La querelle sulla convenzione decaduta per il Palazzetto dello Sport di Trapani finisce dal prefetto. L’incontro tra le parti (il sindaco Giacomo Tranchida, il presidente della Trapani Shark Valerio Antonini e i vertici delle forze dell’ordine) è convocato per il 21 agosto. La “chiamata” del rappresentante del Governo arriva dopo che Antonini, in un video sui social, ha parlato di possibili rischi per l’ordine pubblico se il Comune fosse passato “alle vie di fatto”. Sarà questo il vero campo di gioco, a porte chiuse e con un arbitro “super partes”.
«Ho parlato con tanti tifosi che mi hanno chiamato, io invito tutti alla calma - racconta Antonini Invito tutti a mantenere la calma e l’equilibrio. Capisco che venga in mente di fare altro, ma non dobbiamo dare fianco a queste persone che non vedono l’ora di fare le vittime. Ci organizzeremo per manifestare pacificamente» Antonini. Parole che confermano il clima teso tra gli ultras, alimentato anche da notizie infondate, come quella secondo cui, con la convenzione scaduta, il Trapani Shark sarebbe costretto a giocare fuori dalla Sicilia. Una voce che ha spinto una storica tifosa, Caterina Isca, la prima donna ultras del Trapani, a fare un sit-in davanti al Comune.
Ma la verità è che a Trapani, la vicenda Palasport ha smesso da tempo di essere solo una questione sportiva. Quella che sulla carta doveva essere una trattativa tecnica per aggiornare la convenzione del Palazzetto, che cambia nome in base alla “bandiera” (Ettore Daidone per l’amministrazione comunale, Palailio per tutti i trapanesi e PalaShark per la società di Valerio Antonini), si è trasformata in un’operazione politica condita da colpi di scena mediatici.
Sono stati quattro i tavoli tecnici, l’ultimo l’11 agosto. Incontri formali, con toni cordiali e un “patto tra gentiluomini” che imponeva il massimo riserbo, politici e stampa esclusi. La data fissata per rivedersi era il 19 agosto, ma la tregua è durata poco: Antonini ha rotto il silenzio accusando «delinquenti politici» e parlando di un risarcimento da 50 milioni di euro.
Dietro le parole, secondo più di un osservatore, c’è una strategia che va oltre il parquet: logorare la Giunta, spingere alle dimissioni di Tranchida e fare leva sui rapporti in Consiglio. Nel mirino, oltre al sindaco, l’assessore Barbara, più volte definito “delinquente politico”, che guida “Rigenerazione Europa Verde” con Parisi, Cammareri, Grignano e Genco, il gruppo più numeroso e decisivo per la maggioranza.
Palazzo D’Alì, intanto, ha diffuso una nota distensiva ribadendo che «la maglia granata ha diritto di cittadinanza sportiva» nel Palasport, auspicando una soluzione «nel rispetto delle norme».
I verbali e il cambio societario
I verbali delle riunioni, pubblicati da Trapanioggi, portano la firma di Rino Giacalone, lo stesso che era stato annunciato come curatore di un programma sulla tv di Valerio Antonini però mai andato in onda.
Il tavolo tecnico, nato inizialmente per discutere dell’impianto di condizionamento, si è poi concentrato sull’aggiornamento della convenzione. La società di Antonini è infatti passata da Ssd (no profit) a Srl (profit) per rispettare i requisiti necessari all’iscrizione in Serie A dopo la promozione dalla A2. Un cambiamento reso a giugno 2025 durante i primi tavoli tecnici. Un anno dopo la promozione. Il cambio societario sarebbe passato inosservato anche perché la partita iva è rimasta invariata. Cioè, è la stessa per entrambe. Un dettaglio non da poco, che inciderebbe sulla rendicontazione della Ssd no profit. Un esempio su tutti: una birra al bar del PalaShark durante le ultime partite, a quale ragione sociale veniva rendicontata, se la ssd non c’era più?
Il dato di fatto è che il cambiamento da Ssd a Srl impone di rivedere i termini dell’accordo. La convenzione prevede che le rendicontazioni riguardino esclusivamente le entrate e le uscite del Palasport, che le spese non superino le entrate e che eventuali utili vengano reinvestiti nella struttura. Antonini, però, avrebbe chiesto di inserire anche i costi dei giocatori nel bilancio dell’impianto, ipotesi non prevista dal contratto e contestata dai tecnici comunali.
Al tavolo le soluzioni discusse sono state tre:
1. nuovo bando aperto anche alle società profit,
2. mantenimento della convenzione con un “addendum” che vincoli eventuali utili all’impianto,
3. subentro di una Ssd “di famiglia” (Trapani For Future), già attiva nel sociale.
Intanto, il Comune ha ribadito un punto fermo: prima di qualsiasi accordo, vanno saldati i debiti pregressi e, poi, occorre presentare la rendicontazione delle spese sostenute da quando la Shark gestisce l’impianto.
A dare un assist all’imprenditore romano Dario Safina, che tra le tre opzione opta per la seconda.
“È la soluzione che propongo INVANO da mesi. Se ora anche tu la proponi, da parte mia nulla osta a procedere. Dimmi dove vedersi per farlo – commenta su X Valerio Antonini - Ma presenzia anche tu, che sei l’unico del gruppo dell’attuale sindaco che ha buon senso e dimostra reale interesse alla comunità. Non si doveva arrivare alla VERGOGNA di ieri e lo sai benissimo, dare dell’Abusivo ad un Imprenditore che ha investito decine di milioni è clamoroso. Ed allontana da Trapani chiunque voglia avvicinarsi per investire. E tu da persona con la testa sulle spalle lo sai benissimo”.