Prezzi del grano da fame, incendi devastanti che distruggono pascoli e aziende agricole, pastori costretti a comprare foraggio per sopravvivere. È un’estate rovente per l’agricoltura siciliana, non solo per le temperature.
A denunciare una situazione ormai fuori controllo è Matteo Paladino, vicepresidente vicario della CIA Sicilia Occidentale, che punta il dito contro «l’inerzia della Regione Siciliana» e chiede misure urgenti per salvare il settore cerealicolo e quello zootecnico.
Grano siciliano pagato 22 euro a quintale. Ma pasta e pane costano sempre di più
In questi giorni si sta completando la raccolta del grano, e il bilancio è drammatico: il prezzo oscilla tra i 20 e i 22 euro a quintale, troppo poco per coprire i costi di produzione. Il paradosso è che nei supermercati i prezzi di pasta, pane e farina continuano a salire, ma chi produce materia prima si trova sempre più impoverito.
Secondo la CIA, la causa è chiara: speculazione commerciale legata all’importazione di grano estero. In particolare, quello canadese, trattato con glifosato, e quello greco, che entra nel mercato europeo con parametri meno stringenti. «La Sicilia quest’anno ha prodotto più grano del proprio fabbisogno – afferma Paladino – ma l’eccesso di offerta locale, unito alla concorrenza estera, sta facendo crollare i prezzi».
La proposta? Abbassare i parametri delle microtossine per il grano estero, in modo da limitarne l’ingresso nel mercato e favorire il prodotto siciliano, che rispetta standard più alti.
Incendi e bestiame senza pascolo: “È come vivere un’emergenza umanitaria”
Ma il prezzo del collasso agricolo si misura anche in ettari andati in fumo. L’emergenza incendi ha colpito duramente Custonaci, Cofano, Scopello, Zingaro, San Vito Lo Capo, bruciando pascoli, uliveti, vigneti, seminativi. «Molti allevatori hanno rischiato la vita per mettere in salvo gli animali. Ora devono comprare foraggio fino a dicembre. Come si fa?», chiede Paladino.
A pesare è anche la scarsa gestione delle aree demaniali e delle riserve naturali. «Se queste zone fossero state affidate al pascolo controllato – spiega – avremmo avuto meno sterpaglia secca e più controllo del territorio». Gli incendi, secondo la CIA, sono anche frutto dell’abbandono delle campagne e della crisi idrica, come avviene nei comprensori di Trinità e Garcia, dove le colture vengono lasciate seccare per mancanza d’acqua.
Le richieste della CIA alla Regione Siciliana
Di fronte a un quadro tanto drammatico, l’organizzazione agricola avanza tre richieste precise:
Dichiarazione dello stato di calamità naturale per le zone colpite dagli incendi;Aiuti economici immediati agli allevatori per acquistare foraggio e continuare l’attività;Concessione di aree demaniali e riserve naturali per favorire il pascolo e prevenire altri incendi.«Non possiamo più aspettare – conclude Paladino –. Servono risposte rapide e concrete. I nostri agricoltori e allevatori stanno facendo da soli ciò che dovrebbe fare lo Stato: custodire il territorio e garantire cibo di qualità. È tempo che la Regione stia dalla loro parte».