Manovra Ter all’Ars, tra applausi, veleni e recriminazioni: tutti parlano, ma ...
La manovra ter approvata dall'Assemblea Regionale Siciliana continua a far discutere. Tra comunicati entusiasti, accuse incrociate, autocandidature mascherate e rivendicazioni trasversali, la sensazione è che – ancora una volta – il Parlamento più antico d’Europa abbia partorito una montagna di parole. Ma con qualche risultato concreto, va detto.
Soldi veri contro le liste d’attesa. La Cisl: “Ora si faccia sul serio”
Uno dei pochi segnali realmente tangibili viene dal mondo della sanità. La Cisl Funzione Pubblica Sicilia accoglie con favore lo stanziamento di 60 milioni di euro per l’abbattimento delle liste d’attesa, una delle piaghe storiche del sistema sanitario regionale.
“Finalmente si riconosce in modo tangibile il contributo del personale sanitario”, affermano Daniele Passanisi e Marco Corrao, che rivendicano il risultato come frutto di un dialogo avviato da tempo con l’Assessorato alla Salute. Il meccanismo previsto è semplice: 100 euro a prestazione aggiuntiva per i medici, 50 per il personale di comparto. Ma la sigla sindacale avverte: “Ora serve un meccanismo trasparente e rapido per la distribuzione delle risorse, altrimenti saranno solo cifre su carta”.
Cateno De Luca, tra "ibridi", accuse e autocelebrazione
A rubare la scena, però, è ancora una volta Cateno De Luca, che in pochi paragrafi riesce a difendere la manovra, attaccare l’opposizione, bacchettare la maggioranza, lanciare frecciate a Schifani, elogiare Galvagno, e ovviamente rivendicare il suo ruolo decisivo.
“Abbiamo sconfitto il partito del ‘non s’ha da fare’”, dice, citando oltre 350 milioni di euro stanziati per emergenze, dighe, dissalatori, videosorveglianza, scuole, strade e welfare. Ma poi il tono cambia: “L’aula è ostaggio delle fazioni del nulla. Senza di me e dei miei ‘ibridi’, la manovra non sarebbe passata”.
E se qualcuno si chiedeva dove finisce l’alleanza e comincia la campagna elettorale, De Luca offre anche questo: “Il Parlamento ha il dovere di chiedere scusa alla Corte dei Conti e ai siciliani”. Motivo? La bocciatura dell’acquisto dell’immobile di via Cordova a Palermo, storica sede della magistratura contabile, che ora finirà ai privati. “Una figuraccia politica e istituzionale”, tuona.
Di Paola (M5S): “Cuffaro? Si candidi, così lo battiamo”
In un clima da resa dei conti continua, non poteva mancare la stilettata al passato. A lanciarla è il Movimento 5 Stelle, con Nuccio Di Paola, che risponde a distanza alle critiche di Totò Cuffaro, deluso dalla manovra Schifani.
“Non ci stupisce. È rimasto affezionato al suo metodo di governo, quello che ha lasciato macerie. Se vuole decidere della politica regionale, si candidi. Così lo battiamo, insieme a quella parte di Sicilia che ha già imparato a memoria i danni del suo malgoverno”.
Fratelli d’Italia: “Una manovra utile, ora avanti con i Comuni”
Tra gli alleati di governo, Giuseppe Bica (FdI) difende con forza la manovra, elencando voci e numeri: 67 milioni per i dissalatori, 10 milioni alla Protezione Civile, 20 per ridurre la TARI, 7,7 milioni per scuolabus, 57 milioni per la viabilità, 4 per il contrasto alla povertà, risorse per gli ASACOM e perfino intelligenza artificiale per rinnovare i CUP.
“È una manovra che offre risposte concrete, pensata per Comuni e cittadini, e che ha saputo resistere ai 1.200 emendamenti delle opposizioni grazie all’uso necessario della ‘tagliola’ parlamentare”, sottolinea.
Ma anche lui riconosce i limiti: “Dispiace per la cultura e l’editoria, sacrificati alla velocità. Ma riprogrammeremo tutto a settembre”.
L’analisi: un Parlamento ancora senza bussola
Insomma, tra chi accende i riflettori sui traguardi e chi soffia sulle ceneri delle polemiche, la manovra finanziaria della Regione Siciliana lascia sul campo luci e ombre. Risorse vere, sì, ma processi farraginosi. Investimenti strategici, ma anche troppe tensioni intestine che rallentano ogni passo. E soprattutto, un Parlamento che – come nota De Luca con la sua proverbiale sobrietà – sembra spesso diviso tra chi vuole fare, chi non sa cosa fare, e chi preferisce che non si faccia nulla.
Settembre, dicono tutti, sarà il mese del rilancio. Ma intanto, il bilancio politico di questa manovra è chiaro: nessuno vince davvero, se i cittadini non vedono i risultati.
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