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04/07/2025 09:09:00

Parcheggi a Segesta, oggi la sentenza sullo scandalo che ha travolto ex sindaco e vigili

È attesa per oggi, 4 luglio, la sentenza del processo “Phimes”, che ruota attorno allo scandalo della gestione dei parcheggi nell’area archeologica di Segesta, uno dei siti più visitati della Sicilia. Otto gli imputati, tra cui l’ex sindaco di Calatafimi, agenti della Polizia municipale, e imprenditori, accusati di aver messo in piedi un sistema per favorire il monopolio privato del parcheggio a pagamento, a danno dei visitatori e della trasparenza amministrativa.

 

Il sistema Isca: monopolio occulto e multe facili

 

Secondo la ricostruzione della Procura di Trapani, il fulcro dell’inchiesta è Francesco Isca, imprenditore considerato il vero “dominus” dell’operazione. A lui sarebbe stato assicurato un vantaggio economico esclusivo grazie alla chiusura del parcheggio pubblico gratuito all’interno del Parco. La chiusura fu decisa, con un atto non protocollato e privo di competenza, dall’allora sindaco Vito Sciortino.

Al posto del parcheggio gratuito, i visitatori sono stati “dirottati” verso quello privato gestito dalla società Archeodromo, ritenuta riconducibile allo stesso Isca, che forniva anche un servizio navetta. A vigilare sull'efficacia del sistema, secondo gli inquirenti, c’erano anche alcuni vigili urbani, che avrebbero elevato multe a raffica a chi tentava di parcheggiare lungo la strada di accesso (la S.R. 22), e favorito l’assunzione di propri familiari nella struttura privata.

 

Le richieste del PM: condanne fino a 8 anni e mezzo

 

Nel corso dell’ultima udienza, il pubblico ministero Sara Morri ha depositato una memoria di 543 pagine e avanzato richieste di condanna pesanti:

  • 8 anni per Francesco Isca;
  • 8 anni e 6 mesi per Salvatore Craparotta, ex vicecomandante della Municipale;
  • 3 anni ciascuno per i vigili Leonardo e Vito Accardo;
  • 9 mesi per Giorgio Collura, ex comandante della Polizia urbana;
  • 3 anni per l’ex sindaco Vito Sciortino;
  • 2 anni ciascuno per Maria Giusy Craparotta e Giuseppe Ferrara, ritenuti prestanome di Isca nella gestione del parcheggio.

 

Il ruolo della Società Geografica Siciliana

 

A fare scoppiare il caso fu la Società Geografica Siciliana, presieduta da Massimo Mirabella, che denunciò le anomalie dopo un sopralluogo al Parco con docenti e ricercatori tedeschi. L'associazione è parte civile nel processo e ha già annunciato che userà eventuali risarcimenti per progetti di valorizzazione e promozione del Parco di Segesta, oggi diretto da Luigi Biondo.

“Ci hanno impedito di accedere al parcheggio pubblico, ordinandoci – senza divisa – di spostarci al parcheggio a pagamento. Da lì è partita la nostra denuncia”, ha dichiarato Mirabella.

 

Un processo simbolo

 

La sentenza attesa oggi metterà fine a un processo che rappresenta molto di più di una vicenda giudiziaria: è il simbolo di come in Sicilia, perfino intorno ai luoghi della cultura, si possano costruire sistemi di potere opachi e clientelari. Con la differenza che stavolta, a difendere la legalità, ci sono anche le associazioni culturali e i cittadini.