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04/08/2025 06:00:00

"Futuro", il partito che vuole mettere il bavaglio alla stampa trapanese

Il documento fondativo del nuovo movimento di Antonini è un attacco delirante al giornalismo locale. E rivela un’ambizione antica e pericolosa: decidere chi può parlare e chi no.

 

Trapani, estate 2025. Mentre il Paese discute di riforme costituzionali e di crisi economica, a Trapani nasce un nuovo partito. Si chiama “Futuro”, anche se a leggere il suo manifesto il riferimento al passato più oscuro sembra inevitabile. Il fondatore è Valerio Antonini, imprenditore romano trapiantato a Trapani, patron di calcio e basket, aspirante salvatore della patria e – da oggi – anche custode dell’informazione corretta.

Il primo documento pubblico del movimento, quattro pagine fitte fitte, è un concentrato di invettive contro la stampa locale, in particolare contro le testate non gradite all’imprenditore. Il bersaglio, neanche troppo velato, è Tp24, colpevole – a giudicare dal tono – di lesa maestà, di eccessiva libertà e soprattutto di non aver mai preso ordini da Antonini.

Un manifesto surreale (scritto con l'AI)

La prosa è quella che ormai abbiamo imparato a riconoscere: frasi lunghe, subordinate scoordinate, tono moralizzatore, parole come “verifica delle fonti” usate a casaccio, e il marchio ormai inconfondibile dell’intelligenza artificiale. Pare scritto da un software mal addestrato o da un ghostwriter con problemi di gestione della punteggiatura. Ma al netto dello stile, il contenuto è ciò che preoccupa.

Secondo Antonini, le testate locali dovrebbero collaborare solo con giornalisti iscritti all’Ordine (magari con il tesserino appeso al collo), evitare notizie che creano “danno al tessuto economico” (cioè critiche a lui), e smettere di pubblicare “documenti decontestualizzati” (cioè scomodi). In pratica: si può fare informazione solo se autorizzata dal partito.

Un partito che non ha sede, non ha programma, non ha neanche un gruppo dirigente. Ha solo un consigliere comunale, e adesso una crociata personale.

Un partito contro la libertà di stampa

Nel documento, tra gli attacchi più grotteschi e le accuse di “ricatto mediatico”, si arriva a teorizzare che “Futuro” debba occuparsi persino della formazione dei giornalisti. Come dire: siccome non riesco a zittirli, almeno li rieduco.

Si tratta della prima volta che un movimento politico nasce esplicitamente con l’intento di limitare – anzi, “disciplinare” – l’informazione in un territorio. Una sfida aperta all’articolo 21 della Costituzione. E un segnale preoccupante per chiunque creda nella libertà di stampa, nel diritto di critica e nel pluralismo delle opinioni.

La religione di “Valerio, V come Verità”

L’aspetto più inquietante, però, è ideologico. Tra le righe di quel testo trasuda una visione manichea, ossessiva, paranoide. Ci sono “i buoni” (quelli che lodano Antonini) e “i cattivi” (quelli che fanno domande). Le notizie sono vere solo se certificate dal partito. La stampa è libera solo se dice la verità – cioè la loro.

Non è libertà di pensiero, ma un culto della personalità. Non un movimento politico, ma una religione civica dove ogni parola del fondatore diventa dogma, ogni dissenso è tradimento. Il logo con il sole nascente lo conferma: più che “Futuro”, sembra “Valerio nostro che sei nei cieli”.

Un boomerang mediatico

Sui social, intanto, le “paginette” di Antonini sono già diventate oggetto di ironia, meme e sfottò. Non poteva essere altrimenti: il tono da sermone, l’autoincensamento, le accuse di “complotto mediatico” fanno più ridere che tremare. Ma dietro la comicità involontaria c’è una minaccia reale.

Perché chi attacca la stampa libera, chi pretende di decidere chi può scrivere e chi no, non vuole davvero migliorare il giornalismo. Vuole solo controllarlo.

E chi oggi propone di “formare” i giornalisti a immagine e somiglianza del padrone, domani potrebbe volerli cacciare, oscurare, cancellare.

Benvenuti nel "Futuro", insomma. Che più che un nuovo inizio, sembra un vecchio incubo.