Corruzione. "Non mi dimetto", Galvagno si difende all'Ars. "E' il degrado della politica"
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Gaetano Galvagno ieri è arrivato in Aula e ha voluto affrontare la questione che lo riguarda, cioè una indagine per corruzione. Riguarda non solo il presidente dell’ARS ma pure la sua portavoce Sabrina De Capitani, dimessasi; Elvira Amata, l’assessore regionale allo Sport e Turismo; Marcella Cannariato, presidente della Fondazione Dragotto; l’imprenditore del settore degli spettacoli Nuccio La Ferlita e Marianna Amato, dipendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana. In Aula c’è anche Renato Schifani.
Galvagno, ha detto, è a disposizione dei magistrati per dare chiarimenti: “A questa mia richiesta è stato dato seguito il 24 maggio, il 7 giugno sono stato ascoltato, senza conoscere gli atti di indagine. Non mi sono sottratto a nessuna domanda. Andrò avanti nella difesa tecnica della mia persona. Questo non è un tribunale e questa seduta non può essere un processo, ma l’occasione per ribadire che la funzione del parlamento e del presidente non è stata mai messa a disposizione di interesse personale”.
Galvagno non entra nel merito di quello che è di largo utilizzo nell’opinione pubblica, dopo la breve introduzione ha parlato di quanto importante sia stato il lavoro svolto da tutto il parlamento: “Sull’indagine io non posso aggiungere altro per rispetto nei confronti degli uffici giudiziari. Non mi sono limitato ad una semplice comunicazione ma ho voluto trasformarlo in un dibattito. Ho letto moltissime dichiarazioni, non credo che sono una persona attaccata alla poltrona. Non si invocano le leggi secondo convenienze del momento. Non mi sottraggo al confronto”.
Prima di arrivare in Aula si è svolta una riunione dei Capigruppo, che è stata abbandonata da Gianfranco Miccichè: “Ritengo che l’on. Galvagno debba semplicemente comunicare all’Aula di avere ricevuto un avviso di garanzia, o qualunque altra comunicazione giudiziaria abbia ricevuto. Dopodiché, avviare un dibattito parlamentare su fatti che nessuno conosce, senza sapere quali siano le accuse né il contenuto degli atti, è del tutto fuori luogo e rischia di trasformare l’Assemblea in un circo".
L’intervento di Cracolici
Non mi appartiene la cultura dell’automatismo indagine-dimissioni, ha iniziato così il suo intervento Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia, parlamentare del PD. Il deputato perimetra la questione politica: “Siamo di fronte al degrado. Se gli assistenti e i portavoce possono pensarsi al di sopra della legge la politica deve interrogarsi. Forse tutti noi dobbiamo alzare il livello di responsabilità e di rigore. E’ in discussione cosa sia la politica, il tema di Fratelli d’Italia, la corrente turistica di FdI è una voragine”.
La Vardera è un fiume in piena
Elenca i fatti, chiede rispetto per la funzione pubblica, chiede che si dia conto ai cittadini di quello che è accaduto: “C’è una questione morale, di opportunità politica. C’è un sistema politico pericoloso. Nel momento in cui c’è un assessore indagata mi sarei aspettato un sussulto da parte del presidente Schifani. Qui non si parla di colpevolezza ma di opportunità politica. Si sono perse le condizioni di lucidità per consentire l’esercizio del ruolo di presidente”.
La Vardera ha chiesto a Galvagno di auto sospendersi e, se rinviato a giudizio, poi di rassegnare le dimissioni.
Miccichè, giornata d’Aula surreale
Il deputato, ex forzista, sembra il più lucido e cauto di tutti: “Ammesso che volessi fare il teatrino del processo non riesco ad individuare l’accusa, la difesa. Non conosciamo nulla. Negli anni precedenti le finanziarie si facevano in commissione Bilancio, erano aperte e tutti potevano partecipare. Qualsiasi emendamento aveva un nome e cognome, se devo muovere una accusa è questa. E’ un errore che non ha fatto Galvagno ma che abbiamo fatto tutti”.
Seduta inutile insomma per Miccichè: “Non si sarebbe dovuta fare. Non posso che augure a Galvagno di sapersi dichiarare innocente”.
Il capogruppo PD, giornata complessa
“Non siamo tutti nello stesso calderone”, Michele Catanzaro, capogruppo dem, ha sottolineato come sia importante davvero dare seguito solo agli emendamenti di ampio respiro.
Carmelo Pace(DC), Galvagno chiarirà ogni ombra
La DC conferma fiducia e stima al presidente Galvagno: “L’uomo viene prima del politico. Non può essere uno o più articoli di giornale a farmi cambiare idea. Ribadiamo il massimo rispetto della magistratura, ma riteniamo altresì che una parte della stampa abbia esagerato. Una cosa è il diritto di cronaca, un’altra è il massacro mediatico. Diciamo no alla gogna mediatica e ai processi in parlamento o sui giornali”.
Cateno De Luca: Galvagno rimanga in silenzio
Il deputato parte da una mancata notifica di rinvio a giudizio, quindi non conoscenza delle accuse: “Ho rivissuto il mio calvario giudiziario. Mi sono tornate in mente tutte le pietre scagliate dagli amici politici, i titoli e anche quelle che erano le carte non in mia disponibilità ma a disposizione dei giornali”.
De Luca rivolgendosi a Galvagno lo esorta a non dare conto al parlamento siciliano ma alle aule di tribunale.
Pellegrino, non si comprende il motivo del dibattito
Per il capogruppo all’ARS di Forza Italia il parlamento non può essere tramutato in un’aula di tribunale. Per Pellegrino La Vardera ignora il codice: “Nella chiarezza non esiste l’interpretazione”, si riferisce agli atti coperti dal segreto e che sono stati pubblicati. Infine ha parlato del processo penale mediatico che sti sta svolgendo: “Che determina delle situazioni veramente imbarazzanti per i deputati. Non si può in quest’Aula decidere chi è colpevole e chi no.
Assenza(FDI), stillicidio studiato a tavolino
E’ l’unico componente di Fratelli d’Italia a prendere parola: “Ogni giorno c’è una nuova notizia con il racconto delle puntate precedenti. Tutto è buttato all’opinione pubblica, sempre più famelica”. Assenza ha ringraziato Schifani per la presenza in Aula, che ha fatto la differenza.
La colpa insomma è della stampa: “Non possiamo buttare in pasto il presidente all’opinione pubblica affamata”.
Chiude gli interventi Galvagno: “Le emozioni sono forti dentro di me, l’ARS deve andare avanti. Ringrazio sentitamente la presenza del presidente Schifani, non era scontato”.
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