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03/07/2025 20:31:00

Tre anni senza Daouda: la verità sepolta nel cemento del silenzio

Tre anni fa, Daouda Diane, operaio ivoriano e mediatore culturale, scompariva ad Acate (Ragusa) dopo aver gridato al mondo: «Qui il lavoro è morte». Il suo crimine? Aver filmato se stesso, senza casco né protezioni, dentro una betoniera della Svg, in una giornata di allerta caldo. Aver denunciato lo sfruttamento dei braccianti. Aver osato chiedere dignità. Da allora, di lui non resta che un video e una domanda: quanto vale la vita di un migrante in questo Paese?

 

 

L’ultimo video: una condanna

Quel pomeriggio del 2 luglio 2022, Daouda invia ai familiari le prove di un sistema marcio: immagini di turni estenuanti in un’azienda di calcestruzzi dove nessuno controlla le norme di sicurezza. “Siamo trattati come schiavi, qui si muore”, dice nel filmato. Poi, il vuoto. Le indagini partono in ritardo, tra ipotesi di allontanamento spontaneo e sospetti mai verificati. Intanto, la moglie e il figlio in Costa d’Avorio aspettano ancora un segno.

 

Attivista scomodo

Daouda era un lavoratore ben inserito: svolgeva un impiego part-time come mediatore culturale in un centro di accoglienza e lavorava saltuariamente per l'azienda Svg, sebbene senza regolare contratto. Si dedicava anche ad aiutare altri lavoratori stranieri vittime di sfruttamento, in particolare i braccianti agricoli delle campagne ragusane. La sua esperienza diretta lo rendeva pienamente consapevole delle gravi carenze in materia di sicurezza e salute sul lavoro, sia nel settore edile che in quello agricolo.

 

Lo Stato che non risponde

Tre anni dopo, le indagini sono a un punto morto. La Cgil accusa che si rischia l’archiviazione del caso, e con essa la verità: “la fine di ogni speranza di conoscere la verità e avere giustizia per Daouda, la sua famiglia e per noi tutti. Siamo impegnati perché non cali l’oblio sulla vicenda e si arrivi alla verità”.

 

Intanto, nelle campagne di Ragusa:

  • - Braccianti pagati 3€ l’ora lavorano sotto il sole a 40°C;

  • - Nessun sindacato entra nei cantieri della Svg;

  • - Le vittime dello sfruttamento finiscono in archivi polverosi, senza giustizia.

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"Per la scomparsa di Daouda non ci sono spiegazioni se non quelle legate al suo attivismo e alla sua azione di denuncia”, affermano il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino, Peppe Scifo (Dipartimento Immigrazione Cgil nazionale) e il segretario generale Cgil Ragusa Giuseppe Roccuzzo. 

 

Appello dalla Costa d'Avorio: la moglie di Daouda Diane chiede giustizia

“Sono Awa. La moglie di Daouda. Voglio giustizia, aiutatemi per fare luce su quello che è successo a Daouda e sulla sua sparizione. Ho fiducia e conto sulla giustizia.”

Con queste parole commosse, il 23 maggio del 2023, la moglie dell'ivoriano Daouda Diane ha incontrato Luigi Ciotti e una delegazione di Libera a Grand Bassam, in Costa d'Avorio.

 

L'incontro, toccante, si è svolto nell'ambito della prima Assemblea della rete Place promossa da Libera, che riunisce rappresentanti di oltre 40 realtà da 16 Paesi africani. Awa ha ricordato come Daouda fosse partito per l'Italia per lavorare e costruire un futuro migliore per la famiglia. Oltre al suo ruolo di mediatore, aveva trovato un secondo impiego presso l'azienda di calcestruzzi SGV di Acate, dove affrontava condizioni di lavoro durissime.

Da quel 2 luglio, però, di lui non si sa più nulla. Nonostante la Procura abbia aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere, a quasi un anno di distanza non ci sono ancora risposte.

 

“Abbiamo il dovere di continuare a cercare la verità – ha dichiarato Luigi Ciotti, presidente di Libera durante l'incontro- perché solo così si può costruire un percorso di giustizia. Una verità che passeggia per le vie di quella città. C'è chi sa, c'è chi ha visto. Lo dobbiamo a lei e alla sua famiglia e dobbiamo impegnarci tutti perché questo avvenga. Libera non la lascerà sola perchè Dauda è nostro fratello.”

 

Ma dopo anni dall’appello, ancora silenzio. Si cercano ancora delle risposte. 

 

L’appello di Libera oggi: “Tre anni di silenzio senza conoscere la verità. È una ferita enorme, chi ha visto parli, chi sa vada a denunciare”.

 

Contro l’oblio: la lotta continua

Per non dimenticare, la Cgil ha portato il 1° Maggio 2023 ad Acate, sotto i capannoni dove Daouda fu visto l’ultima volta. Oggi chiede una Giornata nazionale contro lo sfruttamento, perché quel video non resti un urlo nel vuoto.

 

Tre domande bruciano:

  • - Chi ha interesse a far sparire un testimone dello sfruttamento?

  • -  Perché le aziende coinvolte non sono mai state ispezionate?

  • - Quanti altri Daouda dovranno morire prima di un giro di vite?

 

La risposta è nelle nostre mani. Spezzare il silenzio è già rivoluzione.