×
 
 
10/08/2025 06:00:00

Ponte sullo Stretto: dopo il via libera, tra retorica politica e ostacoli ancora aperti

 Il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina ha ottenuto l’approvazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS). Un passaggio cruciale, ma ben lontano dall’“inizio dei lavori” sbandierato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini come “pagina di storia” di un sogno millenario.

 

L’approvazione certifica la fattibilità tecnica, economica e finanziaria dell’opera, inserita nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) lungo il corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Il progetto prevede il ponte sospeso a campata unica più lungo del mondo: 3.666 metri complessivi, con una campata centrale di 3.300 e torri alte 399 metri. Costo stimato: 13,5 miliardi di euro, finanziati con fondi statali, risorse europee e aumento di capitale della società Stretto di Messina.

Ma il percorso resta irto di incognite. Il CIPESS ha individuato criticità da risolvere su resistenza al vento e ai terremoti, interazione tra carichi e vento e qualità dei materiali. Prima di vedere cantieri veri e propri, il progetto dovrà passare il vaglio della Ragioneria generale dello Stato e della Corte dei Conti per la “bollinatura” formale, oltre a superare la fase dei cantieri propedeutici: viabilità locale, bonifiche belliche, indagini archeologiche e geotecniche.

 

Il progetto esecutivo dovrà recepire 62 prescrizioni imposte dalla Commissione Via/Vas, oltre a quelle degli enti locali. Intanto, la Commissione europea sta esaminando il dossier alla luce della direttiva Habitat per verificare compatibilità ambientale, motivi di interesse pubblico e misure compensative. Sullo sfondo, l’ombra dei ricorsi. WWF, Lipu, Legambiente e Greenpeace hanno già chiesto a Bruxelles di aprire una procedura di infrazione, accusando l’Italia di violare le norme UE e contestando l’uso di una procedura di autorizzazione in deroga. Le associazioni locali parlano di “fine di una bugia” e annunciano battaglia legale in ogni sede possibile. 

L’iter, dunque, è tutt’altro che chiuso. Tra procedure, verifiche e contenziosi, la timeline 2033 evocata da Salvini appare più come un obiettivo politico che come una previsione realistica. Nel frattempo, il ponte resta sospeso: non tra le sponde della Sicilia e della Calabria, ma tra promesse, carte bollate e un mare di incognite.

 

Il ponte visto dall'architetto Massimiliano Fuksas

 

 

 

Il Ponte sullo Stretto di Messina: un progetto ambizioso tra espropri, polemiche e dubbi normativi

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, con un costo stimato di 13,5 miliardi di euro, è uno dei più discussi in Italia, non solo per la sua imponenza tecnica – sarà il ponte sospeso a campata unica più lungo al mondo – ma anche per le ripercussioni sociali ed economiche che comporta. Una delle questioni più controverse riguarda gli espropri: saranno coinvolte 443 abitazioni, di cui 291 in Sicilia e 152 in Calabria, molte delle quali prime case (il 60% in Sicilia e un terzo in Calabria). Il governo ha previsto indennizzi maggiorati del 15% rispetto al valore di mercato per chi accetta la cessione volontaria entro un mese dalla dichiarazione di pubblica utilità. Inoltre, per le prime case è prevista un’indennità aggiuntiva fino a 40.000 euro per le spese di ricollocazione, ridotta a 10.000 euro se il proprietario non dimostra di aver vissuto nell’immobile negli ultimi 12 mesi. Le attività commerciali, invece, riceveranno metà dell’indennizzo subito per permettere la riattivazione altrove, con risarcimenti per mancati redditi durante la chiusura. Tuttavia, queste misure hanno scatenato forti polemiche, soprattutto al Nord, dove il gruppo Patto per il Nord ha accusato Salvini di favorire ingiustamente il Sud, creando disparità tra cittadini italiani.

 

Per le opposizioni saranno "soldi buttati, un fallimento" 

 

 

 

Rischi legali, dubbi economici e il nodo delle normative UE

Oltre alle tensioni sociali, il progetto è sotto la lente per possibili violazioni delle normative europee. Come evidenziato dall’esperto Giuscope Busia, la decisione di riprendere un vecchio progetto senza una nuova gara d’appalto potrebbe infrangere le direttive UE, che impongono un tetto massimo del 50% di aumento dei costi rispetto al valore iniziale. Il problema è che il budget è già esploso: dai 4 miliardi iniziali si è passati a 8 miliardi nel 2012, fino agli attuali 13,5 miliardi. Se la Commissione Europea dovesse considerare come riferimento la cifra originaria, qualsiasi ulteriore sforamento renderebbe il progetto illegittimo. Un altro punto critico è la mancanza di un progetto esecutivo unitario: si procederà per fasi, iniziando con le opere a terra (svincoli e raccordi), il che aumenta il rischio di costi fuori controllo e di un’opera incompleta. Busia avverte: «Forse ci ritroveremo con le torri e gli svincoli, ma senza il ponte». Inoltre, il contratto attuale scarsica i rischi sul pubblico invece che sui privati, esponendo lo Stato a possibili risarcimenti miliardari. Nonostante le rassicurazioni di Salvini, l’assenza di una valutazione UE definitiva e il ricorso presentato dal co-portavoce di Angelo Bonelli (Verdi) aggiungono ulteriori incertezze.

 

Le proteste, le paure delle comunità locali e il fantasma delle infiltrazioni mafiose

Mentre il governo dipinge il Ponte come un volano per l’occupazione giovanile nel Mezzogiorno, le proteste si intensificano. A Messina, i comitati “No Ponte” hanno sfilato con lo slogan «Vogliamo l’acqua, non la guerra», criticando la priorità data a un’opera faraonica rispetto a servizi essenziali. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà (PD), ha bollato la visita di Salvini come una «passerella elettorale», denunciando la mancata risposta del governo alle osservazioni tecniche del Comune. Anche la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminti, ha espresso preoccupazione per l’impatto sul territorio, temendo che il cantiere possa soffocare la città. Intanto, Patto per il Nord accusa la Lega di ipocrisia, ricordando che al Nord gli espropri per grandi opere sono stati trattati con criteri meno favorevoli.

Un altro tema scottante è il rischio infiltrazioni mafiose, dato l’enorme flusso di denaro e la storica presenza della ’ndrangheta in Calabria. Salvini ha garantito «vigilanza 24 ore su 24», ma mancano piani concreti, come l’uso di tecnologie digitali per tracciare gli accessi ai cantieri. Busia ha lamentato che le sue proposte anti-infiltrazioni siano state ignorate, aumentando i timori di corruzione e appalti pilotati.

 

Il Ponte sullo Stretto è presentato dal governo come un simbolo di rinascita per il Sud, con la promessa di migliaia di posti di lavoro e un ritorno dei giovani nelle regioni coinvolte. Tuttavia, le critiche sono numerose: dai dubbi sulla sostenibilità finanziaria alle proteste dei territori, passando per i rischi legali con l’UE e le preoccupazioni sulla corruzione. Intanto, gli ambientalisti, i comitati locali e l’opposizione si preparano a nuove battaglie, sia in tribunale che nelle piazze.