Rita Atria, la ribelle scomoda che non vogliamo dimenticare
Oggi, 26 luglio, ricorre l’anniversario della morte di Rita Atria, testimone di giustizia, simbolo di una ribellione solitaria e lucidissima, che pagò con la vita la sua scelta. È il 1992, sono passati solo sette giorni dalla strage di via D’Amelio, quando Rita — appena 17 anni — si lancia dal settimo piano di un palazzo romano. Era sola. Senza protezione, senza lo Stato, senza il giudice Paolo Borsellino, che per lei era diventato famiglia e faro.
Oggi, 33 anni dopo, quella morte rimane un nodo non sciolto della nostra storia civile. Le commemorazioni sono sempre più silenziose, istituzionalmente assenti, quando non proprio osteggiate. L’associazione che porta il suo nome, e la sorella di Rita, Anna Maria Atria, denunciano da tempo un’omertà nuova, che non puzza di zolfo ma di burocrazia e disinteresse.
«Non lasciamola morire una seconda volta»
A Roma, come ogni anno, l’appuntamento è in Viale Amelia, nel luogo dove Rita ha vissuto i suoi ultimi giorni. Anche quest’anno però — denunciano gli attivisti — la commemorazione sarà “in forma privata”. Non per scelta, ma per protesta. Perché, spiegano, la “memoria attiva” è scomoda, troppo scomoda. Rita non è la “povera ragazza suicida”, ma una testimone lucida, consapevole, che aveva avuto il coraggio di denunciare il sistema mafioso da cui proveniva. Una che aveva rotto il cerchio. Una ribelle.
Nel 2022 l’avvocato Goffredo D’Antona, a nome dell’associazione “Rita Atria” e della sorella Anna Maria, ha depositato un esposto per la riapertura delle indagini sulla sua morte, chiedendo di far luce su una serie di elementi rimasti oscuri. Dopo quell’esposto sono state presentate perizie, integrazioni, nuove relazioni. Ma la Procura di Roma tace. Ancora. Nessuna risposta. Nessuna presa in carico. Nessuna verità, né giustizia.
Intanto, resta in sospeso anche la pubblicazione del libro-inchiesta "Io sono Rita", già oggetto di silenzi imbarazzanti da parte di molte realtà, anche antimafiose.
A Partanna, un ricordo collettivo
Se Roma tace, a Partanna — il paese natale di Rita — il suo nome è pronunciato con rispetto e dolore. Alle 17.30, davanti al cimitero comunale, si terrà una cerimonia promossa da Libera, Articolo 21, Gens Nova e dal Comune di Partanna. Previsti omaggi floreali, un momento di riflessione e un intervento musicale della flautista Verena Pestalozzi. Un modo per stringersi attorno a una memoria che chiede ancora giustizia, e che non può essere derubricata a semplice celebrazione.
Una proposta ancora inascoltata
L’Associazione “Rita Atria” rilancia oggi la richiesta al Comune di Roma: intitolare a Rita un’area verde in Viale Amelia, e conferirle la cittadinanza onoraria postuma. Due gesti simbolici, ma profondi, per riconoscere l’impegno di una ragazza che ha scelto la legalità, pagando con l’isolamento e la morte.
«Pregate per noi, ma non tacete», scrivono oggi gli attivisti. Perché tacere è il primo passo verso l’oblio. E Rita, con la sua voce tremante ma ferma, ci ha insegnato che ribellarsi è possibile. Anche a 17 anni.
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