Selinunte continua a sorprendere. E lo fa nel modo più potente e simbolico: riportando alla luce l’anima sacra della città arcaica, uno dei suoi luoghi più antichi e venerati. Durante l’ultima campagna di scavi sull’acropoli, è emerso l’adyton del Tempio R, considerato il primo edificio sacro in pietra dell’intero sito archeologico, risalente alla fine del VII secolo a.C.
Al centro della scoperta, un piccolo oggetto di straordinaria forza evocativa: un anello d’argento, offerto in epoca arcaica da una donna – forse una figura di alto rango – come gesto votivo alla divinità femminile protettrice della città. Un segno tangibile del legame profondo tra i primi abitanti di Selinunte e il culto di Demetra e Kore, divinità della fertilità e della rinascita.
Un deposito votivo intatto, con 300 oggetti rituali
L’anello è stato rinvenuto in un deposito votivo straordinariamente conservato, nascosto sotto il pavimento originario del santuario. Oltre al gioiello, il deposito conteneva almeno 300 oggetti: ceramiche pregiate, 27 punte di lancia, pesi da telaio e altri manufatti, alcuni dei quali ancora infissi nel terreno, a testimoniare pratiche rituali complesse e affascinanti.
Lo stato di conservazione dell’area è definito “sorprendentemente integro” dagli archeologi. I reperti emersi raccontano con forza la spiritualità che animava il sito sin dalle sue origini, attorno al 628 a.C., e confermano l’importanza simbolica e religiosa del Tempio R all’interno della città antica.
La porta del santuario, il pavimento sacro, la cuspide di lancia
Gli scavi, diretti dall’archeologo Clemente Marconi (New York University e Università Statale di Milano), si sono concentrati su due aree chiave:
- SAS W: l’angolo nord-ovest del santuario, dove è riemerso un accesso monumentale del V secolo a.C., con una stratigrafia intatta che attraversa oltre un millennio di storia, dalla fase pre-greca al Medioevo.
- SAS Y: il cuore del Tempio R, dove è stato riportato alla luce l’adyton – la parte più sacra del tempio – e la transenna che ne proteggeva l’accesso. Le fedeli, probabilmente donne, potevano deporre offerte dall’esterno, senza entrare nello spazio sacro.
Il culto femminile e le radici della città
La scoperta getta nuova luce sulle origini stesse di Selinunte. Secondo lo studioso Dieter Mertens, già in passato il precoce sviluppo del santuario urbano rappresentava un tratto distintivo della città: la comunità nasce attorno al culto, in un’area sacra che ne orienta la struttura e l’identità.
Con questa nuova campagna di scavi, Selinunte restituisce non solo reperti, ma una narrazione potente: una città fondata sul sacro, sul culto femminile e su rituali antichissimi, capaci oggi di parlarci ancora con la forza della pietra e dell’argento.