Schifani guarda al 2026: riforme, giunta da completare e scontro aperto sulla Finanziaria
Il presidente della Regione, Renato Schifani, guarda già al 2026 con l’obiettivo dichiarato di preparare il terreno al 2027, anno delle elezioni regionali. Programmi, riforme istituzionali e riassetto della giunta sono i cardini dell’agenda che la maggioranza intende affrontare nella prossima fase della legislatura.
Al centro del piano ci sono alcune riforme considerate strategiche: quella degli enti locali, l’abolizione del voto segreto all’Assemblea regionale siciliana, il riordino della dirigenza regionale e la riforma dei consorzi di bonifica. Le priorità sono state definite nel corso di un tavolo di maggioranza riunitosi nelle scorse settimane a Palazzo d’Orléans, sede della Presidenza della Regione. Un confronto che ha messo nero su bianco gli interventi ritenuti indispensabili per imprimere una svolta istituzionale e amministrativa.
Nell’agenda del 2026 rientra anche il completamento della giunta Schifani. Restano infatti ancora vacanti due assessorati, le cui deleghe sono attualmente trattenute ad interim dallo stesso presidente della Regione, dopo la revoca degli assessori in quota Democrazia Cristiana. Un assetto provvisorio che il governatore punta a superare in tempi brevi. Secondo quanto trapela dagli ambienti della maggioranza, sul tavolo non ci sarebbe soltanto la redistribuzione degli incarichi, ma anche l’ipotesi di una giunta interamente politica. Una scelta che segnerebbe un cambio di passo nella gestione dell’esecutivo e negli equilibri interni alla coalizione. Le prossime settimane, una volta chiusa la partita della Finanziaria, saranno decisive per capire se e come il governo regionale riuscirà a tradurre in atti concreti le riforme annunciate.
Intanto, però, la legge di Stabilità continua a dividere profondamente Aula e maggioranza. Le opposizioni fanno muro. Per la deputata del Movimento 5 Stelle Roberta Schillaci, “si naviga a vista e il rischio del caos è dietro l’angolo”.
La manovra, così come arrivata all’Ars, viene definita “una legge monstre”, con una pletora di norme ordinamentali e mance che, secondo l’opposizione, andrebbero stralciate. I Cinque Stelle spiegano di aver concentrato la loro azione su emendamenti a sostegno delle famiglie meno abbienti, delle persone fragili e per interventi di messa in sicurezza delle scuole.
Ancora più duro il capogruppo M5S Antonio De Luca, intervenuto in Aula durante la discussione generale: “La Finanziaria non è lo strumento per farvi i fatti vostri. È un’accozzaglia di articoli scollegati, senza visione e prospettive”.
Nel mirino anche la norma sulle liste d’attesa, accusata di limitarsi a monitorare i ritardi senza intervenire concretamente sull’aumento di visite ed esami.
Dal Partito Democratico arriva una critica altrettanto netta. Il deputato regionale Nello Dipasquale ricorda che il Pd ha presentato 295 disegni di legge, sottolineando come l’opposizione non si limiti alla contestazione ma lavori anche sulle proposte. “Schifani – afferma – ha dimenticato la sua indole liberale e si è spostato più a destra dei suoi alleati”. Per Dipasquale la legge di Stabilità va modificata, destinando maggiori risorse al diritto allo studio, alle aree interne, agli anziani, all’occupazione femminile e al sostegno delle piccole e medie imprese agricole, zootecniche e artigianali.
Sul fronte delle risorse, intanto, la Regione Siciliana incassa un risultato rilevante. Nel triennio 2026-2028 riceverà complessivamente 106,5 milioni di euro in attuazione dell’intesa tra lo Stato e le Regioni a Statuto speciale, recepita con un emendamento del governo alla manovra finanziaria. L’accordo è frutto di una trattativa diretta condotta dal presidente Schifani con il ministero dell’Economia e delle finanze per compensare le minori entrate regionali derivanti dalla riforma dell’Irpef.
Nel dettaglio, alla Sicilia sono destinati 43,5 milioni di euro per il 2026, 42,2 milioni per il 2027 e 20,8 milioni per il 2028. Le risorse saranno disponibili dopo l’approvazione della legge di Bilancio statale. “Si tratta di fondi fondamentali per riequilibrare gli effetti finanziari della riforma dell’Irpef sulle casse regionali – ha dichiarato Schifani – e per garantire respiro anche ai bilanci dei prossimi anni”.
L’intesa assume particolare rilievo anche alla luce dell’orientamento della giurisprudenza costituzionale, secondo cui lo Stato non è automaticamente tenuto a riconoscere risorse aggiuntive alle Regioni a Statuto speciale in caso di riforme fiscali. “Il tavolo di confronto con il ministero resta aperto – conclude il presidente – e il governo regionale continuerà a monitorare gli effetti delle riforme fiscali, valutando ulteriori interventi a tutela dell’equilibrio finanziario della Regione”.
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