
Il caso Galvagno. L'ultimo scandalo che mette in crisi Schifani
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Il caso Gaetano Galvagno è politico, si tratta di un uomo che è certamente strutturato ma che ha pagato i rapporti con alcune donne, fameliche di “cultura”, soldi, visibilità, potere e postazioni.
Certamente erano interessate a ben altri scenari. Marcella Cannariato, vice presidente della Fondazione Dragotto e referente regionale per la Fondazione Bellisario, Sabrina De Capitani, portavoce del presidente dell’ARS e tutto fare, Marianna Amata componente della Fondazione orchestra sinfonica, oggi silurata. Tre donne che hanno portato le Istituzioni regionali nella burrasca, ridicolizzandole. Era per loro il bancomat il presidente dell’ARS, la Regione la mamma banca. E così via a confezionare eventi, a snocciolare incarichi, ad assumere amici, parenti, persone direttamente collegate, ad esempio, con Elvira Amata assessore al Turismo.
Queste tre donne non guardavano solo al profitto di oggi ma anche a quello che avrebbero potuto avere domani, magari con un Galvagno candidato presidente della Regione. Quanto ne sappia Galvagno delle mosse delle tre donne lo sanno gli inquirenti e le carte che hanno loro a disposizione.
Ma sì, qui il fatto è squisitamente politico e in molti non vogliono davvero vedere che quelle tre donne non erano un miracolo della politica ma una Apocalisse, una minaccia tripla che oggi lambisce tutto il parlamento siciliano e il governo. Tre donne ben piazzate, ben organizzate, e soprattutto ben finanziate. Con soldi pubblici. Hanno occupato gli eventi “culturali”, distribuito incarichi come fossero confetti alle nozze di una casta. Hanno capito tutto: il potere non si conquista urlando slogan femministi, ma colonizzando bandi e assessorati come generali in tailleur. E a Galvagno hanno servito, con la grazia letale, una tazza di tè avvelenato.
Cosa potrebbe accadere nello scenario politico.
Si racconta di un Renato Schifani molto amareggiato, che in termini pratici significa, per chi ha imparato a conoscerlo, lucida consapevolezza degli errori degli altri. Cioè, si salvi chi può. Troppi gli imbarazzi che ha dovuto fronteggiare. Il caso Luca Sammartino prima, poi il caso Di Mauro, nel frattempo il deputato Carlo Auteri, e poi adesso il caso dei casi: Galvagno, Amata e allegra compagnia.
Nei corridoi si dice che Schifani abbia un ottimo rapporto con il presidente dell’ARS, e il governatore conosce molto bene anche la Cannariato e la Dragotto Family.
Ad oggi tra parlamento e giunta sono 13 gli indagati, Angelo Bonelli a Palermo per il congresso regionale dei Verdi ha chiosato: “La presidente del Consiglio, Meloni, nonché leader di FDI, di fronte a questo scandalo che coinvolge, è zitta, come se quello che sta accadendo non la riguardasse. Di fronte a questa grande questione morale, il presidente della Regione, Schifani, dovrebbe trarne le conseguenze per salvaguardare la dignità delle istituzioni, portando la Regione alle elezioni anticipate”.
Nel frattempo Schifani sta facendo pressing sulla Amata, la vorrebbe dimissionaria, l’assessorato al Turismo ha creato tanti guai e i riflettori non si spegneranno adesso. Da uno scandalo all’altro questo governo non può più fare da cuscinetto a un partito, quello di Fratelli d’Italia, che in Sicilia ha problemi seri di classe dirigente. A Roma stanno cercando ancora di capire le mosse da fare, c’è tutto il parlamento siciliano che rischia la propria credibilità.
L’estate, la chiusura del parlamento, potrebbe mettere a tacere il chiacchiericcio, ma è pure possibile che ci sia un terremoto politico. E molti non escludono che si possa tornare a votare prima del 2027.
Nel frattempo le tre donne una cosa ce l’hanno insegnata: la vera parità è arrivata, anche le donne ormai possono abusare del potere come (e meglio) degli uomini. Queste non hanno rotto il tetto di cristallo, l’hanno sostituito con un attico vista fondi pubblici.

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