Il fiume in piena degli scandali in Sicilia
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E’ un fiume in piena, che non si arresterà a breve, quello dello scandalo che vede coinvolti pezzi di governo, numeri uno dei partiti, il presidente dell’ARS, deputati regionali, nazionali.
Il caso Galvagno vede poi un sottobosco di persone, che aveva potere in mano, che lo esercitava in maniera spregiudicata, che mirava ad accrescerlo, insieme al conto in banca.
Più che un caso Galvagno c’è un caso Sicilia, che è finita sotto scacco per mano di una manager, che certamente poco conosce del mondo della comunicazione e dell’informazione, dedita agli eventi e alla naturale propensione di rompere tutte le regole scritte e non scritte. Lo ha fatto, intendiamoci, con l’avallo di chi aveva intorno.
La Sicilia, la Fondazione Federico II, le Istituzioni trattate come una un pozzo da fondi pubblici per affari privati. Non c’è l’immagine dei singoli, se la vedranno con i partiti di riferimento e soprattutto con la magistratura, qui c’è l’immagine della Sicilia che è terra di scandali quotidiani. Alcuni dei quali irreparabili. E allora basterebbe questo per una presa di posizione chiara del presidente della Regione, Renato Schifani. Invece è il potere che difende il potere, che lascia (ancora?) che Sabrina De Capitani varchi la soglia dell’ARS. Ma le Istituzioni se non le difende un presidente chi le deve difendere? Schifani ha silurato l’esperto alla comunicazione per un errore di distrazione( vi ricordate il post copiato e incollato da chatgpt?), non muove un dito per questi scandali che stanno toccando il fondo più basso.
Scandalo dopo scandalo, ogni giorno viene servita una nuova intercettazione che non completa il puzzle ma ne restituisce un pezzettino. E’ un imbarazzo continuo a cui, prima o poi, si dovrà mettere mano per capire cosa fare.
Arroganza e potere sullo stesso binario
C’è una inadeguatezza politica? Si, c’è. Per affermarlo non c’è bisogno di alcuna magistratura, i partiti dovrebbero arrivare prima, il fatto è che sono composti da una classe dirigente che è famelica di arrivare, pensano pure di normalizzare la spregiudicatezza dei comportamenti.
Come sia possibile che un presidente dell’ARS chiami l’autista per farsi portare una porzione di patatine e tre kebab? Giovani al potere che pensano solo all’esercizio in maniera cinica. L’autista e l’auto blu come Glovo.
C’è una grande incapacità ad assumere il ruolo e a mantenerlo con rispetto per le Istituzioni. I meloniani, o meglio la classe dirigente dei quarantenni( per fortuna non tutti) hanno utilizzato quel carro vincente per essere seduti in prima fila e fare cose. Ma se poi queste cose le declini per questioni personali allora è un problema per tutti i siciliani. Sono un pò come i bambini che si confondono di fronte a un barattolo di Nutella da 5kg.
Uomo 6
E alla fine è venuto fuori il suo nome, seppure molti lo avevano già anticipato. Uomo 6 è Manlio Messina. E’ stato già assessore regionale al Turismo, ora deputato nazionale. Messina non è indagato.
C’è un filo conduttore per i meloniani: chiedono sempre la delega al Turismo, pure nelle amministrazioni comunali. Messina come ponte tra politica, imprenditoria, finanziamenti.
Tommaso Dragotto difende il suo nome
Ha 88 anni, una mente lucida e brillante, difficile tirargli un brutto tiro. Gli affari sono cosa sua. Ha creato il suo lavoro partendo da una sola autovettura, oggi la realtà Sicily by car è presente in Italia e in Europa. Ha un profilo diverso dalla moglie, da cui prende le distanze per i fatti giudiziari: se ha sbagliato è giusto che paghi, ha detto ad un giornalista. Il nome della sua azienda e quello suo non possono essere mischiati alla vicenda che tiene banco in queste settimane. Sono noti i rapporti di amicizia con il governatore Renato Schifani, oltre vent’anni, oggi situazione molto fredda a causa dei malintesi per il concerto di Gigi d’Alessio a Palermo, non era infatti presente a Villa Igea, per i 50 anni di matrimonio del presidente e della signora Franca.
Il caso Vitrano
Il deputato Gaspare Vitrano (FI), nel frattempo, risulta indagato per violenza privata nei confronti dell’allora dirigente medico Desirèe Farinella, per una questione legata all’ospedale dei bambini Di Cristina.
Il caso scoppiò pubblicamente per una lettera pubblicata dalla mamma di un paziente, ricoverato alla Nefrologia pediatrica, per la signora c’erano gravi disservizi. Dura fu la reazione di Schifani, che chiedeva ai vertici di adottare i provvedimenti necessari. Venne silurata la dottoressa Farinella, che però ha avuto la solidarietà pubblica dei suoi colleghi.
Pare che il deputato Vitrano avesse spinto la dottoressa a lasciare( doveva scegliere tra ferie e malattia), con delle pressioni chiare, tanto da configurare l’ipotesi di reato.
Le opposizioni
Di fronte a tutti questi scandali Ismaele La Vardera(Controcorrente) minaccia una mozione di sfiducia per Schifani e su Vitrano dice: “Una situazione assurda che mostra come la politica debba trovare a tutti i costi un agnello sacrificale quando i media sollevano delle problematiche. E bene, la Farinella è una di questa. Tutti hanno provato a convincerla a prendersi malattia senza che lei stesse realmente male e tra questi c’era anche l’onorevole Vitrano. Credo che Schifani debba delle scuse alla dottoressa che dopo aver subito minacce, mobbing ed essere uscita sui giornali è stata abbandonata dalle istituzioni. Io non ci sto e chiederò formalmente che la Farinella torni al suo posto. La seguo da tempo e sono stato uno dei pochi in aula a difenderla, la ringrazio per il coraggio di avermi consegnato anche gli audio”.
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