Un messaggio su WhatsApp che invitava a portare un costume in caso di caduta in piscina, cocktail, collane hawaiane, musica alta, decine di ragazzi. Doveva essere una festa di laurea, è finita con un corpo sul fondo dell’acqua.
Simona Cinà, 20 anni appena, atleta e pallavolista, è morta nella notte tra l’1 e il 2 agosto durante un party privato in una villa tra Aspra e Mongerbino, nel territorio di Bagheria.
La dinamica della tragedia è ancora avvolta nel mistero, e sono molti i punti oscuri su cui stanno lavorando gli investigatori. Il legale della famiglia, l’avvocato Gabriele Giambrone, parla apertamente di «troppe cose che non tornano».
Fino alle 23 di quella sera, Simona era ancora attiva sui social: in una storia pubblicata su Instagram si mostra sorridente, mentre fa benzina con due amici prima di raggiungere la festa. Poi, poco prima di mezzanotte, un’ultima clip: un ragazzo con un cocktail in mano, una collana hawaiana, e la musica del party in sottofondo. Dopo, più nulla.
Da quel momento Simona sparisce dai radar digitali, e nessuno sembra accorgersi della sua assenza fino a notte inoltrata. L’ultimo contatto certo è alle 3 del mattino, quando la sua migliore amica la saluta, lasciandola al party. Il corpo verrà ritrovato in acqua un’ora dopo, intorno alle 4. Ma non sarà il 118 a dare l’allarme.
A svegliare i genitori, in preda all’ansia per il mancato rientro, è una telefonata. La madre chiama il cellulare della figlia. A rispondere è un giovane: «Simona sta male».
I genitori si precipitano nella villa. Quando arrivano, trovano la figlia morta sul fondo della piscina. Il 118 sarebbe stato chiamato solo poco prima, attorno alle 4.
L’avvocato Giambrone sottolinea che nessuno, tra le decine di giovani presenti, si è accorto della tragedia per molto tempo. «La piscina non è grande. Eppure nessuno ha visto Simona in acqua. Quando l’hanno trovata, era a faccia in su: difficile pensare che ci sia finita per caso e che nessuno l’abbia notata».
C’è poi il capitolo più inquietante dell’indagine: nella villa sono state trovate tracce di sangue. Uno dei partecipanti, già ascoltato, ha spiegato che si sarebbe ferito accidentalmente dando un calcio per la rabbia dopo aver saputo della morte. Ma la Procura non esclude nulla, e su quel sangue verranno fatti accertamenti più approfonditi.
Il ragazzo è stato portato in caserma per il prelievo del DNA.
Nel frattempo, il pm ha disposto l’autopsia. L’esame dovrà stabilire le cause esatte del decesso, se Simona abbia ingerito sostanze, se ci siano segni di violenza o se sia rimasta a lungo in acqua senza soccorsi.
C’è anche un dettaglio che per la famiglia suona strano.
Quando il legale è arrivato alla villa, all’alba, ha trovato una scena apparentemente tranquilla: nessuna bottiglia in vista, solo sacchi con bottigliette d’acqua vuote.
Eppure l’invito diffuso su WhatsApp parlava chiaro: “Ci teniamo a tenervi idratati
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