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13/08/2025 16:00:00

Orestea di Giacomo Frazzitta in scena al Teatro Panoramica dei Templi di Agrigento

Domenica prossima, al Teatro Panoramica dei Templi ad Agrigento, capitale della cultura italiana 2025, andrà in scena, in prima nazionale, l’Orestea, con regia e drammaturgia di Giacomo Frazzitta, che nella sua visione restituisce l’intensità del mìasma tragico che avvolge l’intera trilogia. L’Agamennone si apre sul ritorno del re vittorioso da Troia, accolto dalla moglie Clitennestra, che dissimula il rancore di madre privata della figlia Ifigenia, sacrificata per ottenere venti propizi alle navi in partenza per Troia. Il suo abbraccio è un’arma: nell’ombra dell’inganno, col complice Egisto, uccide Agamennone con Cassandra, la profetessa troiana, figlia di Priamo, preda di guerra e vittima innocente. Le Coefore seguono il passo furtivo di Oreste, figlio esule, tornato ad Argo per vendicare il padre, sostenuto dalla sorella Elettra. Il matricidio compiuto lo
precipita in un abisso di colpa senza fondo: le Erinni, incarnazioni implacabili del rimorso, lo inseguono, tormentandolo fino alla follia, la voce tagliente strazia la mente del matricida che copre le tempie con mani smarrite, e fugge inseguito, come viene reso in una tela indimenticabile di Bougoureau. 

 

Nelle Eumenidi, la trilogia trova la sua metamorfosi. Condotto ad Atene, Oreste è giudicato nell’Areopago, dove Atena interviene per porre fine al ciclo interminabile delle vendette. Le Erinni, placate, si trasformano in Eumenidi, protettrici benevole della città, e la díkè assume la forma di una giustizia regolata e condivisa, fondamento di civiltà. Frazzitta rende questo itinerario morale e politico con un artificio scenico finale di grande talento e intuizione, capace di trasmutare l’orrore primitivo in un atto fondativo. Le sue immagini sono ben incise, il ritmo è teso: il diritto si compie come un deus ex machina luminoso, che offre allo spettatore la visione nitida del senso del moderno processo, pur immerso nel respiro solenne dell’antico. La voce di Eschilo, trasfigurata dalla sua interpretazione attenta, non è più soltanto eco di tragedia, ma architettura di una giustizia che si erge, pietra su pietra, sotto lo sguardo di chi assiste, e che, come la luna piena d’agosto riflessa sulla pietra dei templi, resterà scolpita nell’incanto della memoria, intatta nel tempo.

 

 La scenografia è di Giovanni Falco, le musiche di Dario Silvia, il coordinamento musicale di Francesco Rallo, la regia Tecnica di Betty Gandolfo. Il 22 agosto, dopo le rappresentazioni a Licata e Gela, l’opera verrà rappresentata a Marsala, nel “Teatro a mare”, nell'ambito della rassegna “A scurata”, con doppio spettacolo alle 19 e alle 21.30.