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09/08/2025 09:55:00

Monte Bonifato, “Muschio Ribelle” torna alla Funtanazza: quattro giorni di resistenza

Un Ferragosto tra i boschi, con zaini, tende e idee chiare. Dal 12 al 16 agosto, il collettivo Muschio Ribelle torna sul Monte Bonifato, ad Alcamo, per una nuova edizione della “tendata” alla Funtanazza, simbolo conteso di bene comune e teatro di battaglie ambientali e civiche.

Un’iniziativa che vuole essere molto più di un campeggio: una risposta concreta ai roghi che hanno devastato la Sicilia, alla gestione opaca di un luogo pubblico e, soprattutto, un atto di cura e presidio collettivo. Niente musica a tutto volume, niente palco: solo strumenti acustici, laboratori, assemblee, arte, e soprattutto mani sporche di terra per ripulire i sottoboschi e formare nuovi “guardiani” della montagna.

La montagna non si sgombera

Ci riprendiamo la Funtanazza, per proteggerla e per rivendicarla”: è questo lo spirito che anima l’iniziativa. Non è la prima volta: già nell’estate 2023, i volontari del collettivo si erano insediati nei locali abbandonati della Funtanazza, trasformandoli in punto di appoggio per la vigilanza anti-incendio. E in quell’estate segnata dal fuoco, il Monte Bonifato si salvò, anche grazie a quella presenza continua.

Ma quella stagione di collaborazione non è durata. La Provincia – denunciano gli attivisti – ha fatto sgomberare gli spazi, murandoli a spese della collettività. E mentre si parla di una presunta trattativa per affidare la Funtanazza in gestione, nessun bando pubblico è stato pubblicato, e l’accesso agli atti viene negato. Il sospetto è che si stia lavorando sottotraccia per trasformare un bene comune in un’occasione di profitto privato.

“Contro mafie, incendi e clientele”

“Muschio Ribelle” non usa mezzi termini:

“Affidare la Funtanazza senza trasparenza e senza bando può favorire pratiche corrotte e clientelari. Ci stiamo consultando con un team di legali per presentare ricorso. Nel frattempo, torniamo in montagna. Perché non possiamo essere ignorati”.

L’evento di Ferragosto sarà quindi un gesto simbolico e concreto: un modo per riportare l’attenzione pubblica sulla gestione della Funtanazza e sulla cura collettiva del territorio, in un momento in cui i boschi bruciano e il senso civico vacilla.

Il messaggio, in definitiva, è chiaro: la montagna si protegge stando sul posto, lavorando, incontrandosi, raccontando storie. E non lasciando che siano altri a decidere, senza trasparenza, per un bene che appartiene a tutti.