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14/08/2025 06:00:00

Palashark, perché il Comune di Trapani non può far finta di nulla: il precedente a Palermo

Dietro lo scontro mediatico e politico tra il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e il romano Valerio Antonini, proprietario della Trapani Shark, c’è un aspetto che va oltre il basket, la tifoseria e la campagna elettorale: la legge.
Se il Comune non riscuote quanto dovuto – che si tratti di canoni di affitto o di utenze arretrate – sindaco, assessori e dirigenti rischiano di finire davanti alla Corte dei conti. Per danno erariale.

A ricordarlo è un caso recente che arriva da Palermo. I giudici d’appello della Corte dei conti, presieduti da Vincenzo Lo Presti, hanno condannato la dirigente comunale Rosa Vicari e l’ex assessore al Patrimonio Roberto D’Agostino a risarcire il Comune per i mancati introiti derivanti dall’uso dello stadio Renzo Barbera da parte dell’US Città di Palermo. La cifra complessiva non riscossa era di circa 700 mila euro.

La società calcistica, dal 2004, aveva utilizzato l’impianto senza versare il canone previsto, invocando compensazioni per spese di manutenzione straordinaria. Cosa vi ricorda? Anche a Trapani c'è chi invoca di non dovere nulla dicendo (ma non rendicontando totalmente, al momento) di aver speso tanto per la manutenzione della struttura. 

A Palermo, la precedente concessione era scaduta nel 2014, ma il club aveva continuato a occupare lo stadio “sine titulo”. Il nuovo schema di convenzione, predisposto nel 2015, non era mai stato approvato dal consiglio comunale.
Risultato: quando la società è fallita, il Comune si è trovato con un ammanco e la Corte dei conti ha ritenuto responsabili gli amministratori che non avevano tutelato l’ente.

Il parallelo con Trapani
Oggi a Trapani il nodo è simile. La convenzione del Palashark, firmata nel 2023 con una società dilettantistica, è decaduta nel luglio 2024 quando, per obbligo federale, la Trapani Shark è diventata una Srl a scopo di lucro. Per legge, ora serve una gara pubblica o una nuova convenzione conforme alle norme.
Nel frattempo, il Comune sostiene che la società debba versare circa 120 mila euro per bollette arretrate e canoni.

Se il Comune lasciasse correre, rischierebbe esattamente quello che è successo a Palermo: una condanna per danno erariale a carico di sindaco, assessore e dirigenti per non aver agito a tutela del patrimonio pubblico. Pubblco, cioè di tutti. 

Non è una questione “politica”
Al di là dello scontro personale tra Tranchida e Antonini, la Corte dei conti è chiara: i beni pubblici si possono affidare, ma nel rispetto delle regole e garantendo le entrate dovute.
Ignorare i pagamenti, accettare situazioni “sine titulo” o prolungare convenzioni non più valide espone chi amministra a responsabilità dirette e personali.

La vicenda Palashark, quindi, non è solo una partita tra due protagonisti che si sfidano in tv e sui social. È una questione di conti pubblici, regole e responsabilità, con un precedente fresco di sentenza che mostra cosa accade se il Comune non fa il proprio dovere di creditore.

Qui la sentenza.

 

Sentenza Appello Stadio Palermo Corte Conti by Redazione Tp24