino Mohamed Alì Khalifa, lo scorso mese rinviato a giudizio dal gup Sara Quittino per il tentato omicidio del 53enne Mounir Mhadhbi, residente in contrada Scacciaiazzo, che il 20 luglio dello scorso anno, a Strasatti, fu colpito al capo con una pesante arma bianca (un’accetta o una mannaia).
Intanto, subito dopo il rinvio a giudizio, l’avvocato Vito Daniele Cimiotta ha preannunciato una richiesta di perizia sulle intercettazioni effettuate dalla polizia che poi hanno portato all’individuazione del 26enne tunisino. Secondo il legale, infatti, essendo i dialoghi intercettati tutti in lingua tunisina, qualche frase potrebbe non essere stata ben compresa. Potrebbe, dunque, esserci qualche errore per incomprensione nella traduzione. “Non sono stato io a colpire in testa il mio connazionale – si è difeso l’imputato davanti al giudice Quittino - Io anzi sono stato ferito ad una gamba e mi sono risvegliato in ospedale. C’erano sette o otto persone che stavano litigando tra di loro. Magari sarà stato qualcuno di loro”. E per sottolineare la gravità della ferita subita alla gamba, Khalifa ha aggiunto che per cinque mesi, in carcere, per muoversi ha dovuto utilizzare le stampelle. Per questa vicenda, Mohamed Alì Khalifa è stato rinchiuso in carcere in custodia cautelare. E non ha potuto usufruire dei domiciliari perché senza un’abitazione. Titolare del procedimento è il sostituto procuratore Giuseppe Lisella.