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30/06/2025 06:00:00

Caso Galvagno: la politica dovrebbe arrivare prima della magistratura

 C’è una questione Gaetano Galvagno adesso da affrontare, ed è una questione non solo giudiziaria, che andrà avanti nelle mani dei magistrati, ma la questione è tutta politica.

Con il doveroso e necessario atteggiamento garantista non si può non mettere sul tavolo una faccenda che è politica. E bisogna farlo perché Fratelli d’Italia mentre è giustizialista e si appella alle pene più severe nei confronti di chi viene raggiunto anche solo da una indagine è, invece, larga di mano quando si tratta di propri pezzi di dirigenza.

Facendo un parallelismo, che è fragile nella struttura ma che rende bene l’idea di come si muovono, si potrebbe dire che hanno facilità di espulsione nei confronti di chi non si allinea: obbedire e camminare. Mentre mostrano solidarietà a chi già è stato condannato o raggiunto da avvisi di garanzia o rinvio a giudizio. Più che cerchio magico è un cerchio tragico.

I casi
Il sottosegretario Andrea Delmastro è stato condannato a otto mesi e un anno di interdizione dai pubblici uffici, per aver rivelato documenti segreti con le conversazioni tra Alfredo Cospito e altri detenuti al 41 bis del carcere di Sassari. E poi ancora la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è rinviata a giudizio per falso in bilancio ed è indagata per truffa ai danni dell'Inps. La deputata Augusta Montaruli è condannata per peculato. E poi ci sono tutti i guai dei figli del presidente del senato Ignazio La Russa.

Non va meglio in Sicilia: Ruggero Razza è accusato di "turbata libertà di scelta del contraente" per la nomina di un professionista per un progetto da 10 mila euro, si tratta dell’inchiesta sanità a Catania. Su Razza risponde anche dell’indagine sui dati Covid, e poi ancora su un’altra indagine a Messina, qui secondo l’accusa Razza avrebbe abusato della sua posizione di assessore regionale alla Sanità per nominare Bernardo Alagna a commissario straordinario dell'Asp 5 di Messina. E poi tutta una serie di situazioni imbarazzanti: dal caso Cannes allo scandalo Auteri.
Fratelli d’Italia non è nelle condizioni di fare la morale a nessuno. Non può presentarsi con una doppia etica: da una parte salva i suoi, dall’altra chiede pene esemplari per chi è fuori l’orbita. Dall’altro lato ancora sul piano politico si cerca il rigore.

Galvagno
Il presidente dell’ARS è un giovane politico che però ha in mano il futuro del partito sull’Isola. E’ il cavallo di battaglia su cui punta FdI per governare la Sicilia. Adesso l’indagine in corso blocca l’ascesa. Secondo la Procura di Palermo, nel 2023, dalla manovra correttiva al bilancio ci sono stati due finanziamenti, uno di 100mila e l’altro di 200mila euro, destinati alla Fondazione Dragotto e al Comune di Catania. Poi ci sono stati gli incarichi ricevuti da due collaboratori di Galvagno da parte dei privati che si sono occupati degli eventi. Insomma una sorta di do ut des. Ti dò affinché tu mi dia. Il rapporto tra la portavoce del presidente dell’ARS e la Fondazione Dragotto appare molto stretto e potente. Sono le donne a gestire tutto mentre la presidenza metteva i soldi. Marcella Cannariato per la Fondazione, Sabrina De Capitani portavoce di Galvagno. E poi c’è la figura di un’altra donna Marianna Amato, tutte pensavano di produrre eventi e anche cultura attraverso i soldi pubblici, ma c’è una frase che Galvagno dice alla Amato che lo rimprovera di non capire l’importanza della cultura: “L’importanza di cosa? Nascondete il business dietro la parola cultura. Questa è la verità”.

La politica deve arrivare prima della magistratura
È la vecchia storia di sempre: le ragioni di opportunità vengono totalmente ignorate o addirittura calpestate. Ma la politica la deve maneggiare chi non la utilizza per posizionamenti lavorativi o di incarichi, chi pensa di donare ma con risorse personali e non pubbliche. Perché così è chiaro: chiunque può fare il benefattore ad alti livelli, tanto i soldi li mette la Regione. Ed è una cosa che accade da sempre con le stesse persone, solo che qui Galvagno ha pagato il prezzo della sua ingenuità. Anche se lui tutto appare tranne che ingenuo, con un carattere che non le manda a dire, perdendo subito la pazienza.
Ed è per questo che non si comprende come mai non si sia accorto delle donne che lo circondavano, per carità ad oggi solo indagate ma i comportamenti di inopportunità restano tali anche in assenza di rinvio a giudizio.

Intanto la politica dovrebbe trovare il coraggio di mettere fuori gioco la De Capitani e la Cannariato pure
Banalmente una professionista che riveste il ruolo di portavoce ha una doppia responsabilità: quella del suo lavoro che non ammette sbavature e quello della rappresentanza. Cioè lei è il presidente dell’ARS, ogni mossa è riconducibile, dunque la spregiudicatezza che viene fuori dalle intercettazioni avvia solo ad una fase: o fa un passo indietro spontaneamente o dovrebbe essere rimossa.
Peraltro la De Capitani è la compagna di Fabio Ricci, componente del consiglio di amministrazione della Sicily by car di Tommaso Dragotto. Una mescolanza di interessi che dovrebbe stare fuori le Istituzioni.
E Sabrina De Capitani “la portavoce” è un personaggio del tutto costruito, che guarda al profitto interno ed esterno del ruolo, con una forte dose di cinismo, in una intercettazione dice: “Ho a che fare con la Dragotto, con la Monterosso, con la Amato…potessero uccirdersi…meno male che facciamo anche l’evento sulle donne”.

Le opposizioni
Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia, ha chiesto che il presidente dell’Ars, riferisca in Parlamento sulla vicenda che lo riguarda. Il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, ha chiesto chiarezza: “Quanto emerge dalle indiscrezioni giornalistiche è uno spaccato squallido, al di là degli aspetti penali di cui si occupa la magistratura. Ci troviamo di fronte ad una gestione del potere da parte del centrodestra che non si limita soltanto all’occupazione sistematica e militare delle poltrone ma persino al piccolo cabotaggio. Da troppi anni Fratelli d’Italia, nel governo della regione chiede continuità sulle stesse deleghe. E questo dovrebbe far riflettere. C’è poi, anche, una questione etica e morale, neanche tanto sullo sfondo, che - conclude - riguarda il coinvolgimento della massima istituzione di Palazzo dei Normanni su cui non ci possono essere silenzi di nessun tipo”.

Ismaele La Vardera ha chiesto la rimozione della portavoce: “Al di là delle risultanze investigative per cui tutti sono innocenti fino a sentenza, c’è una questione morale che non può passare in secondo piano. Riteniamo che Galvagno debba rimuovere la sua portavoce e altresì riferire in aula su l’indagine che lo riguarda in prima persona e che mina seriamente la credibilità dell’istituzione Parlamento”.
Il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca chiede a Galvagno di riferire in Aula: “ Per quanto poco Galvagno possa dire in questo momento delicato delle indagini è doveroso che venga a riferire, per rispetto dell’istituzione che rappresenta e per chiarire quantomeno sull’uso dell’auto blu, cosa sulla quale il Movimento 5 Stelle ha avuto sempre una posizione rigidissima per frenarne l’utilizzo disinvolto, già avvenuto nel recente passato. Una cosa è certa, sulla questione morale è doveroso tenere l’asticella sempre alta”.