l Comitato Centro Storico di Trapani ha presentato ricorso al TAR Sicilia – Palermo contro le ordinanze sindacali che regolano la cosiddetta “movida” estiva. A finire nel mirino dei ricorrenti è l’uso ripetuto e prolungato di poteri emergenziali, da parte dell’Amministrazione Tranchida, in assenza – denunciano – degli strumenti previsti dalla legge: il piano di classificazione acustica e un regolamento comunale sul rumore.
A ricorrere al tribunale amministrativo non sono solo alcuni residenti del centro, ma anche famiglie, lavoratori e gestori di strutture ricettive, esasperati da anni di rumori notturni, schiamazzi, musica ad alto volume e mancanza di controlli.
“Non siamo contro la musica o il divertimento – spiegano – ma contro il disordine e l’anarchia. Dopo anni di richieste rimaste inascoltate, ci siamo visti costretti a rivolgerci alla giustizia”.
Il ricorso mette in discussione l’intera impostazione normativa delle ordinanze estive: troppo lunghe, prive di fondamento tecnico, e soprattutto adottate in assenza di qualsiasi programmazione strutturale. Un modus operandi che, secondo il Comitato, va avanti da oltre vent’anni.
Al centro della vicenda c’è il conflitto – sempre più acceso – tra il diritto al riposo e alla salute (garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo) e l’esigenza di animare il centro storico in estate con eventi, musica e intrattenimento.
“Il centro è ostaggio della movida – denunciano –. La città è abbandonata al caos, i turisti scappano, i cittadini non dormono, e molti operatori sono con noi: questa situazione danneggia l’immagine di Trapani più di quanto la promuova”.
“Non vogliamo spegnere la città – sottolinea Alberto Catania, presidente del Comitato – ma salvarla. Chiediamo regole, controlli e una città che funzioni per tutti, non solo per pochi. Abbiamo partecipato a tavoli istituzionali, proposto soluzioni, ma ogni anno veniamo ignorati. Ora basta”.
Il caso di Trapani non è isolato. In tutta Italia, da Milano a Napoli, da Lecce a Palermo, crescono i ricorsi contro le ordinanze emergenziali che sostituiscono – di fatto – la pianificazione urbana. In alcuni casi, come a Napoli, i giudici hanno già condannato le amministrazioni a risarcire i residenti per inquinamento acustico; in altri, come a Milano e Lecce, le ordinanze sono state sospese o bocciate per carenza di istruttoria.
Il Comitato trapanese chiede che anche a Trapani si faccia chiarezza giuridica, e si ponga fine a una gestione “improvvisata” della vita notturna. Il TAR dovrà ora esprimersi sull’annullamento dell’ordinanza e sull’obbligo, per il Comune, di dotarsi finalmente di un piano acustico e di un regolamento specifico sul rumore.