La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, indagato per corruzione impropria e peculato d’uso. Insieme a lui, vanno verso il processo altri sei indagati, tra cui la sua ex portavoce Sabrina De Capitani, il manager catanese Nuccio La Ferlita, Marcella Cannariato (moglie dell’imprenditore Tommaso Dragotto), Alessandro Alessi, Marianna Amato e Giuseppe Cinquemani, segretario particolare di Galvagno.
L’inchiesta riguarda un presunto sistema di finanziamenti pubblici concessi per eventi legati alla Fondazione Dragotto, in cambio – secondo i magistrati – di favori e incarichi ad amici e collaboratori. Galvagno è accusato anche di avere usato impropriamente l’auto blu per sessanta viaggi privati.
Secondo la Procura, il presidente dell’Ars e la sua portavoce si sarebbero fatti promettere “una serie di utilità” dalla Cannariato in relazione a fondi destinati a eventi apparentemente benefici, per un totale di 234 mila euro.
A commento dell’avviso ricevuto, Galvagno ha rilasciato una nota ufficiale:
«Mi è appena stato notificato dalla Procura di Palermo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Dopo le dichiarazioni che ho reso agli inquirenti e da una prima lettura dell’atto, che comunque avrò modo di approfondire con miei legali quando entreremo in possesso dell’intero fascicolo, registro con soddisfazione che sono state escluse tutte le presunte indebite utilità che avrei percepito a titolo personale».
«Confido con l’integrale accesso agli atti di poter dissipare i dubbi e le perplessità di sorta sulla correttezza istituzionale del mio operato tra ciò che rimane come ipotesi di reato. In ogni caso mi riservo anche sulla contestazione del peculato di fornire tutti i chiarimenti necessari all’effettivo utilizzo previsto dal regolamento».
Nei prossimi giorni Galvagno sarà sentito anche dai probiviri del suo partito, Fratelli d’Italia.
Intanto la cerimonia del ventaglio a Palermo, incontro stampa parlamentare e presidente dell’ARS, che si tiene ogni anno, ha raccontato di un Gaetano Galvagno orgoglioso per il percorso fatto in ARS, più produttivo del 20% rispetto al suo predecessore.
Non si dimetterà, almeno non adesso, e valuterà in caso di rinvio a giudizio. Sarebbe il primo caso di sostituzione del presidente del parlamento siciliano, di dimissioni e di cambio in corsa. Inutile negare che le frizioni ci sono, che l’Aula sta incontrando delle lentezze dettate non solo dalla manovra ter ma anche da tutti gli scandali.
I numeri dell’ARS dicono che ci sono 960 disegni di legge presentati, 809 di iniziativa parlamentare e 151 del governo: “Le leggi approvate, invece, a oggi sono 79 contro le 65 della precedente legislatura”. Obiettivo è quello di avere sedute più brevi ma ricche di lavoro e poi l’abolizione del voto segreto, arma in mano soprattutto alla maggioranza, vedasi i franchi tiratori.
Galvagno riferirà ai probiviri di Fratelli d’Italia, il suo partito, sulla inchiesta che lo riguarda e che lo vede indagato per peculato e corruzione. Dopo le varie intercettazioni pubblicate il presidente dell’ARS ha rinunciato all’uso dell’auto blu, è venuto fuori che venisse utilizzata per trasportare anche amici e parenti, per ritirare panini e patatine: “Ho rinunciato all’utilizzo dell’auto blu non per sanare la mia posizione ma per avere chiarezza. Se qualcuno dice che serve un regolamento da scuola elementare va bene anche quello, con le domandine per sapere cosa si può fare e cosa non si può fare”.
Dopo il caso Miccichè e l’uso improprio dell’auto blu Nuccio Di Paola (M5S) aveva presentato proposte per regolamentare in maniera più rigida l’assegnazione e l’utilizzo.
Galvagno difende De Capitani
Solo non avere conoscenza di quello che c’è nelle intercettazioni può giustificare il fatto che il presidente difenda una ex portavoce, che tutto era tranne che portavoce. Sabrina De Capitani tesseva la tela degli affari, quella che lei chiamava “business”, cercava di trarre vantaggio personale per ogni mossa o evento fatto. Da un tale imprenditore ha pure ricevuto in regalo una borsa Prada dal valore di 4mila euro, mentre era nell’esercizio del ruolo di portavoce. Chiedeva quadri all’artista Omar Hassan, uno anche per Galvagno( non si comprende se consegnato o meno).
Era molto libera al telefono, raccontava ai suoi interlocutori i suoi affari, gli incontri, la voglia di accrescere potere. Intanto riceveva pure l’incarico, fino al 31 dicembre 2025, alla fondazione Federico II.
C’è un passaggio in cui la De Capitani racconta ad un suo interlocutore telefonico come ha conosciuto “Gae”(Gaetano Galvagno), lei lo chiamava così in via confidenziale. Dice di aver collaborato con l'Assessorato al Turismo con Manlio Messina, e di aver avuto un ruolo determinante nel portare la Regione Siciliana al Festival di Cannes. Conosce così Galvagno, racconta la De Capitani, ad una cena a Villa Zito a Palermo, e dice chiaro di avere pure aiutato economicamente Galvagno per la sua elezione a deputato regionale e presidente dell’ARS: "Lui mi ha chiesto se gli davo una mano nella sua campagna o io gli gliel'ho data anche economicamente, sono stata molto felice di dargli una mano”. E poi sarebbe scattato l’incarico di portavoce.
Nonostante queste e altre cose che sono emerse Galvagno la difende: “Con Sabrina De Capitani l’utile della Fondazione Federico II è cresciuto da un milione e 26 mila euro a un milione 750 mila euro, quasi raddoppiato. Ha lavorato bene e in buona fede, applicando un metodo manageriale”.
Insomma è come se non si comprendessero affatto le ragioni di opportunità legate ai ruoli, agli incarichi di lavoro, alle Istituzioni che si rappresentano.
Magari sarà stata una leggerezza, dettata pure dalla pressione e non dalla impreparazione, sa essere lucido e freddo quando occorre. Lo sperano i siciliani che sia così e non ci sia, invece, un sistema nella gestione del potere che mette mani ovunque e tiene tutto sotto controllo, cercando di posizionare amici e gente vicina.
Perché quello che finora è emerso e che riguarda la “califfa”, come viene chiamata la De Capitani, non può non essere valutato dalla politica. E’ questo il nodo. Poi il palazzo del Tribunale si occuperà di altro, ma qui c’è una questione che è legata tutta alle ragioni di opportunità e di etica, che sono stati azzerati per fare posto alla spregiudicatezza politica e all’ affarismo di bassa lega. Ed è tempo di assumersi, dentro e fuori l’ARS, le responsabilità. Perché qui non c’è solo una crisi istituzionale, ma una palude di silenzio e i giochi di potere che soffocano la Sicilia.