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05/08/2025 12:00:00

Ponte sullo Stretto: Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF presentano nuovo reclamo 

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, uno degli interventi infrastrutturali più discussi degli ultimi decenni, continua a sollevare preoccupazioni ambientali. Dopo anni di dibattito e negazioni, è ormai acclarato che l'opera avrà impatti ambientali rilevanti, come ammesso anche dagli stessi proponenti. Per poter procedere con la realizzazione del Ponte, le normative europee prevedono specifiche condizioni, ma secondo le principali associazioni ambientaliste – Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF – queste condizioni non sono state rispettate. Il 4 agosto, le organizzazioni hanno presentato un nuovo reclamo all'Unione Europea, aggiungendosi a quello già inoltrato lo scorso 27 marzo.

 

La procedura speciale e le prescrizioni non rispettate

Il reclamo riguarda in particolare il secondo parere rilasciato dalla Commissione VIA VAS (Valutazione d'Incidenza Ambientale e Ambientale Strategica), che ha concluso la cosiddetta procedura di "livello III della VINCA" (Valutazione d'Incidenza). Questa procedura è stata avviata obbligatoriamente per la presenza di impatti ambientali rilevanti su aree tutelate dalla Rete Natura 2000, un network di siti di importanza ecologica europea che comprende sia il lato siciliano che quello calabrese dello Stretto di Messina, oltre al tratto di mare che li separa.

Nel parere rilasciato dalla Commissione, sono state evidenziate le criticità ambientali legate alla realizzazione del Ponte, a cui sono state associate ben 62 prescrizioni che, ad oggi, non sono state ancora ottemperate. Tra queste, si segnala una procedura speciale che avrebbe dovuto garantire l'autorizzazione in deroga, ma solo a fronte di tre condizioni imprescindibili:

  • L'assenza di alternative validi al progetto che comporta impatti ambientali.
  • La presenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico che giustifichino l'opera.
  • L'adozione di interventi compensativi che mitighino gli impatti ambientali.
  • Secondo le associazioni ambientaliste, queste condizioni non sono state soddisfatte.

     

    Motivazioni "miracolistiche" e giustificazioni insufficienti

    Il Governo italiano ha cercato di giustificare il progetto sulla base di motivi di interesse pubblico, facendo riferimento a valutazioni economiche e alla necessità di creare un'infrastruttura strategica per la sicurezza militare, la protezione civile e la sanità. Tuttavia, Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF ritengono che tali giustificazioni siano inadeguate.

    Ad esempio, le motivazioni legate alla sicurezza militare sono considerate paradossali. Se il Ponte fosse davvero una struttura cruciale per la sicurezza, rappresenterebbe il primo obiettivo da abbattere in caso di conflitto. Inoltre, l'idea di spostamenti rapidi di truppe e mezzi via terra è ormai anacronistica, considerando le moderne modalità di spostamento via aerea e via mare.

    Anche le argomentazioni riguardanti la protezione civile e la gestione delle emergenze sono messe in discussione. Le carenze nei sistemi di mobilità e nelle risorse sanitarie nelle aree interessate dal progetto non sono legate all'attraversamento dello Stretto. Inoltre, le criticità nei sistemi sanitari di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria non possono essere risolte con un'infrastruttura come il Ponte.

     

    La questione delle alternative e la mancanza di terzietà

    Un altro punto cruciale sollevato dalle organizzazioni ambientaliste riguarda l'analisi delle alternative al progetto. La Commissione VIA VAS ha ritenuto di non dover entrare nel merito delle possibili alternative, limitandosi a ratificare le scelte già fatte dai proponenti. In particolare, la soluzione a campata unica, decisa nel 2023 dal Parlamento italiano, è stata approvata senza una valutazione adeguata e indipendente. Le associazioni denunciano l'assenza di un vero approccio di terzietà e il fatto che l'analisi delle alternative non abbia rispettato le indicazioni previste dalle normative europee.

     

    Le compensazioni ambientali insufficienti

    Un altro aspetto critico del progetto riguarda le compensazioni ambientali proposte. Secondo le associazioni, le misure previste per mitigare l'impatto sull'ambiente sono insufficienti e inadeguate. In particolare, la valutazione dell'impatto sulla fauna migratoria è basata su dati vecchi, risalenti al 2011, che non riflettono l'attuale situazione ecologica. Inoltre, la perdita di habitat per le specie avifaunistiche è sottostimata, e non è stata presa in considerazione l'interazione sinergica con altre opere e progetti già programmati.

    L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), durante la fase istruttoria, ha dichiarato che l'impatto diretto e indiretto sulle specie in via di estinzione non può essere mitigato né compensato. Tuttavia, questa valutazione non è stata adeguatamente considerata dalla Commissione VIA VAS.

     

    Verso una procedura di infrazione?

    In sintesi, le associazioni ambientaliste ritengono che l'Italia stia violando le Direttive europee, in particolare quelle relative alla protezione della natura e degli habitat. I criteri obbligatori previsti dalla normativa comunitaria non sono stati rispettati, e per questo motivo, Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF chiedono che venga avviata una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia.

    Il nuovo reclamo presentato oggi si aggiunge a quello già inviato a marzo e sottolinea la necessità di garantire il rispetto delle normative ambientali europee. Le associazioni continuano a chiedere una valutazione trasparente e indipendente degli impatti del progetto e l'esplorazione di alternative più sostenibili.