Ormai da anni, Goletta Verde di Legambiente ci dice che il tratto di mare nei pressi del depuratore di Marinella di Selinunte è “fortemente inquinato”. E anche quest’anno il copione è lo stesso. Tutti ci hanno fatto il callo, con i giornali locali che si affrettano a sottolineare che l’inquinamento si riferisce soltanto a “quel tratto”, mentre il resto della costa è perfettamente balneabile.
Peccato però che i campionamenti siano stati fatti soltanto nel tratto di mare davanti il depuratore. Nulla si sa della salute dell’acqua nel resto della costa di Selinunte e di Triscina. Ed è molto difficile che Legambiente sposti la sua attenzione altrove, come la zona nei pressi del porto di Marinella o in alcuni tratti molto popolati di Triscina. Eppure, se davvero questo monitoraggio viene fatto per stimolare il miglioramento, sarebbe forse la cosa più sensata da fare.
Anche perché il depuratore non ha alcuna seria possibilità di migliorare, e tutti aspettano il progetto che prevede la sua trasformazione in stazione di sollevamento e la deviazione dei reflui al depuratore di Castelvetrano, dopo adeguato potenziamento. Nel frattempo, ogni anno, Legambiente perde il suo tempo monitorando sempre la stessa zona. Non sapendo che al momento nessun intervento sarebbe in grado di risolvere il problema da un anno all’altro. Senza contare che il campionamento viene sempre effettuato tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Figuriamoci cosa verrebbe fuori se i prelievi venissero fatti in pieno agosto, quando la popolazione quasi raddoppia.
E ogni volta ci si avvita nella solita polemica sul funzionamento del depuratore, con i dati che teoricamente dimostrerebbero che i reflui vengono depurati correttamente. Peccato che si faccia finta di non sapere che l’impianto fognario di Selinunte sia a “doppio binario”: una condotta per le acque nere (che giunge al depuratore) ed un’altra per le acque bianche (essenzialmente meteoriche, che invece finiscono in mare così come sono). Ecco, d’estate, le acque bianche diventano nere a causa dei numerosissimi allacci abusivi. Di fatto quindi, abbiamo due linee di acque nere: una finisce al depuratore e l’altra direttamente in mare. Ecco perché il depuratore “funziona” e il mare è sempre inquinato.
Non sarebbe più sensato monitorare il tratto di mare nei pressi del porto? Forse sì, visto che l’inquinamento di quella zona, più che legato agli idrocarburi delle barche, dipende dalle vasche di raccolta dei reflui fognari posizionate sotto l’asfalto proprio ad un metro dall’ingresso del porticciolo. E lì qualche soluzione da un anno all’altro la si potrebbe trovare. Per esempio una corretta sorveglianza del funzionamento delle elettropompe che spingono i reflui al depuratore, senza permettere che il sovrappieno finisca nelle acque del porto. Ci sarebbero due vasche lì sotto: una per le acque nere ed una per quelle bianche. Ma qualche domanda diventa d’obbligo. Perché, proprio davanti l’incanto del pesce, per diverse settimane (forse mesi) c’era una perdita di “presunte” acque bianche che finiva in mare? Perché c’è voluto tutto questo tempo per riparare la relativa elettropompa? Perché il punto della perdita è stato poi coperto con palate di sabbia? E’ difficile credere che il ripetersi della perdita possa essere rilevato da sofisticati sistemi che segnalano il malfunzionamento dell’elettropompa, prevedendo il tempestivo intervento degli operatori. Più facile pensare che se dovesse succedere di nuovo, i reflui finirebbero in mare passando da sotto la spiaggia, senza troppo clamore. Poi, dopo l’estate, si vedrà.
E Triscina?
L’assenza di campionamenti di Goletta verde lungo la costa di Triscina ha portato tanti a convincersi che la borgata abbia un mare pulito, non come Selinunte, torturata dall’inquinamento del depuratore, del porto e del fiume Belice. Ecco, un campionamento lungo i tratti più popolati e nel pieno della stagione turistica, potrebbe dirci tante cose di una borgata senza impianto fognario. Si dirà che i lavori per la fognatura sono già iniziati e che ci vorrà del tempo. Vero. Ma l’emergere di alcuni dati, potrebbe portare il sindaco a costringere coloro che hanno ancora i pozzi a dispersione (e sono tanti) a dotarsi di vasche Imhoff. E siccome le cose da queste parti sono sempre ingarbugliate, che fare nei confronti di coloro che abitano ancora nelle case inserite nel piano delle demolizioni, passate al patrimonio indisponibile del Comune?
Tutto diventa allora molto complicato. Ma oggi, la tutela del mare non può limitarsi a intervenire sui problemi già noti. Occorre una mappatura del rischio più capillare, con controlli a campione estesi ad altre aree potenzialmente critiche.
Per cittadini e turisti, difendere Selinunte e Triscina dovrebbe tradursi in un appello alla vigilanza attiva, segnalando sempre alle autorità competenti, rivoli d’“acqua” che attraversano le spiagge, schiume sospette, colorazioni anomale, odori sgradevoli, pozzi “a perdere”...
Insomma, non sarà soltanto il trasferimento del depuratore di Selinunte o il nuovo impianto fognario di Triscina a combattere l’inquinamento. Si può fare tanto anche su altri versanti. E anche Legambiente potrebbe guardarsi intorno un po’ di più, diversificando i punti di prelievo.
Intanto in città la tendenza è sempre quella di far finta che le nostre spiagge siano le migliori, che a parte la zona del depuratore, siamo come alle Bahamas e che parlare delle criticità ambientali faccia scappare i turisti. Chi lo fa è sempre “nemico del territorio” e “non ha rispetto per le attività commerciali che aspettano l’estate per lavorare”. Insomma, tra silenzi e ipocrisie, è difficile che le cose possano cambiare.
Egidio Morici