Pantelleria, il caso del Castello medievale: dalla concessione gratuita alla rinuncia
La storia recente del Castello medievale di Pantelleria sembra essere arrivata a un punto di svolta – e non in senso positivo. Con una delibera di Giunta dell’8 agosto 2025, l’amministrazione guidata dal sindaco Fabrizio D’Ancona ha dato mandato al responsabile del Settore II, ing. Salvatore Gambino, di avviare gli atti per la risoluzione anticipata della concessione gratuita del Castello, firmata il 6 dicembre 2019 con l’Agenzia del Demanio. Motivo ufficiale: il “grave e accertato stato di pericolo dell’immobile” che ne impedirebbe la fruizione per le finalità originarie, unito alla “sopravvenuta onerosità” della gestione.
Un contratto con obblighi chiari
La concessione, valida sei anni e rinnovabile, scade il 31 dicembre 2025 e prevedeva condizioni precise:
- manutenzione ordinaria e straordinaria a carico del Comune;
- pagamento di tasse e imposte;
- obbligo di mantenere in buono stato di conservazione il bene e di restituirlo nelle stesse condizioni;
- nessuna garanzia, da parte del Demanio, sulla conformità degli impianti alla normativa di sicurezza vigente all’epoca della costruzione.
Gli accordi lasciavano al Comune la piena responsabilità per danni e utilizzo del bene, esonerando il Demanio da ogni obbligo diretto.
Il nodo: manutenzione straordinaria o restauro conservativo?
Il punto di rottura arriva dopo il distacco di materiale dalle mura della torre campanaria, con ordinanza di interdizione di alcune aree esterne e una perizia di somma urgenza approvata dalla Soprintendenza di Trapani. Chi deve pagare gli interventi, dal costo elevato?
Il Demanio, con nota del 15 aprile 2024, richiama il Comune agli obblighi di manutenzione straordinaria.
La Soprintendenza, il 23 maggio 2024, si dichiara incompetente a eseguire gli interventi.
Il Comune, il 3 giugno 2024, replica: non si tratta di manutenzione straordinaria ma di restauro conservativo, quindi a carico dell’ente proprietario. E aggiunge: se il Demanio insiste, si chiede la risoluzione anticipata per onerosità.
Il Demanio, nel luglio 2024, conferma la propria posizione, citando riferimenti normativi, e nega i presupposti per la risoluzione.
La fase legale e la chiusura
Ad agosto 2024, il Comune incarica un legale per la fase pre-contenziosa. Poi, il sopralluogo di due tecnici del Demanio regionale a inizio agosto 2025 segna la svolta: rilevate criticità sia esterne sia interne al Castello, con raccomandazione di chiusura per pubblica incolumità. Ne consegue lo stop immediato e l’annullamento di eventi già programmati, inclusi due matrimoni previsti a ottobre.
Il sindaco D’Ancona ribadisce che la situazione di pericolo era stata segnalata già nel 2023, lamenta l’inerzia del Demanio e difende l’operato dell’amministrazione. Il vicesindaco Adele Pineda critica invece le accuse dell’opposizione, parlando di “strumentalizzazioni” e ricordando che l’amministrazione ha sempre agito in modo istituzionale.
Le domande aperte
La scelta di rinunciare alla concessione arriva dopo che:
- a dicembre 2023 erano stati stanziati 80mila euro per interventi di messa in sicurezza;
- per un decennio il Comune aveva sostenuto circa 40mila euro l’anno di spese di manutenzione;
- era stato concordato con il Demanio un rinnovo senza limiti temporali.
Perché rinunciare proprio ora, alla vigilia dei lavori del Waterfront che avrebbero valorizzato il monumento? Cosa accadrà al Castello, simbolo storico dell’isola, una volta tornato nella disponibilità del Demanio? Il rischio, paventato da più parti, è che finisca affidato a un privato con destinazioni lontane dall’uso culturale.
Una questione che riguarda tutta l’isola
La vicenda del Castello di Pantelleria non è solo una disputa burocratica: è il racconto di un bene identitario che rischia di chiudere a tempo indeterminato. Come già accaduto per altre battaglie perse – dal punto nascita all’uso di immobili pubblici strategici – l’impressione di molti è che l’amministrazione abbia rinunciato a una partita importante senza esplorare fino in fondo tutte le soluzioni possibili. E intanto, l’isola perde, ancora una volta, un pezzo del suo patrimonio vivo.
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