Safina (Pd): “Fratelli d’Italia ha trasformato il potere in privilegio personale”
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Dario Safina, deputato regionale del Pd, l’inchiesta che scuote la presidenza dell’ARS mette a nudo un sistema che, se confermato, è da rabbrividire. Quali sono gli umori, chiederete le dimissioni di Gaetano Galvagno e dell’assessore Elvira Amata?
La domanda contiene già, in parte, la risposta. Ciò che emerge dall’informativa della Guardia di Finanza delinea un esercizio spregiudicato del potere, un sistema in cui l’autorità non viene utilizzata per governare processi, attività pienamente legittima, in quanto i cittadini hanno affidato alla coalizione di centrodestra il mandato di guidare la Regione, bensì per rafforzare posizioni personali, svincolandosi completamente dall’interesse collettivo. Si delinea con chiarezza una prassi riconducibile a quella che potremmo definire la “corrente turistica” di Fratelli d’Italia. E questo è un dato politico, indipendentemente dai possibili rilievi di natura penale. Non spetta a me stabilire se vi siano profili penalmente rilevanti, ma certamente, sul piano del modello di governo, quello che emerge è un meccanismo in cui una parte della politica tende ad appropriarsi delle istituzioni, trasformandole in strumenti di potere personale. Una dinamica che riteniamo assolutamente inaccettabile. È necessario avviare una riflessione seria su come vengano esercitate le funzioni pubbliche. Purtroppo, all’interno di una parte del centrodestra, in particolare in Fratelli d’Italia, si registra un preoccupante disprezzo per le regole e per il corretto esercizio delle responsabilità istituzionali. Ad oggi non abbiamo formalmente richiesto le dimissioni, ma abbiamo sollecitato un confronto politico profondo, nella speranza che possa avviarsi un cambio di passo. Naturalmente, qualora vi fosse un rinvio a giudizio, riteniamo doveroso che si proceda con le dimissioni non dal ruolo di parlamentare, ma dalle cariche istituzionali: per il presidente Galvagno e per l’assessore Amata. Ribadisco la piena condivisione della posizione espressa dal capogruppo del Partito Democratico: considerata la rilevanza politica della delega al Turismo,che ha rappresentato uno degli assi portanti del consenso di Fratelli d’Italia e che ha originato però anche vicende controverse, come See Sicily e Cannes, riteniamo opportuno revocare l’incarico all’assessore Amata e affidare quella delega a un’altra forza politica.
Quello che maggiormente tocca l’opinione pubblica è una serie di favori e di cose gratuite a personaggi che di certo non hanno problemi ad acquistare un biglietto. C’è una questione morale ed etica?
Ritengo che la questione non possa essere affrontata guardando dal buco della serratura. Ridurre il tema alla sola gratuità di un biglietto significherebbe sminuire il problema reale, che è ben più profondo e strutturale. La vera questione riguarda il modello con cui si esercitano le funzioni pubbliche. Il quadro che emerge è quello di un sistema spregiudicato, dominato da logiche di casta, in cui i meccanismi di potere vengono utilizzati non per governare legittimamente i processi, ma per alimentare rendite di posizione e clientele. Si tratta, dunque, di una questione politica di estrema gravità, che andrebbe affrontata con la massima serietà, a partire dal presidente della Regione Siciliana, il quale – se davvero intende apparire come una figura trasparente e credibile – dovrebbe prendere una posizione chiara e coerente. Al momento, non mi sembra che egli possa essere definito un “candido”, né ritengo lo diventerà, anche qualora decidesse di intervenire. Tuttavia, è evidente che da lui ci si attende una risposta forte e inequivocabile. Non è accettabile che trapelino indiscrezioni circa la richiesta di dimissioni dell’assessore Amata, per poi assistere a smentite che generano solo confusione. Questo alimenta un dibattito politico sterile, privo della profondità e del valore che sarebbero invece indispensabili in una fase così delicata.
La politica dovrebbe arrivare prima della magistratura. Ci si indigna sempre dopo. Tutti i partiti hanno difficoltà a creare una classe dirigente di sostanza. E’ un tempo buio, come si inverte la tendenza?
Mi piace concentrarmi proprio sul tema dell’inversione di tendenza, che ritengo possibile solo attraverso una rinnovata e corretta pratica dei partiti. Occorre renderli strutture aperte, trasparenti, radicate nei territori e capaci di rafforzarsi sia nella rappresentanza che nella selezione della propria classe dirigente, da esprimere poi nelle amministrazioni a ogni livello istituzionale. Un partito forte, ben organizzato e attrattivo è in grado di formare e selezionare una classe dirigente più competente e adeguata, contribuendo così a ricostruire l’interesse e la fiducia dei cittadini nella politica. Questo, a mio avviso, è l’unico vero strumento a disposizione. La politica, per sua natura, esercita un grande potere ed è perciò anche molto ambita, spesso da persone che la considerano un semplice mezzo di ascesa sociale, anziché uno strumento per governare processi complessi e rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. L’unico antidoto possibile a questa deriva è restituire alla politica una dimensione realmente partecipata, dove l’accesso sia garantito a tutti, ma la selezione avvenga poi sulla base del merito e delle competenze. Questo può realizzarsi solo attraverso partiti strutturati e radicati, ed è ciò che, nel nostro piccolo, stiamo provando a fare in provincia di Trapani con il rinnovamento del gruppo dirigente del Partito Democratico. È evidente che si tratta di un percorso lungo e impegnativo, perché il livello di disaffezione nei confronti della politica è oggi molto elevato, e il legame tra le classi dirigenti e i cittadini si è purtroppo spezzato. Ricostruire quel rapporto è fondamentale. I cittadini devono tornare a comprendere che la democrazia è utile, che le istituzioni sono fondamentali e che le forze politiche svolgono un ruolo essenziale nel funzionamento dell’intero meccanismo democratico. Per questo motivo, credo fermamente che l’unica strada sia quella di un paziente, ma determinato lavoro di ricostruzione del tessuto politico, fondato su partiti capaci di rispondere con serietà e visione alle reali esigenze delle persone.
Manovra di luglio, niente mancette. Cosa ci troveremo e quali sono gli emendamenti del PD?
Mi auguro sinceramente che nella manovra di luglio non vi siano “mancette”, anche se è doveroso distinguere con chiarezza tra i vari tipi di finanziamenti. Una cosa, infatti, sono i contributi destinati ai Comuni per la realizzazione di opere pubbliche importanti; ben altra cosa sono i fondi erogati per iniziative di carattere festivo o folkloristico, talvolta utilizzati esclusivamente per rafforzare il consenso locale e il potere di chi amministra. Un’altra distinzione va fatta tra i finanziamenti agli enti locali e quelli alle associazioni: servono criteri seri e trasparenti. Detto ciò, credo che le opposizioni e in particolare il Partito Democratico dovrebbero concentrare l’attenzione su alcuni ambiti strategici per il Paese e per il Mezzogiorno in particolare. Penso, ad esempio, a un intervento deciso sulla sanità, settore in grande sofferenza; oppure sull’agricoltura, comparto cruciale per l’economia e per la coesione sociale dei nostri territori. Un altro tema che ritengo prioritario è la promozione della delocalizzazione al Sud di imprese ad alto impatto innovativo, con particolare riferimento alla Sicilia. In Puglia, per esempio, importanti gruppi industriali hanno scelto di insediare sedi operative e stabilimenti tecnologicamente avanzati, contribuendo così a creare occupazione qualificata e sviluppo duraturo. Un modello virtuoso che potrebbe essere replicato anche altrove nel Mezzogiorno. Queste, naturalmente, sono proposte personali che porterò al confronto all’interno del gruppo parlamentare. Ritengo però che sarebbe utile e strategico aprire una discussione anche con le altre forze di opposizione, per convergere su una misura prioritaria da finanziare in modo consistente, così da produrre un intervento davvero incisivo e significativo.
E’ arrivata da poco in ASP9 la commissaria, Sabrina Pulvirenti. Safina, come può l’ASP riallacciare il rapporto con gli utenti? La commissaria è in continuità?
È evidente che alla nuova commissaria, la dottoressa Sabrina Pulvirenti, spetti il delicato compito di ristabilire un rapporto di fiducia tra l’ASP di Trapani e i cittadini. Al momento non intendo esprimere giudizi affrettati, poiché ritengo sia fondamentale comprendere prima quali saranno le linee guida del suo programma operativo. È chiaro, tuttavia, che l’unico modo per ricucire il rapporto con gli utenti sia quello di garantire servizi sanitari adeguati, tempestivi ed efficaci. La salute dei cittadini deve tornare al centro dell’agenda dell’azienda sanitaria provinciale. Un primo passo concreto sarebbe, ad esempio, la rapida definizione della gara per l’attivazione del servizio di radioterapia a Trapani – una necessità non più rinviabile. Allo stesso modo, occorre affrontare con decisione le criticità che riguardano i pronto soccorso, le guardie mediche e gli ospedali dell’intera provincia, con particolare attenzione alla situazione drammatica del nosocomio di Castelvetrano. Solo attraverso il miglioramento tangibile dei servizi si potrà ristabilire la centralità del sistema sanitario pubblico, e da lì ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni sanitarie. In tal senso, una priorità assoluta dovrà essere l’abbattimento delle liste d’attesa, che nella nostra provincia raggiungono livelli talmente preoccupanti da generare una pericolosa rinuncia alle cure da parte di molti pazienti. Per quanto riguarda la natura della nomina, mi pare si tratti di una figura in continuità rispetto all’attuale gestione, considerato che sembrerebbe essere espressione dell’area politica di Fratelli d’Italia e vicina al commissario regionale Sbardella. Detto ciò, sono abituato a giudicare le persone sulla base dei fatti e dei risultati concreti. Sarà dunque la prova dei fatti a dirci se questa nomina sarà all’altezza delle sfide che attendono l’ASP di Trapani.
Le sue proposte per una sanità migliore?
Innanzitutto, per la provincia di Trapani è prioritario aumentare il numero di posti letto. Attualmente, questa è la provincia con il più basso rapporto tra posti letto e numero di abitanti, una condizione non più sostenibile, poiché da essa dipende direttamente la capacità del sistema sanitario di garantire servizi adeguati ai cittadini. In secondo luogo, a livello nazionale, è necessario un intervento deciso in termini di risorse: occorrono almeno 5,5 miliardi di euro per rafforzare il sistema sanitario italiano, dei quali una parte significativa dovrà essere destinata al Sud, dove vi è una forte carenza di personale medico, operatori sanitari e addetti al pronto soccorso. Senza un rafforzamento strutturale del personale, il sistema non potrà reggere. È altresì fondamentale affrontare alcune criticità legate alla qualità del lavoro nel settore sanitario. Dobbiamo garantire condizioni di lavoro che siano in linea con gli standard di un Paese moderno: chi sceglierebbe di lavorare in un contesto in cui la qualità del lavoro è inadeguata? Il rischio concreto è che molti professionisti scelgano il settore privato, aggravando ulteriormente le difficoltà del sistema pubblico. Altro punto centrale è la revisione del rapporto tra pubblico e privato. Nessuno mette in discussione l’utilità di un sistema sanitario integrato, ma è evidente che bisogna evitare che i grandi gruppi privati, operando con fondi pubblici, finiscano per fare concorrenza al sistema sanitario pubblico, generando disservizi. Il privato deve integrarsi realmente con il pubblico, non sostituirlo né indirizzarne l’offerta sulla base del proprio interesse. Le risorse vanno impiegate con criteri di efficienza, equità e visione strategica. Infine, annuncio che a settembre prenderà il via la conferenza programmatica del Partito Democratico siciliano, proprio dalla provincia di Trapani. In quella sede verrà presentata una proposta organica e strutturata sulla sanità in Sicilia. Invito tutti a rimanere aggiornati, perché da lì partirà il nostro progetto concreto per il rilancio del sistema sanitario regionale.
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