Il 29 luglio, alle 21.00, il Tempio Dorico di Segesta ospita il debutto di Figlia di due mari, un melologo per attrice, cantante, voce narrante, pianoforte a quattro mani e video.
Lo spettacolo, a ingresso gratuito su prenotazione, mette in scena un racconto che intreccia musica, storia e memoria, riportando l’attenzione sulla presenza coloniale italiana in Libia e sul ritorno forzato degli italiani nel 1970.
La produzione nasce dalla collaborazione tra le compositrici Carla Magnan e Carla Rebora, che firmano una partitura costruita a quattro mani in un processo di scrittura condivisa, a distanza. Le due musiciste, riconosciute per il loro lavoro nel teatro musicale contemporaneo, hanno già collaborato in opere di forte impatto narrativo.
In questo caso, la musica si lega a una drammaturgia firmata da Mariza D’Anna e Guido Barbieri, che prende spunto dai romanzi autobiografici della stessa D’Anna, Il ricordo che se ne ha e La casa di Shara Band Ong. Il progetto è una riduzione dell’opera lirica Il ricordo che se ne ha (2020-2021), commissionata dal Luglio Musicale Trapanese. In scena, Caterina Lo Bue, Sara di San Teodoro, il duo pianistico Paola Biondi e Debora Brunialti, con la voce narrante di Mariza D’Anna. La regia è affidata a Maria Paola Viano. Attraverso parole, musica e immagini, Figlia di due mari ricostruisce la vicenda di una famiglia siciliana emigrata in Libia durante il ventennio fascista, cresciuta tra due mondi e costretta a lasciare tutto cinquant’anni fa, durante l'espulsione degli italiani da parte del regime di Gheddafi. Un racconto che da personale si fa collettivo, e che offre una riflessione su identità, migrazioni ed esili. La partitura alterna suoni evocativi del deserto e del mare, brani popolari arabi e siciliani, canti d’epoca e frammenti sonori che restituiscono l’atmosfera di un mondo perduto. Sullo sfondo, il tema delle ferite ancora aperte nel rapporto tra Italia e Libia, tra memoria coloniale e ritorno forzato.
Uno spettacolo che unisce linguaggi diversi per dare corpo a una storia rimossa, ma ancora attuale. E che trova nel paesaggio senza tempo di Segesta uno spazio ideale per riaccendere domande sul passato e sul presente.